Lunedì, 29 Aprile 2024
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Perché gli italiani non vanno a teatro? Andare a teatro costa troppo?

#riflessioni

Veramente i teatri sono sempre vuoti? Gli italiani non amano il teatro? Gli spettatori rinunciano a causa dei prezzi troppo alti o è solo una scusa? Cerchiamo di fare chiarezza partendo da una base certa, quella data dall’ultimo sondaggio Doxa relativo alle abitudini culturali degli italiani.

Nel corso dell’ultimo anno, fra gli intervistati, solo il 40% ha dichiarato di essere andato a teatro almeno una volta. Percentuale all’interno della quale è emerso che ad amare il teatro sono per lo più persone con un’età compresa fra i 55 ed i 65 anni. Altro dato su cui riflettere, sempre da fonte Doxa, è un forte aumento di spettatori nel sud Italia.

Quindi i giovani non vanno a teatro? Abbiamo avuto modo di parlare con l'amministrazione del Piccolo teatro di Milano – teatro d’Europa, fiore all’occhiello nostrano ed abbiamo scoperto che non è proprio così. Difatti il teatro milanese può vantare una statistica incredibile: un numero di abbonati all’altezza delle prime squadre di Serie A, oltre 23 mila. Di questi circa la metà (il 46%) sono giovani con un età al di sotto dei 26 anni.

Le statistiche servono certamente ad orientare, ma non riescono a dare, almeno in questo caso, un’immagine nitida dello status quo teatrale. Dall’osservazione empirica, che in questi cinque anni di attività abbiamo avuto sulla scena teatrale romana, in redazione siamo giunti ad una conclusione: vi è una forte mancanza di nuove sceneggiature. Ciò comporta un turbinio di versioni dei grandi classici del teatro, da Shakespeare a Pirandello passando per Cechov e Moliere, le cui opere vengono proposte e riproposte in tutte le salse, il più delle volte nemmeno così appetitose.

Sono molte le nuove realtà che cercano di produrre nuovi spettacoli ma che non trovano spazio nei cartelloni teatrali per via della mancanza di una figura fondamentale: l’impresario. Impresario, ovvero colui che crede in un progetto e decide di finanziarlo perché convinto di un suo possibile ritorno economico. Il trend oggi invece è quello di affidarsi a ciò che è già stato testato e che è garanzia di un minimo risultato, quello che basta a tirare i remi in barca ed andare avanti. Meccanismo questo che soffoca la possibilità di dar spazio a “cose” nuove. Per non parlare poi di quei teatri che puntano sul grande volto del piccolo e grande schermo solo per invogliare i fans a vedere il loro beniamino dal vivo in spettacoli a dir poco raccapriccianti.

Riguardo al prezzo dei biglietti invece? Abbiamo perso un po’ di tempo sui siti dei principali teatri italiani, inglesi e tedeschi. Nel nostro paese, facendo una media dai biglietti più costosi ai meno cari, la spesa a spettatore, si aggira intorno ai 20 euro, in Inghilterra invece è superiore e si attesta sui 25 euro, mentre nella patria di Brecht i prezzi in media sono al di sotto dei 20 euro. È quindi mai possibile che si tratti solo di una questione di soldi o di quanto lo stato si adoperi a finanziare o meno la cultura?
In una nazione come la nostra, dove tantissimi cittadini scelgono liberamente di spendere cifre spropositate per tante cose di cui potremmo ben fare a meno direi proprio di no. Oggi fumare due pacchetti di sigarette, sempre in media, costa più di 10 euro… qualche euro in più e la serata a teatro è fatta…

Ci sono molti spettatori che vanno a teatro ma che spesso rimangono delusi dagli spettacoli di cui abbiamo detto sopra e che quindi per lungo tempo scelgono altre forme di intrattenimento. Gli spettacoli degni di nota, intelligenti e in grado di rispondere alle esigenze del mercato in poche parole “belli”, li abbiamo sempre visti sold out o quasi, ma sono pochi. Quale cura quindi per il teatro? Non è affatto il solo andare a teatro, prima bisogna pensare a produrre nuovi spettacoli di qualità e soprattutto trovare il coraggio di dar spazio a quelle compagnie che fanno fatica a trovare un posto in cartellone: solo così il teatro può trovare una sua collocazione di rilievo nell’era delle serie tv!

 

Enrico Ferdinandi

6 marzo 2019

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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