Giovedì, 05 Dicembre 2024
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Sia sulle pagine della nostra autorevole rivista che in ambiti differenti, mi sono spesso ritrovata a riflettere su quanto il Teatro Ragazzi, la Teatroterapia e altrettanto la Logoteatroterapia possano avere un impatto fortemente positivo nei confronti dell’età evolutiva e delle fragilità che essa esprime. Dalla frenesia dei tempi moderni nei quali viviamo all’eccessiva esposizione delle giovani generazioni a beni di consumo quali smartphone e tablet; da modalità educative disfunzionali o quantomeno discutibili alla reclusione dovuta alla scorsa pandemia (e molto altro ancora), molteplici sono le cause di vari disturbi comportamentali che negli ultimi anni tengono in scacco una significativa porzione delle giovani generazioni.

Con il termine “Disturbi del Comportamento” ci si riferisce a quella condizione nella quale bambini e adolescenti mostrano comportamenti aggressivi, difficoltà a regolare le proprie emozioni, scarsa empatia e quasi nullo rispetto nei confronti delle regole fornite dagli adulti. All’interno di questo ampio spettro si colloca il Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP) che si esprime con comportamenti collerici, aggressivi, polemici e sfidanti. Le sue manifestazioni appaiono in diversi contesti e l’individuo che ne è soggetto è sempre preda di un umore irritabile e denso di emozioni negative (fonte: Muratori, Papini – Erickson 2023).

Damiano, 13 anni. Lorenzo, 12 anni. Elettra, 11 anni. Andrea, 9 anni. Pietro, 6 anni. Mariastella, 5 anni (tutti nomi di fantasia). In differenti luoghi e contesti ho incontrato questi bambini e ragazzi. Di diverse età, differenti percorsi scolastici, diverse famiglie e luoghi di provenienza. Ma avevano tutti un tratto comune: comportamenti oppositivi con i quali relazionarsi con gli adulti, il gruppo dei pari e l’ambiente. Ciascuno di loro esprimeva il disagio in un modo proprio. Lorenzo mostrava rabbia verso tutto e tutti; Damiano tendeva a ritrarsi come un paguro nella conchiglia; Elettra pronunciava in continuazione frasi svalutanti il lavoro e il gruppo dei pari; Pietro dava le spalle o stava tutto il tempo a braccia conserte e gli occhi fissi sul pavimento; Mariastella si rifiutava di dire persino “ciao” a chi la salutava con un sorriso. E così via.

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Dopo :il ‘ Caruso’  e quello “Una vita per la musica” il vocal coach riceve il premio ‘Thomas Schippers’

Qualche mese fa, proprio per questa pagina,  avevamo a lungo intervistato il Maestro Massimo Iannone, un vocal coach conosciuto in Italia, ma popolarissimo all’estero.

Con piacere abbiamo appreso che il 30 settembre verrà insignito del premio  “Thomas Schippers”, all’interno del Menotti Art Festival. Quasi una ulteriore conferma  del valore di questo musicista preparato ed appassionato.

Schippers, americano, è stato una figura importantissima per la musica del Novecento. Ma soprattutto uno dei pilastri su cui poggiò le basi il festival di Spoleto.

Bambino talentuosissimo, tanto da prendere la licenza liceale a soli 14 anni, si distinse da subito  come pianista .Frequentò la mitica Juilliard School of Music a New York e l’Università di Yale, dove studiò composizione con Paul Hindemith.

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E’ morto William Orlandi, scenografo di talento, che ci ha accompagnato per tanti anni con produzioni di grande gusto, eleganti, raffinate, costruite con professionalità, tenendo conto dei bisogni dei cantanti, delle richieste dei registi, ma prima di tutto del pubblico.

Uno che non aveva bisogno di sottolineare, che non scappava dalle indicazioni della trama solo per far capire che esisteva.

Un autentico artista, in cerca di passione più che di copertine.

L’esordio in un’opera di Menotti a Trieste, nel 1978: ‘L’ultimo selvaggio’. Un battesimo di fuoco, perché il regista era lo stesso compositore. Nel cast, l’esordio di una primadonna come Luciana Serra , la presenza di grandi della scena come Ermanno Lorenzi, caratteristi come Vito Susca, che aveva cantato con la Callas e nomi dal luminoso futuro come Carlo Bini.

Insomma c’era tutto per sentirsi intimoriti.

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Tiriamo le fila dell’indagine sullo stato dell’opera in Italia.

 

La nostra inchiesta sul mondo dell’opera in Italia si avvia alla conclusione.

Che non vuol dire che abbiamo finito, ma solo che si sono concluse le stagioni teatrali 2023 24.

 

Pensiamo sarà interessante prendere in esame i futuri calendari, per capire anche se le indicazioni del Ministro Sangiuliano sono state  prese realmente in carico e da chi, ma anche per vedere se ancora una volta ci siamo solo parlati addosso e nulla cambia, con i soliti tiratori liberi che pensano di poter non seguire le regole che valgono per gli altri

Certamente, però, a questo punto  nessuno potrà nascondersi dietro un ‘non lo sapevo’.

Non gli agenti, non i sovrintendenti ed i direttori artistici. Che ovviamente avevano la situazione chiarissima davanti agli occhi, ma che adesso  sanno che anche noi pubblico conosciamo qualche sfumatura in più di una situazione quanto mai ingarbugliata.

Non i cantanti, alle volte finti ingenui.

Non i politici che magari non avevano ben capito quanto questa situazione sia penalizzante per i giovani talenti.

Non gli amministratori coinvolti, che comunque sono garanti e responsabili della gestione delle fondazioni liriche.

Questa inchiesta è poca, pochissima cosa.

