Venerdì, 19 Aprile 2024
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Intervista a Gabriele Linari regista di “Beats me” (Bho) in scena al Teatro Studio Uno dal 7 al 10 gennaio 2016

#andiamoateatro



Da dove salta fuori Gabriele Linari?

Dal cilindro del palco, direttamente. Ho iniziato al Liceo Aristofane, lavorando subito con dei professionisti, con il regista Giovanni Nardoni. Poi nel 2000 qualcosa si è rotto e ho sentito il bisogno di cercare altro. Mi sono messo in proprio e ho fondato la Compagnia LABit.

 

 

Quanto ha influito sulla tua formazione l'esperienza con Giancarlo Sepe?

Dapprima come spettatore moltissimo. Poi attraverso i suoi seminari e il lavoro (purtroppo poco) con lui ho scoperto i dettagli di qualcosa che porto da sempre nel cuore, il meraviglioso rapporto tra gesto e musica, legato molto alla mia grande e antica passione per Chaplin e il cinema muto in genere.

 

Com'è avvenuto l'incontro con Francesco Andolfi e Giulia Bisinella?

Francesco è stato mio allievo al Lucrezio Caro (uno dei licei presso cui insegno teatro l'altro è l'Aristofane, il mio liceo) e al termine del suo percorso ha deciso di partire per New York (ricordo bene la sera in cui ne parlammo, circa 8 anni fa, assieme al padre). Lo scorso anno mi ha chiesto di leggere il suo testo e mi ha fatto conoscere la splendida Giulia, una vera scoperta. Lo spettacolo è praticamente nato via Skype.

 

Di cosa parla “Beats me” (Bho) e cosa vuole trasmettere al pubblico? e cosa vuole trasmettere al pubblico? e cosa vuole trasmettere al pubblico? e cosa vuole trasmettere al pubblico?

È un gioco teatrale sulla comunicazione. Attraverso scene non legate tra loro, si analizza il rapporto a due sullo sfondo della folle evoluzione tecnologica dalla penna al social network.

 

Oltre ad essere regista sei anche la voce fuori campo dello spettacolo, mentre il testo è di Francesco Andolfi e Giulia Bisinella con i quali "condividi" il palco. Quanto c'è di tuo e quanto c'è di loro due nella messa in scena dello spettacolo?

Il mio più chiaro atto è stato togliere - come è mia consuetudine - tutti quegli oggetti e azioni che apparivano meramente funzionali. Ho letteralmente svuotato il palco, lasciando pochi oggetti-segno perché gli attori ci si potessero divertire, come si fa da bambini quando si hanno pochi giocattoli ma tanta voglia di giocare. E gli attori - complice il loro bel testo (che ho lasciato intatto) - hanno giocato di gusto.

 

Fai un invito ai nostri lettori a venirvi a seguire al Teatro Studio Uno.

Venite a teatro, lo meritate! E se domani qualcosa vi sembrerà d'improvviso ridicolo o privo di senso, avremo fatto insieme un passo verso la riumanizzazione.

 


Fabio Montemurro
8 gennaio 2016

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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