Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Recensione dello spettacolo Racconti disumani in scena al Teatro Quirino di Roma dal 30 gennaio al 4 febbraio 2024 

 

Si presenta come un lavoro sofisticato, accurato e tragicamente attuale questo spettacolo diretto da Alessandro Gassman che vede come unico protagonista un incredibile Giorgio Pasotti. 

Il sipario si apre su una scena essenziale e funzionale ai due racconti scelti dal regista, cioè “Una relazione accademica” e “La tana”: nel primo Pasotti gioca, gira intorno, scende e sale da una sedia vestito di tutto punto e, nonostante un tono di voce profondo e obliquo, è facile accorgersi che, dietro un atteggiamento e un aspetto umani, il suo personaggio è quello di una scimmia. Si cambia completamente registro nel secondo racconto: Pasotti diventa ansiogeno, nevrotico e iperattivo nei panni di una talpa impegnata nella cura e difesa ossessiva della sua tana. 

Ad aiutare nella comprensione dei due differenti tipi di personaggi sono anche le luci: il lavoro di Marco Palmieri si rivela davvero peculiare, puntuale e attento a disvelare le sfumature di carattere della scimmia umanizzata così come a far entrare lo spettatore nei cunicoli della talpa. Inoltre, notevole è stata anche l’impresa compiuta da Emanuele Maria Basso di adattare i due racconti al palcoscenico senza perderne l’anima e il significato e presentarli al pubblico in chiave odierna.

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Recensione di ‘Il Malloppo’  in scena dal 30 gennaio all’11 febbraio 2024 nei teatri della rete ERT Friuli Venezia Giulia

 

 

Si ride e si riflette con il lavoro di Orton in scena a Gemona del Friuli

 

 Il 30 gennaio è andata in scena a Gemona del Friuli, nell’ambito della stagione dell’Ert,  la prima delle tappe della tournee regionale di  ‘Il Malloppo’.

Joe Orton , con questo titolo, venne consacrato, negli anni Sessanta, come uno degli autori di maggior successo della scena teatrale, sia londinese che americana.

Di tratta di una commedia nera, grottesca, acida, che regala sorrisi amari, che diventano spunti per riflessioni acri.

La storia, surreale, è  quella di due maldestri ladri che riescono a portare a termine un furto piuttosto clamoroso, nascondendo il malloppo nella bara che avrebbe dovuto contenere il feretro della madre di uno dei due.

Un’ infermeria che colleziona mariti, un vedovo bacchettone, un ispettore acutissimo, un figlio ingrato ed un amico inaffidabile sono i protagonisti della vicenda che, pur scritta più di mezzo secolo fa,  sembra raccontare in  modo puntuale il nostro tempo.

Arguta ed attenta la traduzione di Riccardo Erba, che riesce a regalare pennellate di attualità al testo, senza travisarlo.

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Recensione di Anna Bolena di Donizetti in scena al Verdi di Trieste il 27gennaio  2024

 

Su queste pagine abbiamo già recensito il titolo di Donizetti in scena al Verdi in questi giorni, ma il teatro ha messo in campo una seconda compagnia  sulla quale vale la pena soffermarsi. Principalmente perché questa ulteriore proposta chiarisce meglio alcune  situazioni.

Per esempio, in alcuni casi delle criticità erano state attribuite agli interpreti ma che forse sono da far ricadere sulle ragioni registiche e direttoriali.

Ma anche come l’interpretazione profondamente diversa modifichi le dinamiche dello spettacolo.

Rimane positiva, al di là di alcune scelte, la considerazione  della regia di Graham Vick, ripresa da Stefano Trespidi.

Un mistero, però, alcune scelte che se alla prime visione potevano essere attribuite agli interpreti, a questo punto sono da assegnare al regista.

Anna Bolena appare remissiva per tutto il primo atto. Manca la regina carismatica, l’autorevolezza  non fa parte delle sue doti, nonostante il ricco apparato documentario al riguardo. Sembra che Vick ne abbia voluto fare una  vittima sacrificale, che segue un destino già scritto e del quale sembra averne preso atto. Una scelta condivisibile o meno, ma che spiega  certe scelte  interpretative  di entrambi i soprano.

Perché poi i cantanti nei momenti più forti non si guardino, risulta  di comprensione ancora più complessa. Si supplicano, si maledicono, ricordano il passato e minacciano la morte, ma pare non riescano a farlo guardandosi negli occhi.

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Recensione dello spettacolo Smarrimento, in scena al Teatro Basilica dal 25 gennaio al 4 febbraio 2024

 

Facciamo così: iniziamo a dire subito che Lucia Mascino è un'attrice straordinaria. Questo non per liquidare frettolosamente il riconoscimento del recensore, in questo caso doveroso, alla performance dell'artista anconetana. Ma perché questa premessa ci servirà meglio a capire il senso di “Smarrimento” la pièce di Lucia Calamaro, in scena al teatro Basilica dal 25 Gennaio al 4 Febbraio.

Immaginate di essere una affermata drammaturga e di avere, sparsi sui vostri quaderni, pensieri anche interessanti (taluni oziosi), ma che non hanno la connessione di un filo logico, divertenti arguzie che non si vorrebbero sprecare nel chiuso di un salotto, aforismi ad effetto (che scrittori si è, in Italia, senza aforismi), brevi frammenti di narrazione, magari distillati da un drammatico vissuto, ma che non sanno espandersi o integrarsi. Cosa fare se tutte queste parole non trovano la bocca di un personaggio, il quale ha solo un nome, Anna, ma non un corpo e un’identità? Cosa fare, soprattutto, se tutto questo materiale non trova senso e ordine in quello che tipicamente uno scrittore produce: una storia?

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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