Giovedì, 16 Maggio 2024
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Teatro Vascello. Roy Assaf. Due coreografie dell'israeliano finalmente anche Roma

#recensione

Recensione di Six Years Later e The Hill di Roy Assaf in scena al Teatro Vascello il 12 e 13 novembre 2016

È il Teatro Vascello a presentare per primo al pubblico romano Roy Assaf, il coreografo israeliano che ha saputo conquistare il pubblico e la giuria dei principali teatri e delle più importanti competizioni della danza contemporanea mondiale: da Tel Aviv Assaf raggiunge gli Stati Uniti, Francia, Germania, Danimarca. E in Italia, dopo Torino, Civitanova, Venezia e altri numerosi festival, non mancava che Roma.

Qui il 12 novembre, con una sola replica domenica 13, sono andate in scena due delle coreografie più apprezzate di Assaf: “Six years later” e “The Hill”, realizzate grazie alla collaborazione con l'European Dance Alliance e la Valentina Marini Management e il contributo dell'Ufficio cultura dell'Ambasciata d'Israele ed interpretate dallo stesso coreografo insieme a Madison Hoke, Igal Furman e Avshalom Latucha, tre dei ballerini che compongono la sua compagnia.
"Six years later", è la storia di un incontro, il racconto della timidezza, dell'energia, della violenza e della riconciliazione di due corpi, quello di un uomo ed una donna, che si ritrovano “sei anni dopo” - dopo che cosa? la risposta è lasciata alla nostra immaginazione - una separazione, un tradimento, una perdita. Un uomo e una donna esplorano dapprima con prudenza, poi con audacia e veemenza, lo spazio vuoto attorno a quello riempito dai loro corpi, lasciano che la loro storia, così come il movimento, rinasca dal contatto della propria materialità con i limiti della materialità dell'altro. Brani di Beethoven, Kampf, Horn, insieme a quelle composte da Deefly accompagnano l'evolversi di questa storia, una storia tra mille, che Roy Assaf sceglie per continuare la sua esplorazione delle categorie del maschile e del femminile, sei anni dopo il suo debutto come coreografo alla competizione Shades In Dance del Dellal Centre for Dance di Tel Aviv, dove nel 2005 presentò “We came for the wings, Stayed Because We Coldn't fly”.
Il movimento fluisce naturalmente dai corpi dei danzatori con estrema chiarezza, dal più lieve gesto delle mani, ad uno sguardo fugace, alle combinazioni più originali di contact dance, ogni cosa risulta estremamente curata e resta impressa con la pulizia di una linea che si sviluppa e riempie interamente la scena, abitata per tutta la durata della serata da uno, due o tre soli danzatori.
Sono questi i tratti più caratteristici di questo talento israeliano, la pulizia del movimento e la chiarezza del gesto perfettamente coniugati alla potenza espressiva della composizione coreografica e dell'esecuzione. Lo spettatore ne è rapito.
Tratti che ritroviamo soprattutto in “The Hill”, coreografia vincitrice nel 2013 del primo premio nella competizione per coreografi di Hannover. Un'opera compiuta che merita di essere diffusa e consegnata alla posterità quale lettura dell'assurdità e della violenza di una guerra - quella dei sei giorni, combattuta dal 5 al 10 giugno 1967 - vittoriosa per Israele, ma che ha segnato profondamente per gli anni a venire la storia di quel paese, lo stato dove Roy Assaf e i suoi compagni Igal Furman e Avshalom Latucha sono nati e cresciuti, dove sono diventati uomini e si sono affacciati al mondo della danza.
L'interpretazione dei tre danzatori è segnata dall'esperienza delle armi, vissuta direttamente e quasi irrisa nella rappresentazione coreografica, così come sembra segnata dalla memoria tramandata di quei giorni che conobbero l'esercito di Tel Aviv vittorioso e lo videro conquistare la Spianata delle moschee e il Muro del pianto. La canzone ebraica “Ammunition Hill” e la marcia dell'Esercito Israeliano scandiscano alcuni dei momenti più emozionanti - insieme alle musiche originali di Shlomi Biton - di questa coreografia, che narra l'avanzata dell'esercito, gli scontri e i combattimenti, la morte sul campo di battaglia e il dolore di raccogliere i corpi senza vita dei compagni.
Virile, potente, coinvolgente interpretazione, che avrebbe potuto trascinare allo stesso modo il pubblico di qualsiasi teatro.


LM

21/11/2016

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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