Lunedì, 17 Novembre 2025
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Allo Spazio Diamante in scena Candido: ironia, ferite e resilienza sul palco con Michele Savoia

Recensione dello spettacolo Candido in scena allo Spazio Diamante di Roma dal 30 settembre al 4 ottobre 2025

 

Voltaire rivisto in chiave contemporanea: potrebbe sembrare un'operazione rischiosa, eppure il Candido interpretato e diretto da Michele Savoia – con testo firmato a quattro mani da Tobia Rossi ed Eleonora Beddini – riesce nell'impresa con una lucidità scenica sorprendente. Non si tratta di un adattamento letterario, ma di una riscrittura coraggiosa che trasforma il viaggio filosofico settecentesco in un monologo esistenziale sulle ferite del body shaming e sulla fatica quotidiana di abitare un corpo considerato non conforme.

Il protagonista si presenta sulla scena con un'energia travolgente: ottimista, espansivo, il classico simpatico pacioccone "grosso, grasso, allegro che dice sempre di sì". Ma è proprio dietro quella maschera di affabilità obbligata che si annida il nucleo drammaturgico dello spettacolo. Savoia costruisce il suo personaggio per strati successivi, lasciando emergere gradualmente il rancore sedimentato negli anni: le prese in giro dei compagni di scuola, le battutine al vetriolo del manager, l'umiliazione silenziosa di un partner che si vergogna di lui. Fino al punto di non ritorno, che arriva – non a caso – durante il provino più importante della sua carriera. È lì che Candido smette di fingere e decide finalmente di coltivare il proprio giardino, come il personaggio voltairiano, ma con un gesto di ribellione intima e necessaria.

Michele Savoia è un nome che il pubblico italiano associa principalmente ai Me contro Te, e proprio qui sta il merito maggiore di questo lavoro: dimostrare che dietro il fenomeno si nasconde un attore completo, versatile e tecnicamente solido. In novanta minuti di monologo ininterrotto, Savoia attraversa ventotto personaggi con una padronanza scenica notevole, alternando registri eterogenei – dalla prosa al musical, dalla stand-up comedy al dramma, persino al thriller – senza mai perdere il filo narrativo né abbassare il livello di tensione emotiva. Il ritmo è serrato, quasi frenetico, ma mai caotico: ogni cambiamento di tono è calibrato, ogni transizione tra i personaggi è netta. Come regista, dosa con intelligenza questi passaggi, evitando che lo spettacolo diventi un mero esercizio di bravura.

La scenografia, essenziale, quasi spoglia, si rivela una scelta vincente. Senza fronzoli o distrazioni, tutto il peso emotivo e narrativo ricade sull'interprete, che riesce a riempire lo spazio con la sola presenza fisica e vocale. C'è qualcosa di cinematografico in questa messa in scena, un'atmosfera intima e a tratti onirica che richiama, forse non casualmente, l'universo visivo di Amélie: quel senso di straniamento delicato, quella capacità di far sentire lo spettatore complice e voyeur allo stesso tempo.

Il testo ha evidenti risonanze autobiografiche, e forse è proprio questa radice personale a conferirgli autenticità. Non si cade nella retorica vittimistica né nell'autocommiserazione: Candido è un personaggio realistico, credibile, che affronta con lucidità e anche con ironia feroce gli stereotipi e i pregiudizi che la società continua a proiettare sui corpi considerati diversi. La drammaturgia alterna con abilità leggerezza e profondità, momenti di puro divertimento e passaggi di autentica commozione, senza mai scivolare nel didascalico.

Se si dovesse sollevare una riserva, riguarderebbe forse la durata complessiva: in alcuni passaggi, la moltiplicazione dei personaggi rischia di appesantire la narrazione, e qualche minuto in meno avrebbe giovato alla tenuta complessiva dello spettacolo.

Ciò detto, Candido diventa, per estensione, la parabola di ogni corpo difforme che reclama il diritto di essere visto, riconosciuto e legittimato senza compromessi. Questo spettacolo ha il merito di porre domande scomode con grazia e intelligenza e di ricordarci che il miglior mondo possibile non esiste: tocca a noi costruirlo, un giardino alla volta.

 

Diana Della Mura

 3 ottobre 2025

 

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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