Giovedì, 18 Aprile 2024
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The Effect l’effetto non previsto

Recensione dello spettacolo “The effect, in scena al Teatro Sala Umberto dal 17 al 29 Aprile 2018

 

Cosa è il cervello? Se lo estraiamo dal corpo come un qualsiasi altro organo, la risposta sembra evidente: è tessuti, sangue, cellule. Difficile concepire come quanto in noi è intangibile risieda in aree specifiche. Pensiero, sensazioni, emozioni, sentimenti? Null’altro che reazioni chimiche, passaggi di elettricità. L’anima? Un chilo e mezzo di materia viscida e molliccia.

Due giovani, Connie (Sara Putignano) e Tristan (Giuseppe Tantillo) si prestano, dietro compenso, alla sperimentazione di un nuovo psicofarmaco. Soggetti diversi: lei è insicura e (e perchè) riflessiva, lui irruento e istintuale. Mentre, coll’avanzare del protocollo, i dosaggi del farmaco aumentano, fra i due ragazzi esplode il sentimento. Ma è amore? Al contempo Lorna, la responsabile dell’esperimento (Alessia Giangiuliani) e Toby, il direttore del laboratorio (Alessandro Federico) sono divisi dalle diverse posizioni nel dibattito etico sulla positività della farmacologia, ma soprattutto dalle memorie dolorose di una passata, infruttuosa, relazione, che ha condotto lei ad un malriuscito congelamento dei sentimenti.

“The effect” è costruito su un paradosso. Se ogni moto dell’animo attiene alla nuda fisiologia, cosa succede alterandone i processi? Se costruissimo un “viagra della felicità”, questa sarebbe vera? Se (una volta sarebbe stato un elisir) una molecola chimica può dirottare le traiettorie, che vorremmo imperscrutabili, del nostro cuore, si potrebbe chiamarlo amore? E poi: la vita, intesa come album di esperienze, è solo un elenco di effetti collaterali da bugiardino? E infine, ovviamente: perché siamo ciò che siamo? Esiste un’identità oggettiva o siamo solo il prodotto di condizionamenti esterni? Insomma: le novità della scienza forniscono materia per nuove storie, ma se dal paradosso si parte, necessariamente si arriva a Pirandello. Nuova la maschera, ma dietro essa si cela sempre la follia.

Il leit motiv del testo di Lucy Prebble è la dualità lacerante. Perché due sono gli emisferi del nostro maledetto cervello. La depressione come malattia o inclinazione dell’animo; il freddo, rasserenante pragmatismo o la dolorosa strada del sentimento; vivere nel presente o costruire il futuro; la verità o l’illusione; l’essere o il non essere (lo ha già detto qualcun altro?).

Lucy Prebble, la giovane autrice britannica (classe 1981), ha senza dubbio una gran bella penna. “The effect”, vincitore del Critic's Circle Award 2012 come Best New Play, è un testo moderno, profondo, ricco di tematiche stratificate su vari piani di lettura, scritto peraltro con evidente competenza della materia. La drammaturgia è efficace: ben architettato il contrappunto fra i personaggi e la costruzione delle situazioni, le modulazioni e i cambi di registro creano un insieme armonico, attentamente dosato è il crescendo.

Il testo, così pregno, si candida quindi a prevalere. E questo sembra voler perseguire la regia di Silvio Peroni, con un allestimento asettico e scarno fino all’essenziale. Ma ecco l’effetto inatteso. Quando il discorso della Prebble sembra voglia monopolizzarci e condurci sui sentieri della riflessione, irrompe l’emozione. Perché sul palco ci sono degli attori. Bravi. Se sicuramente si sono apprezzate la composta misura di Alessandro Federico e la trascinante verve di Giuseppe Tantillo, per la personale inclinazione di chi vi scrive, corde usualmente silenti hanno vibrato per l’intensissima rappresentazione del dolore esistenziale da parte di Alessia Giangiuliani, mentre il cuore si è scaldato per la vittoria della fragilità sensibilmente ritratta da Sara Putignano.

Tra recitazione e testo si è creato un ulteriore, non preventivato, dualismo. È il Teatro allora a dare risposta alle domande poste da Lucy Prebble. Si può discettare anche con fondatezza di argomenti e prove di oggettività sul presunto meccanicismo dell’anima. Ma, quando le luci calano sulla platea, l’Atto di un Atto-re perpetua l’insondabile prodigio dell’emozione. E l’arte non è un farmaco.

 

Valter Chiappa

19 aprile 2018

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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