Martedì, 23 Aprile 2024
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Kemp Dances: Il grande ritorno di Lindsay

Recensione dello spettacolo Kemp Dances in scena al teatro Brancaccio il 13 marzo 2015

Lindsay Kemp, protagonista multiforme della scena artistica internazionale dalla fine degli anni sessanta, torna ad emozionare il pubblico dopo quasi dieci anni di silenzio scenico. Negli ultimi anni, il coreografo si è dedicato alla trasmissione del suo patrimonio artistico ai suoi allievi in Toscana e questo tempo gli è forse servito per metabolizzare la nuova grande opera, approdata nella Capitale con un'unica data. Come racconta il titolo stesso, lo spettacolo è caratterizzato da una perfetta commistione tra invenzioni inedite e reincarnazioni di momenti artistici del passato, che ha rielaborato nell'eterno work-in-progress qual è la produzione di ogni genio instancabile: nel caso di Kemp, con la bellezza di 76 anni sulle spalle, l'energia di un bambino e l'umiltà di un grande saggio dell'arte che fa della generosità nei confronti del pubblico la propria filosofia di vita.

Lo spettacolo è inaugurato da un tempo interamente dedicato a “La favola del soldato” di Stravinskij, dove un giovane soldato felice, interpretato da Ivan Ristallo, ha l'immensa sfortuna di incontrare un Lindsay-diavolo che sotto le vesti di diversi personaggi tormenterà da quel momento la sua esistenza. Il fidato collaboratore David Haughton riveste il ruolo di narratore e presta la voce in tempo reale al coreografo, il quale sostituisce la parola con la sua inconfondibile mimica grondante di espressività.

Attraverso la favola, la Compagnia offre una lezione di vita leggibile su tutti i livelli e da tutte le tipologie di pubblico, raggiungendo un obiettivo non sempre soddisfatto dall'arte. Il nero, il rosso e il bianco dominano nell'arco del secondo tempo, dove una potente carica drammatica irrompe sulla scena con un'ipnotica delicatezza floreale. Il coreografo sceglie di omaggiare importanti e controverse figure del secolo scorso, Maria Callas e il grande ballerino Nijinsky, intervallati da una coreografia di Luc Bouy e una nuova elaborazione de La femme en rouge, dove oltre ai già citati, incontriamo Daniela Maccari e James Vanzo, amatissimi dal Maestro. Kemp è un indagatore della bellezza attraverso l'interazione con l'oscurità: come fosse il protagonista di un percorso alla ricerca della beatitudine, fa i conti con il diavolo e con l'inferno del dio Nijinsky, per arrivare a crogiolarsi elegantemente sotto una pioggia di petali che abbaglia leggera la scena e trasformarsi infine in un meraviglioso angelo completamente bianco in grado di assumere le atmosfere di tutte le luci che vi si riflettono, che si fa portavoce della rara purezza ricercata dall'umanità.

 

 Claudia Giglio

 

 19 marzo 2015

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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