Domenica, 28 Aprile 2024
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Arcimboldo: un geniale stupore lungo i secoli

Recensione della mostra Arcimboldo ospitata presso Palazzo Barberini dal 20 ottobre 2017 all’11 febbraio 2018

 

Giuseppe Arcimboldi, meglio noto come l’Arcimboldo è – giustamente – famoso per le cosiddette “teste composte”: la mostra delle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Palazzo Barberini a Roma ha, però, il grande pregio di approfondire gli aspetti meno noti della sua eccezionale carriera, aiutando lo spettatore a inquadrarlo più seriamente all’interno dell’epoca in cui si muove, opera e crea la sua fortuna. Formatosi nel segno dei Leonardeschi a bottega dal padre, lo si può considerare un vero e proprio protagonista della cultura manierista internazionale ma anche quanto di più distante dalla Roma classicheggiante del tempo. Difatti i principali riconoscimenti gli vennero dalle corti asburgiche di Vienna e Praga grazie al favore di Ferdinando I, Massimiliano II e Rodolfo II tanto da guadagnarsi l’ambito titolo di Conte Palatino.

Giuseppe Arcimboldo L’Acqua 1566 Olio su legno di ontano, 66,5x50,5 cm Vienna, KunsthistorischesMuseum, Gemäldegalerie Le sue opere non sono numerosissime e poche di queste sono in Italia: le sue originali teste vanno, tuttavia, contestualizzate all’interno della cultura dominante del XVI secolo, periodo nel quale la curiosità e l’osservazione scientifica si mischiavano al gioco e al divertimento intuitivo. Ogni sua tela consente una molteplice lettura e il motivo è subito chiaro: anche all’osservatore meno esperto basta avvicinarsi al soggetto ritratto per rendersi immediatamente conto della minuzia con cui ogni oggetto è eseguito, tanto da permettergli di riconoscere ogni più piccolo particolare. Se ci si allontana, però, quello stesso dettaglio unito a un’infinità di altri diversi per forma e natura ma legati da uno stesso tema – che si tratti di fiori, frutta, verdura, arbusti, foglie, pesci o animali – dà vita a una figura antropomorfa. Uno scherzo a cui non si riesce a resistere e che non smette di suscitare meraviglia, stimolando la fantasia. La riproduzione dell’oggetto reale è in Arcimboldo assolutamente impeccabile: ecco perché la visione d’insieme e divenuta qualcos’altro non può che incantare anche il pubblico più smaliziato del XXI secolo. L’artista, dunque, mette la sua osservazione scientifica e totalmente oggettiva della realtà al servizio della sua sfrenata immaginazione, creando una raffigurazione mimetica perfetta.

La mostra è divisa in sei sezioni tematiche: L’ambiente milanese indaga la cultura artistica locale e l’opulenza dei manufatti oltre a ripercorrere i primi passi e la formazione del giovane Arcimboldo. Le opere esposte sono di suoi colleghi più o meno contemporanei, come Cesare da Sesto, insieme alle celebri Estate e Inverno; si prosegue con A corte tra Vienna e Praga, dove il quadro l’Arciduchessa Anna ne rivela le poco conosciute doti ritrattistiche.

È qui che la curatrice della mostra, Sylvia Ferino-Padgen, ha deciso di esporre le opere più significative: quattro stagioni – Primavera, Estate, Autunno, Inverno – alternate ad altrettanti elementi – Acqua, Aria, Fuoco, Terra. L’effetto è irresistibile, tanto che si potrebbe passare un giorno intero allontanandosi e avvicinandosi alla tela così da stimolare il cervello e prendere in giro il senso della vista. La cosa che colpisce di più, soffermandosi sulla resa dei particolari, è la loro incredibile aderenza al vero. Ma basta fare qualche passo indietro per essere nuovamente scagliati in un mondo dove l’arte ritrattistica gioca a nascondino con la razionalità e vince sempre: grappoli diventano capelli, creature marine formano tratti, botti e covoni divengono corpi, un trionfo di fiori si scambia con un volto; è poi la volta di Studi naturalistici e Wunderkammer: la sezione dedicata alle “meraviglie della natura” come lunghissime zanne, coralli o altri oggetti curiosi, ad esempio i ritratti degli irsuti. Si arriva, così, alle Teste Reversibili: nature morte che, una volta ruotate di 180 gradi, rivelano tutta la loro furbizia antropomorfa. Grazie a uno specchio, strategicamente posizionato nell’allestimento, lo spettatore può godere dell’illusione e del suo riflesso senza mai poter decidere se si tratti di un innocuo cesto di verdura o di un ortolano, di un piatto di animali pronti per essere cucinati o di colui a cui tocca l’incombenza di farlo; la quinta sezione è una logica conseguenza della precedente: Il bel composto racchiude i paradossi e la tecnica del composito – il far emergere figure dall’incastro logico di forme diverse, naturali o artificiali - in vari ambiti culturali; infine le Pitture ridicole, raffinatissime caricature che personificano i mestieri, come Il Giurista e una copia del Bibliotecario, grazie all’assemblaggio di vari oggetti ad essi pertinenti.

Giuseppe Arcimboldo L’Ortolano (Priapo) / Ciotola di ve r dure 1590-1593 circa Olio su tavola, 35,8x24,2 cm Cremona, Museo Civico “Ala Ponzone” La mostra Arcimboldo, sebbene indugi un po’ troppo - a livello espositivo - nell’approfondimento del momento storico e culturale, permette a ogni visitatore di ammirare con i propri occhi un’insieme di sue opere incredibili a livello esecutivo, davvero stimolanti dal punto di vista percettivo e che difficilmente si trovano riunite in così gran numero e ordine tematico. Tra le varie agevolazioni, inoltre, c’è anche la gratuità assoluta per chi ha meno di 18 anni: un motivo in più per farsi affascinare a ogni età dagli indovinelli visivi di un’artista che non smette mai di stupire nonostante i secoli.

 

 


Cristian Pandolfino
20 ottobre 2017

 

Informazioni

Didascalie quadri in ordine di comparizione:

Giuseppe Arcimboldo La Primavera 1555-1560 circa Olio su tavola, 68x56,5 cm Monaco di Baviera, Bayerische Staatsgemäldesammlungen


Giuseppe Arcimboldo L’Acqua 1566 Olio su legno di ontano, 66,5x50,5 cm Vienna, KunsthistorischesMuseum, Gemäldegalerie


Giuseppe Arcimboldo L’Ortolano (Priapo) / Ciotola di ve r dure 1590-1593 circa Olio su tavola, 35,8x24,2 cm Cremona, Museo Civico “Ala Ponzone”

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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