Giovedì, 16 Maggio 2024
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Teatro Vascello. Mobile, una dinamica aerea

#danza

Recensione dello spettacolo Mobile in scena al Teatro Vascello all'interno della rassegna RomaEuropa Festival 2016 dal 12 al 16 ottobre 2016

Pierre Rigal, coreografo francese e artista fuori schema, ci regala l’esibizione del suo terzo solo in prima nazionale negli spazi del Teatro Vascello. All’interno della rassegna RomaEuropaFestival2016 va in scena Mobile, danza aerea, fantasia, mondi utopici e scontri con la realtà.

“Chi muove i fili della nostra esistenza? Cosa ci tiene legati a quella continua corsa a ostacoli che è la vita?” Appesi al sottile filo della vita, in equilibrio sul filo della vita. Quante frasi o luoghi comuni legano il filo alla vita e al suo equilibrio. Le coreografie di Pierre Rigal che si pongono e vogliono generare questo tipo di interrogativi sono appese realmente a un filo. La sua è una danza aerea connessa a acrobazie spettacolari attaccate al gancio che mirano allo stupore dello spettatore. Anche per questo Rigal si avvale di un contorno scenico curato, particolare, dove la connessione immagini, luci e movimento determinano un impatto visivo notevole. Un Rigal a braccia incrociate, pensieroso, su di una scena buia che va illuminando l’artista e man mano la scenografia. Una scenografia appesa, un mondo cartonato fatto di immagini che pendono sul palco; volpi, orsi polari, automobili, strade, ritagli di città. Una dimensione dal sapore avventuristico e onirico, forme di una geografia aerea apparentemente senza senso. Le installazioni sospese vengono raggiunte dall’artista armonicamente con slanci, voli e rotazioni, Rigal si lascia cadere nel vuoto, fluttua in connessione con la musica e la luce ora verde, ora bianca,sempre fredda, plastica, cadenza bene i passi, i volteggiamenti, il suo è un elogio del corpo sospeso, un corpo che si muove euritmico e poi prende a vivere di distorsioni, seguendo la musica metallica, elettronica, a tratti introspettiva. Sonorità che creano il giusto connubio fra l’artigianalità della scena, che riporta anche per il moto acrobatico a variazioni circensi, e il moderno impiego della tecnologia. La musica esegue digressioni e distorsioni tecniche, e va in crescendo, riempiendosi di crepe, di momenti sonori stridenti o roboanti come un tuono, e assieme ad essa cambia la scena, le installazioni cadono, si schiantano quasi al suolo. È lo schianto metaforico dell’illusione, un mondo che inciampa nella realtà, un personale che deve confrontarsi con una visione esterna che spesso massacra. Un mondo che va in frantumi e si schianta nel reale. Ciò che era nel mondo delle idee, nel limbo delle illusioni, dei desideri, del non tangibile crolla, si abbatte. Poi, secondo una non precisata legge del caso e della gravità e della sua assenza, si riprende. Segno che la vita è anche una prova di r-esistenza, una giusta resistenza per mantenere viva quell’arte del sogno definita da Pasternak come l’unico diritto che nessun dittatore potrà mai abbattere. Le immagini prendono a muoversi, a mezz’aria, sospese, rialzate, pronte a ricadere, scontrandosi fra di loro. Un vorticoso momento di luci, musica, di un Rigal in sospensione che fa capriole su se stesso e questo mondo di cartone che viene mosso con efferata convulsione. Un girone dell’inferno quasi, anche la luce è rossa. Il coreografo dell’aria ritorna leggero poi, nella sua assenza di gravità, quel sapore di passato personale, di memoria infantile che sogna pare aver trovato una sorta di equilibrio. La magia trasmessa viene ripristinata su onde stabili. Galleggia Rigal, fra “tra l’immaginazione e il materialismo della società contemporanea”.

 

Erika Cofone
20/10/2016

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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