Proprio su queste pagine spesso ci siamo trovati a riflettere sul fatto che spesso il teatro intuisce e mostra problematiche, disagi, affezioni, ancor prima della società civile o della comunità scientifica.
Questo è accaduto anche rispetto alla violenza nei confronti delle donne, della quale solo in tempi recenti si è iniziato finalmente a discutere e cercare soluzioni.
Il teatro ha sempre portato sulla scena grandi personaggi femminili vittime di soprusi, ingiustizie, prepotenze quando non proprio violenze, da parte dell’uomo o della società costituita maschilista. Facciamo quindi un piccolo viaggio, abbracciando un arco temporale che va dal XVII al XX secolo, per riportare alla nostra memoria tre fra i testi più famosi della drammaturgia.
Nel novembre del 1604 va in scena per la prima volta Otello, tragedia di William Shakespeare, anche chiamata “Il dramma della gelosia”. Il protagonista preferisce dare ascolto alle bugie di un uomo, Iago, e lasciare che il tarlo della gelosia si insinui in lui, piuttosto che credere a due donne, sua moglie Desdemona e la fedele ancella Emilia, le quali proclamano a gran voce l’innocenza e la totale fedeltà di Desdemona. Ma le donne “parlano troppo, sono furbe, sono ripostigli chiusi a chiave pieni di luridi segreti” come dirà Otello. Ancor prima della violenza, è il pregiudizio ben radicato a preparare il terreno per le bugie di Iago. Shakespeare mostra senza veli l’ingiustificata sottomissione e la scarsa considerazione dell’uomo nei confronti della donna, atteggiamento che porterà purtroppo a terribili conseguenze.
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