Forse solo uno spunto per invogliare ad approfondire certe situazioni apparentemente inspiegabili e per chiederci se in qualche cartellone Passione ed Arte non siano state sostituite da  Calcolo ed Interessi .

Naturalmente viviamo in un mondo reale, di compromessi, di bilanci e di economia. 

Ma sono comunque importanti chiarezza  e trasparenza e ci piacerebbe molto essere stati anche minimamente utili, ponendo qualche domanda che,  anche senza una autentica risposta, focalizzi l’attenzione su  questioni sulle quali troppo spesso si è sorvolato.

 

Chiudiamo quindi da dove siamo partiti: i festival estivi.

Avevamo iniziato da Verona e chiudiamo con altri due eventi importanti: il Festival Puccini a Torre del Lago e la stagione estiva di Macerata.

Questo è l’anno del centenario pucciniano.

Il Festival di Torre del Lago, nonostante tagli il traguardo della  settantesima edizione non è mai riuscito realmente a decollare, ma ormai da anni occupa le pagine della stampa per una serie di criticità, supposte o reali: lo scorso anno il maestro Veronesi diresse bendato per contestare una regia; qualche mese fa  partirono polemiche sulla gestione delle spese e sulle iniziative  che non prendevano forma; poi ci sono stati  i malumori per la nomina dei maestri Diego Basso e Federico Pupo nel componenti del Comitato promotore delle celebrazioni pucciniane come“esponenti della cultura e dell’arte musicale italiana ed europea, esperti della vita e delle opere di Giacomo Puccini”.

Ogni nomina importante suscita sempre clamore ed in questo caso si andavano a sostituire Riccardo Chailly e Massimo Marsili.

Il primo uno dei più acclamati direttori d’orchestra al mondo, il secondo direttore della Fondazione Puccini di Lucca.

Basso è musicista preparato, ma certamente più avvezzo al pop, visto che in questo momento sulla sua pagina internet si annunciano uno spettacolo sulle musiche di Disney, l’accompagnamento con l’Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana delle date di Marostica dei Pooh  e lo spettacolo, sempre con la stessa compagine orchestrale ed il soprano Claudia Sasso, intitolato ‘Diego Basso plays Queen’ previsto per l’autunno. Certamente spettacoli bellissimi e che attireranno molto pubblico, giustamente, ma  che non possono non stupire i melomani più tradizionalisti.

Federico Puppo, invece è stato Direttore Artistico per un anno all’Arena Verona, occupando poi la stessa carica , dal 2005 al 2008, alla  Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi. Dal 2000 al 2018 è stato Direttore Organizzativo di Teatri S.p.A., società per la gestione del Teatro Comunale e del Teatro Eden di Treviso. Dall’ottobre 2011 a dicembre 2020 fu  Direttore del Teatro Salieri di Legnago e da maggio 2017 è Direttore Artistico della Stagione Concertistica del Teatro Comunale di Monfalcone. Insegna  ‘Organizzazione dello spettacolo’ al Conservatorio ‘di Ferrara .

Due figure che certamente,  pur nella distanza dai professionisti che sostituiscono,  avrebbero potuto provare a svecchiare il Festival ed ad immaginare occasioni interessanti di visibilità per il compositore toscano.

Non possiamo, però, non strabuzzare gli occhi vedendo che nella pagina ufficiale della Biglietteria del Festival Pucciniano di quest’anno ci sono anche, fra un ‘opera e l’altra: il Volo, Loredana Bertè e Tony Hadley.

Probabilmente opportune scelte economiche, utili anche ad abbattere le distanze fra i generi.

Sembra quasi che si cerchino di emulare le serate pop variopinte dell’Arena di Verona, nelle quali l’anfiteatro  è un mero contenitore, una resa  agli interessi economici e televisivi, certo non uno scrigno per il belcanto.

La grande differenza è, però, che in quel caso non sono inserite nella stagione lirica, mentre qui parrebbero parte del percorso pucciniano.

Peccato veniale, si dirà, ampiamente emendato dalla  scelta di aver chiamato il Maestro Pierluigi Pizzi, garanzia di eleganza e coerenza,  a  firmare l’intera stagione .

Al di là di ogni discussione, comunque, va detto che è molto complesso, inserire i dati di Torre del Lago nell’inchiesta, perché molti dei titoli hanno tanti ruoli da affidare. Non i protagonisti, ma i comprimari, che inspiegabilmente  non hanno  ancora un nome.

Oltretutto a Torre del Lago ci sono, proprio nei ruoli secondari, cantanti che si esibiscono da anni con successo e che certamente meriterebbero delle occasioni  più rilevanti. Invece che  metterli in risalto, sembrano essere stati mandati all’angolo, a sottolineare quanto sia complesso vivere cantando, indipendentemente da quanto si è bravi.

Impossibile quindi calcolare per questa manifestazione  la percentuale fra interpreti italiani e stranieri, anche se l’impressione è che le indicazioni del Ministero siano state ampiamente rispettate. 

Per quel che riguarda le agenzie, si nota prima di tutto una distribuzione abbastanza omogenea: sono coinvolte 13 agenzie su 70 ruoli principali . Quella con maggiori contratti è Melos (12), seguita da InArt ed AART music, entrambe con otto. Al quarto posto Prima Fila (6) e poi ben 9 agenzie con 4 contratti.

Una situazione ineditamente positiva per  le parti di maggior rilievo, che rende ancora più stridente la situazione comprimariale.

A Macerata vengono montati tre titoli d’opera: ‘Turandot’, ‘Norma’ e ‘La Boheme’.

I cantanti non italiani sono attorno al 10%, quindi decisamente in linea con le indicazioni del ministro.

Per quel che concerne le agenzie, domina InArt (16), seguito da Ariosi (12) e stagedoor (8).

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Logoteatroterapia

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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