Martedì, 14 Maggio 2024
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In questo periodo di emergenza La Platea vuole contribuire con il suo psicoterapeuta Simone Marcari. Nasce così la rubrica #inascolto che, con tre appuntamenti settimanali, ha lo scopo di aiutare i nostri lettori ad affrontare al meglio questi giorni in casa, contrastando l'ansia, lo stress e tutte le problematiche che questo duro momento sta portando a tutti noi. 

Se avete domande potete commentare in calce all'articolo, sui nostri social o mandando una mail a redazionelaplatea@gmail.com 

 

 

Presentazione della rubrica #inascolto

 

 

 

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Sono ormai 48 anni che il 27 marzo viene celebrata "La Giornata Mondiale del Teatro", da quando a Vienna, nel 1962, durante il IX congresso mondiale dell’istituto internazionale del teatro, su proposta del regista finlandese Arvi Kivimaa viene istituita questa ricorrenza 

Sin dalla prima edizione, viene richiesto ad una personalità del mondo dell’arte di lanciare un messaggio per celebrare questo giorno.

Il primo di questi messaggi fu affidato alla voce saggia di Jean Cocteau, che in un momento storico delicato, altalenante fra i tragici postumi del conflitto mondiale e la guerra fredda incombente, affida al teatro una missione ambiziosa:

«Le nazioni, grazie a queste Giornate Mondiali di Teatro, alla fine, diventeranno consapevoli del reciproco patrimonio culturale e lavoreranno insieme nella grande impresa della pace».

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Danni per oltre dieci milioni di euro. Quasi diecimila spettacoli rinviati. Piccoli e medi teatri che rischiano il fallimento da qui a fine stagione. Lo scenario che si sta delineando per gli addetti del settore teatro non è di certo il più roseo. È ancora presto per fare previsioni a lungo termine ma i dati che abbiamo ad oggi non sono confortanti. Intanto da una settimana a questa parte i più importanti teatri del nord, fra cui la Scala di Milano il Regio di Parma la Fenice e il Goldoni di Venezia il Teatro Regio di Torino, il Verdi di Padova (nella foto), il Carlo Felice di Genova, il Filarmonico di Verona e il Comunale di Bologna sono chiusi. Per non parlare di tutti i teatri off per i quali la buona riuscita di una stagione, in termini di pubblico, è spesso fondamentale per rimanere vivi.

I primi bilanci parlano chiaro, come ha dichiarato il direttore artistico del Piccolo di Milano, Sergio Escobar che oltre ad aver invocato maggiore razionalità, quindi a non cedere al panico, ha affermato che in questi giorni sono stati “persi” oltre seimila spettatori per un mancato incasso di 92mila euro.

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Occuparsi di critica teatrale significa molte cose: avere l’opportunità di esercitare la propria capacità di giudizio, crearsi un gusto ma imparare a non fidarsi solo di quello nella valutazione, godere del privilegio di avere accesso a ciò che c’è dietro uno spettacolo. Capita, quindi, di incontrare tanti professionisti e artisti. Con alcuni di loro, nel tempo, si sviluppa una certa familiarità: così le mansioni, i ruoli, addirittura i personaggi diventano persone. Quando si è particolarmente fortunati, senza che questo infici la libertà di azione o pensiero nel rispetto del reciproco lavoro, c’è persino il rischio di diventare amici.

Tra gli altri, mi è successo con Gabriele Paupini: giovane regista, ma anche attore e traduttore, conosciuto in occasione di una sua rappresentazione - Yukonstyle - all’interno del circuito romano off di quella bolgia teatrale che è Roma. Ci siamo incrociati per caso durante spettacoli di altri, scambiati idee, consigli e suggerimenti musicali. Un rapporto intellettualmente stimolante che non si è interrotto nonostante il suo recente trasferimento in Francia. Dove tutt’ora risiede per frequentare il master Création en spectacle vivant, diretto da Laurent Berger, presso l’università Paul-Valéry Montpellier III.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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