Giovedì, 28 Marzo 2024
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Apri la porta Signor Matador! Di come la signorina Else lo cerca ma alla fine non lo trova

Recensione dello spettacolo Apri la porta Signor Matador! in scena al Doppio Teatro dal 29 al 31 gennaio 2016


Per almeno un minuto solo il silenzio interrotto dal respirare del pubblico in attesa che sulla scena illuminata, dove sullo sfondo fanno capolino due sgabelli agli antipodi uno dell'altro, accada qualcosa. Poi eccola arriva, è lei non ci si può sbagliare, è proprio lei, la signorina Else in cerca del suo Matador, che come un novella Alice esce dalla realtà letteraria per irrompere nella finzione scenica col candore della creatura di Carrol che attraversa lo specchio...ma con una (sostanziosa) punta di malizia in più.

 

Inizia così per il pubblico un incessante interagire e fruire del libero fruire dei pensieri di Else che, senza curarsi di niente e nessuno, passa repentinamente da un tramonto alla partita a tennis col cugino Paul, dalla gelosia provata per l'amante dello stesso al veronal di cui sembra abusi fin troppo, e così via all'infinito in un vorticoso resoconto dei vizi e delle inesistenti virtù di una borghesia austro-ungarica frivola e superficiale che non fa altro che cristallizzare ogni giorno sempre più nella sua ricerca estetica decadente, immobile e statica con la pressante paura per ogni cambiamento che il più delle volte crea scandalo ma che ad ogni modo è pur sempre spiegabile (se non addirittura curabile) dalla neonata psicologia del dott. Freud.
Uno spettacolo che rende partecipe il pubblico fin dal primo momento, un lungo monologo interiore che estranea fin dalle prime battute ma che a differenza di quel che può sembrare non mette in imbarazzo chi ascolta ma lo rende maggiormente partecipe e in un certo senso anche protagonista marginale, comparsa, nella miriade di vicende che vedono protagonista Else che col suo incessante svelarsi e svelare crea ben presto una dimensione intima che rende partecipi delle sue sensazioni a livello dapprima emotivo ed empatico poi.
Scenografia al limite dello scarno, gli ambienti e i personaggi che girano intorno alla protagonista vengono ricreati con gesti e parole da Caterina Luciani aiutata da un utilizzo particolare dell'illuminazione che spesso e volentieri mixa insieme rossi, blu e verdi, rilegando alle monocromia i momenti riflessivi della narrazione.
Una messa in scena particolare che estrania e al contempo turba ma in fondo in fondo lascia soddisfatti, anche se rimane il dubbio...Else dovrà attendere davvero (come in sogno) la morte per trovare il suo Matador ad aprirle la porta?

 

"Se bella giu satore
Je notre so cafore
Je notre si cavore
Je la tu la ti la twah.

La spinash o la bouchon
Cigaretto portobello
Si rakish spaghaletto
Ti la tu la ti la twah.

Senora pilasina
Voulez vous le taximeter?
Le zionta su la seata
Tu la tu la tu la wa.

Sa montia si n'amora
La sontia sogravora
La zontcha con sora
Je la possa ti la twah.

Je notre so lamina
Je notre so cosina
Je le se tro savita
Je la tossa vi la twah.

Se motra so la sonta
Chi vossa l'otra volta
Li Zoscha si catota
Tra la la la la la la"

(Je cherche après Titine, Léo Daniderff su testo di Bertal-Maubon ed Henri Lemonnier, 1917)

 


Fabio Montemurro
30 gennaio 2016

 

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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