Venerdì, 26 Aprile 2024
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Wonder: il film di Stephen Chbosky convince!

#recensione: Wonder - 2017 - regia di Stephen Chbosky
 
Il film narra le gesta di August "Auggie" Paulman, un bambino ossessionato dallo spazio e da Star Wars, affetto da una gravissima malformazione facciale che, dopo ben 27 interventi chirurgici, non gli permette ancora di vivere una vita allo stesso livello dei suoi coetanei. Ragione, questa, per cui indossa spesso un casco da astronauta, non frequenta la scuola, ma fa lezione di scienze con la madre e vede come unici amici veri e punti di riferimento il suo cane Daisy e alcuni personaggi che sono entrati nel suo immaginario, come per esempio Chewbecca.
 
I genitori, Nate e Isabel, vivono un vero e proprio calvario a tal punto che Isabel ha rinunciato alla sua tesi di laurea come illustratrice per bambini (appena dopo la nascita del piccolo) e il padre è visibilmente in una condizione di stress e difficoltà. Olivia o, per meglio dire, Via è la sorella che si confronta con i problemi del liceo, una migliore amica che non le parla più ed ovviamente la solitudine dovuta alla grandissima attenzione per Auggie. Per il bambino inizia la scuola media, lì dovrà confrontarsi con alcuni bulli...
 
Questa è la trama di un film girato con ottima consapevolezza. La carica emotiva di ogni singolo personaggio è ben gestita, eccezion fatta per il padre che, nonostante l'ottima interpretazione di Owen Wilson, risulta essere un personaggio non troppo sviluppato e un filino sotto le righe sebbene un'azione in particolare che lui si trova ad un certo punto costretto a compiere alle spalle di suo figlio (e che scopriremo solo verso il finale) sia fondamentale per lo scorrere della trama. I vari punti di vista delle persone intorno ad Auggie non sono gestiti affatto male e risultano avvincenti per tutte le quasi due ore di durata. Il lavoro in generale dietro la macchina da presa si discosta parzialmente da alcuni prodotti hollywoodiani aventi come nucleo centrale argomenti di questo tipo.
 
Quel che il regista, Stephen Chbosky vuole filtrare è un chiaro messaggio di speranza e pace. La pellicola, inoltre, non va mai a scadere nel banale. Certo, sa di già visto, ma è un già visto affrontato sotto un'ottica di grande ottimismo. Il finale poi è meraviglioso e più che giusto nel contesto. In alcune parti sembra quasi che il ritmo del film venga allungato un po' troppo però e un allungamento funzionale a farci capire meglio cosa stia succedendo nella vita di Auggie.
 
Una scena, di cui ovviamente non dirò nulla ma che riguarda uno dei suoi compagni di classe, è forse la più evocativa e piena di significato dell'intero film e fa riflettere molto sia sulla diversità sia sul modo di fare di molti ragazzi d'oggi per denunciare un atteggiamento di ignoranza e quasi cattiveria, seppur alcune volte ingenua poiché perpetrata da dei bambini.
 
Ma allora la domanda da porsi è: Wonder è un film perfetto? Ovviamente no, ma è superiore alla media di molti altri film e serie TV come per esempio la serie 13 targata Netflix. Un difetto risiede nel fatto che non trovo convincente la durata del film che avrebbe potuto essere un po' più diluita dal momento che, a lungo andare, potrebbe risultare un po' pesante. Altro aspetto negativo è proprio uno dei suoi punti di forza, ovvero, i rapporti che intercorrono tra Auggie e i suoi coetanei perché alcune volte non si capisce di preciso dove vogliano andare a parare. Terzo anello debole della catena è il fatto che avremmo preferito un maggiore approfondimento sulla figura del padre, Nate, interpretato abbastanza bene ma poco indagato dal punto di vista psicologico.
 
In sostanza, Stephen Chbosky, autore del libro ispirato al film e già regista dello splendido "Noi Siamo Infinito", prende con ottima consapevolezza il timone alla regia per confezionare un prodotto molto ben riuscito facendo leva su una tecnica narrativa utilizzata al cinema con "la ragazza del treno" e in campo editoriale nell'intera serie del trono di spade e la saga distopica di Divergent, ovvero i punti di vista (in questo caso di Auggie e della sua famiglia) donando allo spettatore non solo una grande soddisfazione nell'avere un quadro completo della vicenda ma anche una sensazione di sorpresa per aver inserito due punti di vista in particolare.
 
La vera, grandissima, sorpresa però è stata Jacob Tremblay nei panni di Auggie. Un attore sensazionale che ritorna a delle interpretazioni di enorme livello dopo l'interessante room e il bellissimo Somnia. Owen Wilson da una più che discreta interpretazione di Nate: padre gentile, adorabile, "stronzetto" in modo da creare alcuni lievi siparietti comici che non vanno a stonare con il ritmo del film. Un ruolo che lo vede molto in difficoltà. In difficoltà però è anche lo spettatore a vedere le cose dal punto di vista di Auggie perché il padre, come già detto, non è propriamente approfondito come personaggio e verso il finale si ha l'impressione che la conclusione della sua storia sia stata un po' frettolosa.
 
Julia Roberts è... Beh è Julia Roberts. La sua presenza sul grande schermo non è più così frequente proprio perché vuole recitare solo in prodotti che possano attirare la sua attenzione per i temi trattati e Wonder ne è un perfetto esempio, tanto che ha confezionato un'interpretazione di tutto rispetto calandosi profondamente nella parte. Ottima anche l'interpretazione della sorella, Via, la quale ha fatto di tutto pur di assecondare il fratellino e far calare al tempo stesso noi spettatori nel suo effettivo dramma e due scene in particolare che riguardano lei sono molto commoventi.
 
Wonder è un film di cui consigliamo caldamente la visione... sicuramente non in momenti delicati.
 
VOTO: 8
 
 
 
Nicolò Ferdinandi
27 dicembre 2017

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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