Lunedì, 13 Maggio 2024
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Intervista a Fabio Di Gioia curatore di Body Worlds in Italia

"E' lo spazio interiore, non quello esterno, che dobbiamo esplorare."

("Which Way to Inner Space" , James Ballard, New Worlds, 1962)

 

 

In seguito alla proroga, fino al 12 aprile 2015, di Body Worlds ci siamo fatti raccontare dal curatore Fabio Di Gioia la mostra "Il ciclo della Vita".

 

 

 Fabio Di Gioia

 

Com'è iniziata l'esperienza di Body Worlds?

 

L'esperienza di Body Worlds in Italia è iniziata con la curiosità di chi, facendo il curatore di eventi, gira per il Mondo e cerca di portare da noi quello che non c'è e che potrebbe essere interessante.

Questa mostra, che vidi per la prima volta a Bruxelles, fu per me una rivelazione anche per quel che riguardava (e riguarda) l'interesse del pubblico per il corpo umano; quindi chiesi il perché di tutto questo, mi diedi delle risposte, e dissi che in Italia sarebbe stato molto interessante ed utili cominciare ad interessarsi al corpo e alla salute in modo diverso e non lasciare tutto questo solo ad un'educazione molto scolastica che poi il più delle volte non viene approfondita.

 

Da Bruxelles ad oggi cosa è cambiato?

 

E' cambiata non la mostra ma l'atteggiamento nei suo confronti, il modo in cui il pubblico ci si rapporta.

Questa è una mostra che nei suoi primi allestimenti creò scandalo, più che altro in coloro che neanche l'avevano vista e che vollero giudicarla, come spesso accede, senza sapere. Oggi invece si sa che è una mostra estremamente utile e divulgativa.

 

E' cambiato sia l'approccio delle scuole e degli insegnati, che portano qui i loro studenti anche se molto giovani, mentre all'inizio pensavano che fosse solo per gli addetti ai lavori, cioè coloro che studiano medicina o svolgono la professione, sia il rapporto con la famiglia. Infatti Body Worlds  è diventato un fenomeno di massa e quindi un momento di condivisione tra genitori e figli di qualcosa di importantissimo: il ciclo della vita.

 

 

A spingerci a contattarvi è stata anche la proroga... abbiamo quindi presupposto che a Roma il successo di pubblico è stato molto grande.

 

E' sorprendente vedere come anziché affievolirsi, come succede con le mostre che completano il loro ciclo, Body Worlds si è rigenerata perché è una mostra che effettivamente piace e il principale veicolo "pubblicitario" è il passaparola che le persone fanno dopo averla vista.

 

E' così che dopo la prima esperienza a Roma nel 2011/2012 poi si è pensata di riportarla perché si era iniziato qui e ci siamo accorti che molte persone o non avevano potuto vederla o non l'avevano capita e quindi noi questo rinnovato interesse lo supponevamo. Abbiamo portato una mostra diversa, che racconta come il corpo si trasforma nelle varie fasi della vita e quindi anche il senso che la natura stessa le ha dato e abbiamo visto non solo che il pubblico è molto interessato ma anche che non è bastato il periodo stabilito e quindi abbiamo chiesto ed ottenuto una proroga.

 

 

Al di là che la mostra è tutta interessante, per te che l'hai curata, qual è la parte più interessante di questo ciclo della vita.

 

E' quasi impossibile dire qual è la parte più interessante, sicuramente ciò che offre la plastinazione come tecnica espositiva è talmente straordinario che per esempio tutto quello che è la parte vascolare sembra un miracolo per come migliaia e centinaia di migliaia di intersecazioni venose rimangano intatte così come sono e quindi si ha veramente una tridimensionalità assoluta.

 

La cosa veramente interessante non è neanche la mostra in se ma il pubblico e questa sorta di dialogo impossibile che si instaura tra i visitatori e queste persone che hanno donato il loro corpo e ci guardano mentre noi ne osserviamo la loro materia. In questo dialogo Body Worlds sembrerebbe voler dire "Guarda che tutto quello che tu stai osservando e anche ammirando, quello di cui ti stai sorprendendo, quello che stai capendo, ce l'hai dentro e sta funzionando. Lo crei tu quando crei la vita, quindi di che cosa ti sorprendi?"

 

 

Oltre ai "Mondi" del corpo, giocando un po' con la lingua inglese, potremmo parlare anche di "Linguaggio" del corpo.

 

Il linguaggio del corpo è un assoluto ed è quello che ci da la misura delle cose, infatti noi diciamo che una cosa è grande o piccola in rapporto alle nostre dimensioni, quindi il nostro corpo è la misura e la percezione delle cose. Tutto ciò che è arte e che ha bisogno di stimoli  e di parlare con questi linguaggi qui trova una sede per esprimersi; infatti Body Worlds  è anche un'occasione per esprimersi, noi abbiamo voluto sostenere tanti progetti artistici fatti con accademie e scuole d'arte per dare ai ragazzi la possibilità non solo di entrare alla mostra e vedere e capire il corpo umano, ma anche di dire "Questo è il corpo, ecco cosa mi fa venire in mente". Quindi partendo dal corpo umano come restituire concettualmente e filosoficamente, parlando alla nostra anima, le suggestioni scaturite dalla visita alla mostra.

 

 

Il risultato di questi progetti artistici qual è stato?

 

In questo momento ci sono delle opere esposte e i ragazzi portano continuamente qui i loro lavori che noi ogni settimana ospitiamo, si tratta di lavori di pittura, scultura, fotografia... Questa è una mostra straordinariamente viva al di là dell'antitesi di quel che si potrebbe supporre.

 

 

Per finire, qual è l'invito che fa Body Worlds?

 

Body Worlds guarda sotto la pelle; è un viaggio nel nostro corpo, quindi un viaggio dentro la parte materiale di noi stessi, può essere un viaggio che si limita alla conoscenza di come funzioniamo ma può essere anche (come tanti riescono a percepire) un viaggio dentro noi stessi in una maniera più profonda, dentro la nostra spiritualità, la nostra anima.

Quello che vediamo nella mostra è comune a tutti gli esseri umani, ciò che ci rende individualmente unici e diversi da chiunque altro è come ognuno di noi organizza tutta l'attività di questo fisico.

 

Come siamo fatti dentro è qualcosa che sicuramente condiziona le nostre possibilità imponendoci dei limiti o facendoceli  spesso anche superare, in questo range è possibile che si dispieghi la nostra azione, ne sono un esempio lo sport e l'attività artistica fisica come la danza. Si può però fare un'operazione molto più interessante, partendo dal corpo possiamo immaginare e capire tutto ciò che non possiamo fare fisicamente e poi coinvolgendola possiamo farlo fare alla nostra anima come, per esempio, dare un senso alla nostra esistenza.



Fabio Montemurro

10 marzo 2015

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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