Sabato, 27 Aprile 2024
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Grisélidis: quando la prostituzione diventa una missione umanitaria

Lo spettacolo inaugurale del Todi Festival 2017 affronta un tema scottante attraverso le memorie di una delle sue più note lucciole attiviste

Forse non tutti sanno, o immaginano, che il mestiere della prostituzione, oltre a essere il più antico del mondo, può diventare una vera e propria "arte, un umanesimo, una scienza" per chi lo pratica in modo intelligente, consapevole e con amore. Proprio come fece Grisélidis Réal, prostituta franco-svizzera, che divenne famosa in Europa lottando per ottenere diritti e dignità per lei e le sue colleghe. Dopo quasi trent'anni di attività, negli ultimi dieci anni della sua vita, Grisélidis si dedicò alla scrittura di poesie e di memorie che raccontano, in maniera decisamente scandalosa, aneddoti sul suo mestiere, mettendone a nudo tutti i lati più ignoti e umani. E' proprio attorno al suo primo libro, "Le noir est une couleur", quello in cui Grisélidis racconta la sua storia in modo onesto e diretto con toni quasi lirici e oscuri, che è stato costruito lo spettacolo portato in scena al Teatro Comunale di Todi per inaugurare la 31ma edizione del festival diretto da Eugenio Guarducci. 

Scritto da Coraly Zahonero della Comédie Francaise, il testo ha riscosso un enorme successo in Francia ed è pronto a riscuoterne altrettanto nel nostro paese: a interpretare sul palco la prostituta Grisélidis è un'inedita Serra Yilmaz, che lontano dalle scene dei film di Ozpetek attraverso i quali abbiamo imparato a conoscerla, si cimenta qui in un monologo in cui ad accompagnarla è solo il suono del sax, cui dà fiato in modo magistralmente commovente il bravissimo Stefano Cocco Cantini. Nei sessanta minuti in cui Serra descrive quella che è stata l'esperienza di Grisélidis con gli uomini, il pubblico ha la possibilità di aprire gli occhi su una sfumatura di mondo che viene sempre giudicata immorale, sporca, non umana, quella del sesso a pagamento, sebbene sia un mestiere creato dalla società stessa fin dai suoi albori.

Perché gli uomini cercano l'appagamento sessuale o anche l'amore al di fuori del tetto coniugale? Chi sono i clienti che si rivolgono a Serra-Grisélidis per avere un po' di quel calore che a casa viene loro negato? E soprattutto, chi sono le prostitute? Serra Yilmaz mette a nudo la natura di Grisélidis in tutta la sua schietta umanità e carica di quei sentimenti che si credono avulsi a una prostituta: racconta, senza peli sulla lingua, come vogliono essere toccati i suoi clienti, quali sono le loro richieste e come vive ogni volta il rapporto con questi uomini che vanno da lei a mendicare un po' di quell'amore che hanno perso o che non hanno mai avuto dalle loro compagne di vita.
Proprio per capire perché i suoi clienti avessero bisogno di lei, Grisélidis cerca di mettersi nei loro panni senza giudicarli ma cercando di comprenderli, perchè dietro ogni loro richiesta c'è un motivo profondo e reale, una storia che li ha condotti a lei. E' così che Grisélidis, quasi a voler psicanalizzare gli uomini, diventa per i suoi clienti non solo l'amante, la femme fatale ma anche e soprattutto la madre e l'amica che li avvolge con il suo calore al punto che, dopo il rapporto, loro non vorrebbero più lasciarla.
E' sicuramente un monologo forte e non adatto a tutti i palati quello che la Yilmaz mette in scena: riesce a restituire sul palco il vero lato della donna Grisélidis, le sue idee e le sue lotte, la sua passione per la vita e per il suo mestiere ma anche i suoi momenti di sconforto cui, però, non ha mai permesso di prendere il sopravvento, restando sempre legata alla sua missione umanitaria verso gli uomini. Eppure proprio per la sua crudezza e schiettezza, il testo di Zahonero, qui tradotto dalla stessa Yilmaz e adattato da Alberto Bassetti, affronta un argomento che resterà sempre attuale finché non si cercherà di trovare una soluzione alla prostituzione che, come la storia insegna, non sparirà mai, per questo sarebbe meglio tutelare tutte quelle donne che, come Grisélidis, mai per scelta ma sempre per ragioni più profonde, sono costrette a guadagnarsi da vivere stando sul marciapiede e che sono considerate ancora un male e non una conseguenza di una società malata.


Diana Della Mura

27 agosto 2017

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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