Lunedì, 29 Aprile 2024
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L'albergo dei poveri secondo Massimo Popolizio: Dio, verità e morte nella Russia underground di fine '800

Recensione dello spettacolo L'albergo dei poveri in scena al teatro Argentina dal 9 febbraio al 3 marzo 2024

 

Prima nazionale del nuovo lavoro di Massimo Popolizio, la sua ottava regia, prodotta dal Teatro di Roma e dal Piccolo di Milano. Il testo letterario dell'affermato scrittore russo Maksim Gor'kij racconta un mondo sotterraneo di derelitti umani e sociali, falliti e dimenticati, che anelano a riemergere, senza avere i mezzi per farlo, o si aggrovigliano tra loro con liti, intrecci casuali e gesti estremi di disperazione. “L'onore e la coscienza sono solo per i padroni, per chi comanda.” si dice tra le righe.

Un testo molto complesso e difficile da rappresentare, sfida che Popolizio si carica sulle spalle e vince, rendendo pieni, vivi, tridimensionali quei personaggi e i loro tumulti interiori. Lo contraddistinguono il solito coraggio e originalità nelle scelte, la sicurezza di mezzi e intenzioni, il sarcasmo, la densità umana e il brio dell'arco narrativo scenico. Il primo regista a portare tale opera in scena nel 1902, col titolo originario “Bassifondi”, fu nientemeno che Kostantin Stanislavskij, il grande pedagogo e regista, scrittore e fondatore del “Metodo”.  Lo stesso Strehler poi nel 1947 inaugurò “Il Piccolo” proprio con quest'opera, dando allo spettacolo il titolo attuale.

Nella versione in scena oggi all'Argentina, s'assiste ad un lavoro certosino del regista e dei sedici attori. Il focus è sui caratteri, sulla parola espressiva e su azioni sceniche impreziosite dalla guida del maestro Michele Abbondanza, coreografo e ballerino d'altissimo livello e forza espressiva. I movimenti passano dalla leggiadria volatile al peso specifico di corpi che trasmettono fatica e disorientamento d'una vita arrancata e di stenti. Tutto ciò viene trasmesso dall'ambiente freddo, apocalittico e sotterraneo da cui non si può fuggire. Lo sottolineano luci scialbe, costumi e colori d'una scenografia che con i suoi “praticabili" di legno segue lo stile scenografico russo. L'effetto visivo e atmosferico è quindi di squallore e straniamento, ovunque prevalgono le tonalità dei grigi.

Il contesto storico rappresentato sul palco evidenzia un chiaro “humus” russo, segnato tra l'altro da temi filosofici e legati all'esistenza, caratteristici dei grandi scrittori russi a cavallo tra '800 e '900.  Si tratta di argomenti che vengono prima indagati a bocconi angusti e indigesti dai personaggi e poi lasciati scivolare nell'oblio per un'impotenza umana fatalista.  Ogni tanto fa capolino l'amore, si gioca alcune cartucce per poi svanire anch'esso nell'oblio dell'incompiutezza.  I personaggi si raccontano a turno, in una lenta giostra che gira senza direzione, la storia è minima e semplice, non ha sviluppo, non si evolve se non per la comparsa del personaggio di Popolizio, che da pellegrino, forse profeta, a tratti redentore e consolatore di questi straccioni incapaci di gestirsi, sembra accendere luci e speranze nel dormitorio. 

Altri temi caldeggiati in questa vicenda sono l'esistenza di Dio e cosa essa possa significare per chi abbia perso tutto. In secondo luogo il contrasto tra verità e mezogna: emerge nel dibattito dei personaggi, come dubbio cosmico nel quale cercano di camuffarsi, si confondono, si autoconvincono su d'un tappeto d'illusioni.  Ma la stranezza di questi “poveri cristi” consiste nel cercare una comprensione ultima della loro realtà, una rilettura inutile per chi viva nell'ossimoro di non aver nulla e sia votato solo alla sopravvivenza, sofferenza, lite casuale e costante con l'altro. L' autore di questa riduzione teatrale, Emanuele Trevi, lavora a stretto contatto col regista. Allo scopo di sfaccettare meglio i personaggi egli incorpora nella stesura anche stralci di altri autori russi. Alla fine è l'alcool la sola speranza, nonché ricerca costante di questi uomini?  L'alcool, unica metaforica via d'uscita dall' “albergo per poveri”, è palliativo di vita atto a dimenticare ogni sofferenza.  E' proprio “la madre vodka” l'unica as-soluzione del proprio fallimento?

 

 

Demian Antonio Aprea

27 febbraio 2024

 

 

informazioni

dal 9 Febbraio al 3 Marzo 2024

Teatro Argentina

 

L'ALBERGO DEI POVERI

Regia : Massimo Popolizio

Riduzione teatrale : Emanuele Trevi

Movimenti scenici: Michele Abbondanza

Con: Sandra Toffolatti, Raffaele Esposito, Michele Nani, Giovanni Battaglia, Aldo Ottobrino, Giampiero Cicciò, Francesco Giordano, Martin Chishimba, Silvia Pietta, Gabriele Brunelli, Diamara Ferrero, Marco Mavaracchio, Luca Carbone, Carolina Ellero, Zoe Zolferino 

 

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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