Venerdì, 26 Aprile 2024
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La ricerca di purezza attraverso il rigore nella sperimentazione teatrale de “La nuova abitudine” di Claudia Castellucci

Recensione dello spettacolo La nuova abitudine, in scena il 13 e 14 novembre 2021 al teatro studio Borgna - Auditorio Parco della musica di Roma nell’ ambito della rassegna Romaeuropa festival

 

Il teatro studio Borgna è la sala più piccola e forse quella più nascosta dell’ Auditorium Parco della musica di Roma; ci si arriva attraversando un lungo corridoio, il palco è addossato alla platea, gli spettatori possono toccare lo spettacolo. Il palco all’ ingresso è vuoto, pulito, non ci sono quinte, ma solo un tenda di tessuto leggero che contorna la scena e la ricama, la forma c’è, ma è indelebile. Le luci si abbassano, ma non si spengono e dietro arrivano le voci che intonano canti, in una fila ordinata entrano dieci persone, quattro di loro, tutti maschi si dispongono sulla destra del palco dinanzi alle aste dei loro microfoni sottili. Gli alti sei artisti, tre uomini e tre donne occupano il fondo del palco in modo equidistante e iniziano a danzare seguendo la forma del canto.

Si potrebbe continuare a raccontare con una modalità descrittiva assolutamente rigorosa tutti i cinquantacinque minuti di “La nuova abitudine”, spettacolo di Claudia Castellucci, ballo della Compagnia Mòra con i cantori del Coro di musicAeterna. 

Lo stesso rigore di cui parla la Castellucci, fondatrice insieme a Romeo Castellucci e Chiara Guidi della  “Socìetas Raffaello Sanzio”,  compagnia caratterizzata da un forte sperimentalismo di matrice avanguardista, che  da sempre popone un tipo di lavoro teatrale che cerca dentro la pratica del teatro i segni che la contraddistinguono  e la  destruttura;  scioglie i caratteri classici del fare teatro, ne cerca i segni qualificanti e li mostra puliti da ogni interpretazione. 

Rispetto al rigore la Castellucci afferma; «Il rigore è un modo di essere liberi. Per far sì che il fatto artistico diventi massimamente trasparente, bisogna sottoporsi a uno schema, che significa ordine, che proviene da una decisione personale e intima. Lo schema della danza è un tutt’uno con la parola ritmo, nell’antica Grecia erano sinonimi. La danza è una visione del mondo che lo orienta e che propone un ordine. In questo senso il rigore libera, se l’arte è grande».

“La nuova abitudine” è uno spettacolo rigoroso dove  i ballerini danzano sugli inni interpretati da un coro di rara musica liturgica ortodossa. La compagnia di danza di tradizione occidentale, formata da Sissj Bassani, Silvia Ciancimino, Guillermo De Cabanyes, René Ramos, Francesca Siracusa, Pier Paolo Zimmermann, non si pone l’ obiettivo di entrare nella liturgia dei canti liturgici proposti dai quattro cantori: Ivan Gorin, Kirill Nifontov, Aleksei Svetov, Artem Volkov. La coreografia ha l’ unico scopo di muoversi sulla forma dei canti, non c’ è alcun altro tentativo se non quello di restare sul piano della pura rappresentazione. 

E la “ricerca di purezza” della Castellucci ne “La nuova abitudine” arriva tutta, lo spettatore è coinvolto nello stesso stato emotivo straniante e discreto che lo spettacolo vuole proporre.

Colpisce ad esempio la quasi totale assenza di  rumore dei piedi che si spostano sul palco, anche quando i danzatori sono costretti a agire movimenti che potremmo definire “rumorosi”, la punta della scarpa che batte sulle assi di legno, il piede che cadendo per terra dopo una verticale tuona leggermente; ecco nessun rumore, a parte il canto del coro. Non a caso la Castellucci afferma l’utilizzo della tecnica  della  “danza intuitiva, con una assimilazione che vuole mantenersi spettatrice, con discrezione e riguardo. Una nuova abitudine, un abito nuovo”. 

Appunto.

I canti che ci vengono proposti sono  canto Znamenny, un antico canto liturgico ortodosso, di impronta greca, che si fonde con la tradizione rurale della musica russa, canti differenti da quelli della tradizione liturgica russa. Con una forma più “mansueta” e lineare, una tela su cui danzare con il corpo immagini che non possono che essere le stesse viste in questo spettacolo. 

Inaugurato al Festival delle Colline Torinesi “La nuova abitudine” propone con garbo l’ instancabile lavoro di sperimentazione della Societas e di Claudia Castellucci, Leone d’Argento alla Biennale Danza 2020, che forse può raccontare meglio di qualsiasi parola la frase di Pavel Aleksandrovič Florenskij, teologo e teorico che la Castellucci definisce uno dei suoi maestri.

“Se non comprendiamo che ogni atto di cultura è verità, non saremo in grado di riconoscergli dignità interiore e vera umanità”.

 

 

Barbara Chiappa

14 novembre 2021

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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