Uscita su Netflix a ottobre del 2020, La regina degli scacchi è diventata un cult in pochissimo tempo, registrando visualizzazioni record mai fatte prima sulla piattaforma. La miniserie firmata dal colosso dello streaming, in originale The Queen’s Gambit, che è anche il titolo del libro da cui è tratta, è rimasta per settimane al primo posto dei titoli più visti e per mesi nella top ten: stando ai dati diffusi da Netflix, sono 62 milioni le visualizzazioni raggiunte soltanto nel primo mese, che l’hanno fatta diventare la miniserie più guardata di sempre sulla piattaforma. Non solo: il libro omonimo scritto da Walter Tevis quasi quarant’anni fa, nel 1983, ha subito un’impennata clamorosa nelle vendite. Stessa sorte è toccata alle scacchiere, la cui vendita è aumentata del 250%, e ai siti dedicati al gioco degli scacchi, che hanno visto aumentare gli utenti anche di due milioni nel giro di pochi giorni. Ma a cosa è dovuto questo straordinario successo?
Sette episodi, ognuno intitolato con termini tecnici riguardanti le fasi di gioco (Aperture, Mediogioco, Sospensione, Finale) e le mosse (Scambi, Pedoni Doppiati, Forchetta), che a loro volta descrivono le fasi della vita di Elizabeth Harmon, interpretata dalla bravissima Anya Taylor-Joy (The Witch, Emma, Peaky Blinders), che dopo la morte della madre viene mandata in un orfanotrofio, a nove anni. Un racconto di formazione, dunque, in cui lo spettatore si ritrova fin da subito ad empatizzare con una bambina dal destino che sembra inesorabilmente segnato.
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