Martedì, 19 Marzo 2024
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Un fragoroso urlo collettivo contro tutte le forme di criminalità organizzata che si leva da un territorio fortemente segnato dalla presenza mafiosa. Per liberarsene, riverberandosi in tutta la Penisola.

Dopo il fulmineo successo dello scorso anno, torna “A Nome Loro – Musiche e voci per le vittime di mafia”, una lunga maratona musicale (e non solo) che il 25 maggio 2024, nello straordinario scenario del Parco Archeologico di Selinunte, Comune di Castelvetrano, in provincia di Trapani, riunirà alcuni dei più importanti protagonisti della musica italiana, oltre a giornalisti, attivisti e familiari di vittime della mafia.

Prodotto dalla neonata associazione “A nome loro” e realizzato con il contributo della Regione Siciliana e di SIAE - Società Italiana degli Autori ed Editori, CGIL, CISL e UIL, Nuovo Imaie, Ebat Trapani, il patrocinio morale della Fondazione Falcone e Libera Sicilia, l’evento ha la direzione artistica di Sade Mangiaracina, è scritto dall’autore Paolo Biamonte e verrà presentato da Francesca Barra, Stefania Renda e Gino Castaldo.

Una seconda edizione che intende ribadire con forza, attraverso la vitalità della musica e la bellezza di un luogo dall’immenso patrimonio archeologico, l’esigenza di tenere alta la guardia rispetto al fenomeno mafioso e mantenere vivo il ricordo delle vittime di mafia. Ma che intende anche valorizzare l’estrema ricchezza artistico-culturale di una terra per troppo tempo identificata esclusivamente con le attività del crimine organizzato, grazie alla costruzione di una relazione fra la produzione culturale locale e quella nazionale e internazionale.

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Recensione della performance Palindroma di Luca Longobardi in scena allo spazio Recherche il 4 febbraio 2024

 

Luca Longobardi è uno di quei bei casi della scena musicale classica contemporanea in cui antico e moderno si incontrano perfettamente. Formatosi presso il Conservatorio di San Pietro a Majella di Napoli, ha poi proseguito il suo percorso di studio dedicandosi alla Composizione e Musica elettronica, volando fino alla Manhattan School of Music di New York City dove ottiene un Bachelor in Piano Performance per poi atterrare all’Università La Sapienza di Roma in occasione di un Dottorato di Ricerca in Restauro digitale dell’Audio. Questo gran tour a cavallo tra due mondi, ma anche tra vecchio e il nuovo secolo, lo ha portato a sviluppare una cifra stilistica personalissima, capace di tradursi in ognuna delle sue creazioni come pianista, compositore e visual artist. 

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Recensione della prima serata del Festival di Sanremo 2024

 

Amadeus, piaccia o non piaccia, è uno che di musica se ne intende essendosi formato in radio e a colpi di conduzione di DeeJay Television e Festivalbar. Non stupisce, dunque, sia riuscito dove tanti prima di lui avevano fallito: creare un interesse trasversale a livello di generazioni intorno al Festival di Sanremo. Che, se è specchio musicale di un Paese, non stupisce pare avere come parola d’ordine dell’edizione 2024 l’omologazione. Lo si capisce a partire dal ritmo e dai cantati dei pezzi portati in gara, specie tra i partecipanti uomini, e finendo con gli stylist che fanno trionfare il bianco a vanvera e il nero soprattutto se sbrilluccicante. Persino quelli che a un primo sguardo osano lo fanno solo in apparenza: come i La Sad che si presentano con un look punk per snocciolare un brano – Autodistruttivo - che per banalità di testi e musica fa rimpiangere gli 883. Almeno i bnqr44 con Governo punk sembrano usciti da un rave party di inizio 2000 e di quello cantano. Ciò capita quando il motivo per cui un artista è sul palco dell’Ariston, promuovere una canzone e se stesso, combacia con una serie di nomi tra gli autori che si ripetono presentazione dopo presentazione: in questo modo l’effetto “già sentito” non riguarda solo il classico “mi ricorda un altro pezzo che fa così” ma persino il brano precedente o successivo. 

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Recensione del concerto ‘Vox Humana’ di Elsa Martin  al teatro Plinio Clabassi di Sedegliano, il 17 dicembre 2023

 

Plinio Clabassi è stato un grande basso. Nato in Friuli, protagonista di spettacoli entrati nella storia della musica del Novecento, spesso accanto a Maria Callas, il suo paese d’origine gli ha intitolato il teatro comunale. Uno spazio prezioso, che è inserito nella rete dell’Ert, ma  che propone anche progetti autonomi.

Fra queste, a chiudere  una serie di iniziative di sensibilizzazione contro il tema
della violenza sulle donne, lo spettacolo di una artista dalle notevoli capacità vocali e dalla personalità luminosa, capace di proporre una serata raffinata ma decisamente complessa ad un pubblico sicuramente non avvezzo a simili offerte e suscitare un entusiasmo che  commuove: Elsa Martin.

Settanta minuti di sperimentazione musicale dura, vera, alle volte spinosa, con una voce capace d’inerpicarsi su note stratosferiche e sprofondare negli abissi un secondo dopo, sola in scena, accompagnandosi con strumentazioni elettroniche, ma anche tradizionali, in cerca di suoni da plasmare, accarezzare, rincorrere, evocare. La richiesta di nessun applauso, per non interrompere la narrazione rende ancora più forte il coinvolgimento della sala, affollata anche se non  completamente occupata.

Il grande tema della serata è la poesia, resa attraverso i  versi di alcune poetesse  e  dalla musica, che ad eccezione di un canto popolare, è firmata dalla  stessa Martin.

L’incontro è aperto dai versi di ‘Giuro’, poesia di Mariangela Gualtieri, declamati con grande intensità dalla cantante, che ha alle spalle anche esperienze teatrali.

Ogni parola, come sarà per tutti i brani, è scavata nei suoi significati più intimi, ma anche esaltata nel suono. I silenzi troneggiano parlanti in una recitazione mai scontata e mai compiaciuta.

In continuità con la fine della poesia parte il primo frammento di quella che di fatto si configurerà come una lunga suite: ‘Ceresars’, sui versi omonimi di Novella Cantarutti, poetessa friulana che  ha saputo raccontare la sua terra con raffinatezza.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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