Lunedì, 29 Aprile 2024
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Uomini targati Eva: nell’officina del Teatro Roma il divertente tentativo di riparare la propria vita

Recensione dello spettacolo Uomini targati Eva, di Pino Ammendola e Nicola Pistoia. Con Fabio Avaro, Enzo Casertano, Giuseppe Cantore, Lallo Circosta, Ramona Gargano. Regia di Silvio Giordani. In scena al Teatro Roma dal 5 Novembre 2019 al 17 novembre 2019

 

In un’officina di Pronto intervento ACI, tre meccanici trascorrono il loro noioso turno in una piovosa nottata di Ferragosto. Il loro unico passatempo consiste in uno stanca sfida a carte tra “Ciccio” (Fabio Avaro) e Pino (Giuseppe Cantore), mentre Nicola (Enzo Casertano), il “ragazzo” aiutante, tenta senza successo la riparazione di una moto.    Quest’ultimo è in realtà un uomo di mezza età innamorato della Ferrari e di Schumacher, con alcune “bizzarrie” comportamentali che lo rendono un tipo molto originale.

Ad imprimere un’improvvisa virata alla monotonia delle loro vite, sarà Eva (Ramona Gargano), la procace ragazza veneta proprietaria della moto in riparazione, ancora stordita per la fine improvvisa della relazione con il suo ragazzo, Franco, sorpreso con la sua migliore amica. Il modo di fare ammiccante di Eva, unito al suo desiderio di vendetta nei confronti del suo ex, darà vita ad una goffa e divertente rivalità tra i tre amici per accaparrarsi le attenzioni di Eva...fino al ritorno improvviso di Franco (Lallo Circosta). Il classico copione della vita, in cui l’uomo tenta di sfruttare con ogni mezzo una ghiotta occasione con una ragazza piacente, è solo il veicolo per cogliere il nucleo centrale della vicenda, caratterizzata da importanti risvolti dai quali emergono storie personali “difficili”. Eva è molto di più di una semplice ragazza affascinante: ella rappresenta il riscatto di ognuno di loro per una vita che li ha traditi e mortificati. Ciascuno dei tre meccanici cerca in lei il brivido mancato e la risposta alla richiesta mai ascoltata di affetto e comprensione. Pino è padre di un ragazzo avuto da una storia sbagliata con una donna tedesca, che da tre anni gli impedisce di vedere il figlio: in lui il desiderio sessuale verso Eva si dirada molto presto per far posto ad un bisogno di consolazione e di intimità.

Nicola, invece, proviene da un’esperienza traumatica che cerca di metabolizzare ripetendo spesso che è stato un incidente: involontariamente uccise il padre in carrozzeria sotto la pressa. Egli a suo modo è elettrizzato dalla presenza di Eva che sembra essere la sola a valorizzarlo e comprenderlo: non è un caso che solo dopo averla conosciuta, Nicola inizia a pretendere rispetto dagli altri. Alla purezza dei due uomini, si contrappunta, invece, la superficialità di Ciccio, l’unico a vedere Eva come oggetto squisitamente sessuale. Egli sembra cercare prevalentemente una rabbiosa rivalsa nei confronti della moglie nei confronti della quale non c’è più amore, e la sessualità è ormai assente da quattro anni. Anche Eva, a ben guardare, vive interiormente la propria sofferenza causata dalla mancanza della sua famiglia di origine, ed in particolare del padre, dalla quale si è distaccata per seguire Franco a Roma. 

Il regista Silvio Giordani, coerentemente con il suo credo artistico, sceglie di dirigere una commedia che, oltrepassando la comicità pura, offre al pubblico spunti di riflessione. Interessante e riuscite le definizione dei contorni dei personaggi, diversi nella personalità ma accomunati dalla criticità delle loro storie personali, ben nascoste dalle apparenze. Particolarmente caratterizzato il personaggio di Nicola, la cui spiazzante estemporaneità   nasconde una grande sofferenza. A tal proposito, significativo risulta essere il momento in cui egli, quasi per voler nascondere a se stesso la realtà, finge di telefonare al padre, già deceduto. La poliedrica drammaturgia di Pino Ammendola e Nicola Pistoia, pur avendo ben comunicato il sapore agrodolce della commedia, non appare tuttavia rimandare la sensazione di corposità. La scrittura, infatti, sembra collocarsi in una via mediana posta tra soluzioni comiche, non sempre originali, e uno sguardo introspettivo che, in virtù della sua densità, meritava forse un maggior approfondimento. La recitazione, comunque apprezzabile, ha rimandato la sensazione di aver parzialmente risentito di tale indecisione narrativa che ha trattenuto i protagonisti dall’ esprimere al meglio l’anima dei personaggi. È mancato cioè quel tocco di ruvidità recitativa che riflettesse appieno la visceralità dei protagonisti: la stessa visceralità che invece abbiamo apprezzato lo scorso anno in Fabio Avaro con Storie Bastarde. Decisamente riuscita la scenografia, in termini di attinenza alla realtà e cura del dettaglio che, unitamente ai costumi, ha contribuito non poco a restituire identità al lavoro teatrale.

La rivedibilità di alcuni elementi non ha impedito alla commedia di essere divertente e godibile, apprezzata, quindi, da un pubblico soddisfatto e discretamente numeroso.

 

 

Simone Marcari

15 novembre 2019

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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