Sabato, 27 Luglio 2024
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The Walking Dead: finisce la serie, ma non lo storytelling

Quello degli zombie è sempre stato un genere di grande successo che, da La notte dei morti viventi (1968) alla saga Resident Evil, ha tenuto con il fiato sospeso milioni di appassionati. Ma il piccolo schermo aprì le porte allo “zombie seriale” solo quando nel 2010 andò in onda la prima puntata di The Walking Dead, tratto dal fumetto creato da Robert Kirkman. Le sei puntate della prima stagione furono una scommessa, che venne ripagata da un numero di ascolti così alto da portare subito alla conferma della seconda stagione. 

Certo, non è stato facile mantenere vivo l’interesse del pubblico nell’arco di dodici anni di programmazione. Se nelle prime stagioni il nemico da evitare e sconfiggere sono stati gli zombie, ben presto si è instaurato lo schema del villain da sconfiggere, dal Governatore ad Alfa passando per Negan, un modello  diventato ben presto prevedibile e ridondante. Ma la forza del prodotto è stata quella di trasformarsi, proprio nel momento di maggior pantano, e cambiare la propria narrazione: da racconto dell’avvento dei morti che camminano e terrorizzano tutti al racconto di uomini che con le loro azioni fanno ancora più paura dei morti.

A tenere in piedi il “castello” e consentire un’allungamento del brodo proprio il personaggio di Negan, non solo per le doti attorniati di Jeffrey Dean Morgan che lo interpreta ma anche per l'evoluzione personale del personaggio. Da terribile tiranno, che spacca la testa ad uno dei protagonisti più amati della serie davanti agli amici e alla moglie incinta, a uomo pentito che spera di diventare padre e in cerca di redenzione. È lo scontro fra Negan e Rick Grimes, vero protagonista della serie e grande assente delle ultime stagioni, che ha dato il via a fili narrativi che hanno cambiato la storia del programma. Nell'assenza di Grimes, dovuta a motivazioni personali dell'attore Andrew Lincoln, si sono fondati nuovi scenari che hanno creato da una parte attesa nel pubblico e dall'altra possibilità per gli sceneggiatori.

Il risultato non sono solo 177 episodi, nei quali si passa dai toni cupi e tesi di un mondo postapocalittico, a quelli più tenui di un popolo che tenta di risollevarsi facendo i conti con vera natura degli uomini rimasti in vita, ma la creazione di serie tv parallele che hanno cambiato e cambieranno nei prossimi anni ulteriormente la storia raccontata. Nel 2015 il grande successo di Fear The Walking Dead, nato per mostrare i primi giorni del contagio e che segna nella quarta stagione un punto di svolta quando un personaggio chiave della serie madre entra a far parte dello spin off, ovvero Morgan (Lennie James). Nel 2020 The Walking Dead World Beyond, ambientato dieci anni dopo lo scoppio dell’epidemia zombie e che raccontando la vita di un gruppo di adolescenti svela informazioni sulla Civica Repubblica, l’organizzazione che avrebbe “rapito” proprio Rick Grimes. Ora, dopo l’ultima puntata andata in onda domenica 20 novembre sono già pronte a irrompere sugli schermi altre quattro serie. Tales of the Walking Dead, ogni puntata è dedicata alla storia di un personaggio comparso nella serie e già in onda con il primo episodio dallo scorso lunedì su Disney+. Dead City, che vedrà protagonisti Negan e Maggie (Lauren Cohan), poi una serie dedicata a Daryl Dixon e infine quella più attesa di tutte ovvero Rick e Michonne (Danai Gurira) che andrà a svelare finalmente le sorti di Rick Grimes.

L'ultima puntata di The Walking Dead è andata in onda, ma si tratta di una fine che è solo un’inizio (come ribadito dalla Amc con il trailer The Walking Dead Universe pubblicato un mese fa https://www.youtube.com/watch?v=2862B7VM594) per un universo che con la bellezza di 7 serie tv all’interno dello stesso filone narrativo va a ridisegnare il concetto di serialità. 

 

Enrico Ferdinandi

22 novembre 2022

 

 

 

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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