Lunedì, 13 Maggio 2024
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Recensione dello spettacolo La casa delle api in scena al Teatro Belli dal 7 al 19 maggio 2024

 

La sensazione è quella di addentrarsi in un sogno: schiuse le tende della platea ci si trova di fronte a un palco dove un uomo e una donna, separati da un tavolo, sono tenuti per i polsi da lunghe funi che dal soffitto finiscono per fissarsi al pavimento. Ai lati una serie di schermi televisivi, il tutto sovrastato da un nodo scorsoio. Il tempo di far sistemare il pubblico in sala e la scena si anima: Melisso De Sapio (Josafat Vagni), nel momento in cui sta per suicidarsi, è disturbato dalla visita della dottoressa Deborah Moncinelle (Mariné Galstyan): la terapista lo ha in cura all’interno di quello che si capisce essere un manicomio. Tra loro incombe un’oscura figura (Manuèl Palumbo) che, alla guisa di un burattinaio, tira le fila delle azioni di entrambi. Melisso fa presto a liberarsi dagli ingombranti lacci: una conseguenza della connaturata inquietudine che lo porta a non stare mai fermo o perché, un tempo affermato linguista, è abituato a risalire all’origine delle cose senza farsi distrare dalle apparenze. Gli scambi con la terapeuta non hanno nulla di tranquillizzante: alle domande di lei, risponde seminando ulteriori dubbi che riguardano tanto le azioni più banali quanto le questioni esistenziali che da sempre agitano il genere umano.  

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Recensione di ‘La Cenerentola’, in scena a Trieste dal 26 aprile  al 5 maggio 2024

 

Abbiamo scritto nei giorni scorsi di una entusiasmante ‘La Cenerentola’ andata in scena al Verdi di Trieste.

In due delle sei recite  ci sono dei cambi nel cast che meritano alcune riflessioni.

Alla seconda visione lo spettacolo  si conferma, dal punto di vista visivo, decisamente riuscito. La  regia di Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi , superato l’effetto sorpresa di certe trovate, pare scorrere addirittura meglio . Le scene di Lele Luzzati sono funzionali ed agili, i costumi ripresi da Nicoletta Ceccolini in alcuni casi risultano, pensiamo per esempio a Don Ramiro, ancora più d’effetto e l’apporto delle proiezioni video di Giuseppe Ragazzini si dimostra più ampio e suggestivo che al primo impatto.

Dal punto di vista vocale, ci sono alcuni interpreti invariati nelle due compagnie.

Matteo D’Apolito, Alidoro, conferma il giudizio precedente: una voce educata, non potente ma interessante, forse un po’ affaticata dal ritmo serrato delle recite. Buona la resa nell’aria del primo atto, anche se in alcuni passaggi  un suono più sontuoso avrebbe dato maggior pathos alla narrazione.

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Recensione dello spettacolo Le bolle di Magadino in scena a Spazio Recheche 26 al 27 aprile 2024

 

Nove individui si presentano in scena vagamente disorientati: sono i vincitori di una lotteria di capodanno di un non meglio precisato dopoguerra. Come premio hanno ricevuto un soggiorno presso un albergo nei dintorni di Bolle di Magadino, luogo dove il fiume Ticino confluisce nel Lago Maggiore. Un po’ per gli abiti che indossano un po’ per la l’interazione, lo spettatore può farsi una idea di che tipi siano. Cosa facciano verrà parzialmente svelato durante lo spettacolo, i nomi saranno l’ultima scoperta. Ma prima c’è un ulteriore mistero da chiarire: perché, nonostante si trovino in un albergo, nessuno del personale si presenta per servirli? Parlano di vista sul lago, cibo, vino: il pubblico non vede nulla di tutto ciò - deve immaginarlo - ma loro? Una moglie, un marito, una giovane credente, una snob, un ufficiale, un capotreno, un’anarchica, una circense, un complessato: cos’avranno da dirsi farà sì che si creino inevitabili conflitti, dinamiche di potere, desideri e repulsioni. La moglie presenta subito le sue lamentele circa un marito troppo incline a fantasticare, anche riguardo altre donne; la giovane credente usa lo scudo del suo dio per difendersi da ogni inquietudine mentre la snob non fa che sottolineare il suo status a dispetto della condizione in cui si trova. L’ufficiale, per carattere e deformazione professionale, vuol prendere in mano la situazione a differenza del capotreno che tutto sembra tranne che puntuale nel dare informazioni. Meccanismi che un’anarchica idealista non può che rifiutare, mentre la circense racconta di essersi allontanata dal suo circo mentre confessa solo a se stessa il vuoto interiore che la atterrisce. Ognuno di essi non può che essere fonte di disagio per un complessato, le cui manie di persecuzione non fanno che esacerbarsi. Persone o personaggi? Non tarderanno a non scoprirlo, facendo deflagrare la quarta parete. 

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Recensione dello spettacolo Esterino, in scena dal 2 al 12 maggio al teatro 7 OFF-ROMA di Roma

 

C'è un tempo e uno spazio in cui tutti vorremmo tornare, non solo per nutrire la malinconia dei ricordi, ma perché sappiamo che in quel tempo e in quello spazio risiede in qualche modo la costruzione del nostro essere adulti. "Esterino" in scena dal 2 al 12 maggio al teatro 7 OFF-ROMA di Roma ci invita comicamente a perlustrare quel luogo e quel tempo e lo fa attraverso una comicità scoppiettante. La cifra comica non è nuova a Marco Rinaldi, scrittore di questa brillante commedia che vi invitiamo a vedere per regalarvi una serata di sane risate; eppure la comicità dell'autore affonda sempre in un'introspezione dell'animo umano che lascia una punta di amaro inaspettato su una colata di dolcezza e umorismo. A curare la regia dello spettacolo è Paolo Vanacore, che si affianca a Rinaldi ancora una volta, dopo la regia de Il Grande Grabski” riproponendo alcuni stilemi assai riusciti e già utilizzati nello spettacolo precedente e che a questo punto ne fanno marchio di fabbrica di questo duo ormai rodato. E chissà che non ci sia una volontà sottesa di tracciare una linea di collegamento tra i due lavori. 

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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