Venerdì, 19 Aprile 2024
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I was looking at the ceiling and then I saw the sky al teatro Costanzi dall’11 settembre 2015

Aspettando l'inizio della stagione 2015/2016 arriva al Costanzi, in prima assoluta in Italia, il songplay in due atti firmato da John Adams.

 

"Volevo realizzare un'opera che avesse lo spirito e la coscienza

sociale di Brecht, ma desideravo immergerla nell'idioma tipicamente

americano del musical. Avevo amato la musica pop americana, in

particolare quella della fine degli anni Sessanta, quasi quanto avevo

amato il canone classico. Non ritenevo che saper fare bene in un

campo precludesse il successo nell'altro. Sia Gershwin sia Bernstein

erano passati agevolmente da una disciplina all'altra anche se, va

detto, non senza una buona dose di fiaschi."

                                                                         

"Il lungo e affascinante titolo era la frase di un sopravvissuto al

terremoto del 1994 di Northridge, California, che June aveva

trovato in un resoconto di un giornale. Ho dimenticato come

accadde che quel terremoto, risalente a un anno prima rispetto

all'epoca in cui scrivevamo, divenne il centro focale del nostro pezzo."

(Hallelujah Junction. Composing an American Life, 2008, John Adams)

 
Venerdì 4 settembre non potevamo mancare alla Conferenza Stampa di presentazione di I was looking at the ceiling and then I saw the sky dove erano presenti oltre al Sovrintendente del Teatro dell'Opera di Roma Carlo Fuortes e il Direttore artistico Alessio Vlad, anche il Maestro Alexander Briger, il Regista Giorgio Barberio Corsetti ed il cast dell'opera.Fuortes, che ha aperto la conferenza, ha ricordato come quest'opera di teatro musicale, che è una produzione del Théâtre du Châtelet di Parigi, dove è stato presentata con grande successo in prima europea nel 2013, è la prima di una triade di opere di autori contemporanei del '900 che per il pubblico saranno una piacevolissima sorpresa e porteranno all'apertura della nuova stagione con la messa in scena di The Bassarids di Hans Werner Henze a fine novembre.
Il cast è essenzialmente lo stesso della messa in scena di Parigi. Cambia l'interprete del protagonista che, essendo arrivato nell'organico all'ultimo, ha studiato l'opera in quindici giorni ed è stato straordinario per come è riuscito ad entrare in quello che è un ruolo tutt'altro che facile.Il Direttore Alexander Briger ha spiegato come I was looking at the ceiling and then I saw the sky, realizzata da John Adams successivamente a Nixon in China, dove erano presenti reminiscenze di Wagner, e The Death of Klinghoffer  dove si avvertiva profondamente l'impronta di Bach, sia stata influenzata molto dalla musica con cui il compositore è cresciuto, la musica della sua giovinezza: jazz, pop, rock & roll, blues, hard rock...“Quest'opera ha lo stile minimalista di Adams ma con tanti altri stili e musicisti che si mischiano: Stan Getz, John Coltrane, Miles Davis, Supertramp, Pink Floyd, Motown, Michael Jackson e molto altro tutto nello stesso pezzo. I Pink Floyd e Michael Jackson sono semplici, John Adams li rende difficili. E' molto complicato per me e per l'orchestra (più precisamente una band) di 7 elementi anche se per chi ascolta sembra semplice. E' tipico di John Adams. E' una musica molto eccitante, la amano tutti, anche la band che suona e deve adattarsi a molti stili differenti”Giorgio Barberio Corsetti dopo aver elogiato la straordinaria bravura delle maestranze del Costanzi ed aver espresso la sua contentezza per un suo lavoro che cominciato in Francia (ce ne sono tanti) è riuscito a far arrivare in Italia e in particolar modo a Roma (che è la sua città) al Teatro dell'Opera, premettendo che ama tantissimo questo lavoro di Adams , ha proseguito parlandone un po' nel dettaglio  “ L'opera è fatta di tanti quadri, di tante canzoni, ognuna col suo stile diverso, e i vari stili riflettono i personaggi che sono sette giovani diversi per etnia e classe sociale che s'incrociano in una Los Angeles contemporanea. C'è Consuelo una profuga del Salvador che non ha documenti e quindi è una clandestina, c'è Rick un avvocato asiatico che viene dal Vietnam, c'è Dewain un afroamericano che è appena uscito di prigione, rischia di tornarci e ci tornerà, c'è Leila un'attivista politica che lavora in un consultorio per insegnare l'uso degli anticoncezionali ma allo stesso tempo è innamorata di David un predicatore abbastanza singolare perché è amato da tutte le sue parrocchiane alle quali distribuisce “amore” senza problemi, c'è Mike un poliziotto che gira per la città, e a un certo punto arresterà Dewain, che è amato da Tiffany una giornalista che lo segue per fare un reportage sul suo lavoro. Tutto questo si svolge con questi lampi, che sono queste canzoni che descrivono e narrano le vicende dei personaggi e anche se non c'è una narrazione consequenziale è tutto molto chiaro. Tutti questi stili diversi sono pieni d'emozioni, a volte di gioia a volte di tristezza, e ci comunicano immediatamente la situazione che si sta svolgendo davanti ai nostri occhi. Nel secondo atto, col terremoto che sconvolge la città, vengono sconvolte anche le vite di questi personaggi emblematici che prendono direzioni completamente diverse da quel che ci si poteva aspettare [...]”Sempre Corsetti in conclusione, prima delle domande della Stampa, ci parla della scenografia “Dal punto di vista della scenografia per raccontare queste storie abbiamo lavorato con un gruppo di artisti video che si chiama “Officine K” che per ognuna delle canzoni hanno creato un mondo di immagini diverse, ogni volta con uno stile diverso, con le quali in un certo senso hanno dipinto sulla scenografia ( che poi crollerà) ed è una pittura in movimento, un'animazione di immagini grafiche e pittoriche che in qualche modo raccontano il mondo, i sogni, questo paesaggio di una Los Angeles che può essere qualsiasi altra città del Mondo e alla fine della storia volendo o no questa Los Angeles ci appartiene un po' a tutti”Un'opera di teatro musicale realizzata non per gli intenditori ma per tutti. Un musical non musical fatto per godere la raffinatezza con cui Adams ha lavorato sulla musica popolare e sulle suggestioni emotive. Un songplay che nonostante siano passati un po' di anni dalla sua scrittura e prima messa in scena tratta argomenti sociali ancora molto attuali e spesso scottanti.Come scrive lo stesso Adams nella  sua autobiografia Hallelujah Junction. Composing an American Life  "Ciò che dalla nostra collaborazione (John Adams, Peter Sallars e June Jordan ) scaturì fu una storia d'amore multivettoriale, un "terremoto/romanzo d'amore" ambientato nella bouillabaisse etnica della Los Angeles urbana. I temi potenzialmente aspri del libretto, razzismo, immigrazione, omofobia e molestie sessuali, erano ammorbiditi dall'umorismo di June e dal suo senso innato per il ritmo della parlata di strada. I personaggi sono tutti più o meno ventenni, sensuali, impulsivi, pieni di dubbi e insicurezze, inquieti e tormentati, per via delle noiose imposizioni dell'autorità adulta e degli insulti quotidiani di polizia, governo, mass media e persino dei coetanei. Però si tratta di una storia d'amore, non necessariamente con un perfetto lieto fine, ma in cui i sentimenti sono in definitiva positivi e ottimisti."

 

                        

Fabio Montemurro

5 settembre 2015

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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