Recensione della mostra In sogno era una sfera bianca presso Galleria Ceravento di Pescara dal 15 giugno al 9 agosto 2024
C’è tantissima Sicilia nelle opere di Giuseppe Vassallo, pittore palermitano che, dopo i primi studi di scultura, sceglie la pittura per esprimere quell’insostituibile eppure complesso rapporto che esiste tra uomo e natura. Le sue figure statuarie, anche quando non idealizzate, rimandano a un’epoca antica che, però, è solo un’eco di quell’Arcadia idilliaca: è successo qualcosa e i segni sono tutti lì, a volte meno percettibili altre dichiaratamente visibili. La relazione si è incrinata, l’armonia non è più tale: In sogno era una sfera bianca non ha caso è l’opera che dà il titolo alla mostra all’interno della galleria pescarese Ceravento. Un verbo al passato che ben si sposa con creazioni in perfetto equilibrio tra remoto e contemporaneo: corpi in atti sospesi che evocano divinità e miti smascherati nella loro attualità da dettagli che li riportano al nostro tempo e a nuovi interrogativi: che sia un indumento, il taglio di un profilo, il peso di uno sguardo. I quadri di Giuseppe Vassallo, come la terra da cui proviene, sono illuminati da una luce pura le cui ombre finiscono per perturbare: fatto ancora più evidente in opere quali Dai silenzi acuti, Nomos, Il giglio e la portata massima o Le conseguenze di una Chimera (ritratto di Dafni) dove la tela è praticamente divisa in due domini, quello del colore e la sua assenza. Ma la maestria dell’autore è tale da rendere il medesimo effetto persino in tele in bianco e nero quali Se potessi un giorno, tu, l’aria ed io, Tra i preseleni, il più saggio e l’impressionante Custode del tempo (l’epilogo) dove è facile indovinare nel protagonista il signore dell’Isola dei beati. Quanto un simile aggettivo si addica ancora al luogo è la domanda a cui l’osservatore è chiamato a rispondere.
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