Giovedì, 05 Dicembre 2024
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L’arte, in ogni sua espressione, può raccontare un periodo storico, un sentimento, una circostanza. E per farlo non deve necessariamente essere figlia dell’attualità. 

Un quadro di Hopper descrive perfettamente l’attesa di oggi, anche se è stato dipinto nei primi anni del Novecento; e probabilmente più di un lettore di Saramago ha pensato, come me, di vivere nel romanzo Cecità quando è esplosa la pandemia. Sono sicura che esempi di questo tipo si trovino anche nella musica e nel cinema. E ovviamente nel teatro. 

Qualche giorno fa, persa nelle mie riflessioni, mi è tornato in mente La Gabbia, lo spettacolo andato in scena al Brancaccino e recensito per La Platea a maggio 2019. La Gabbia, scritto da Massimiliano Frateschi e diretto da Massimiliano Vado, racconta la sospensione spazio-temporale in cui vivono e di cui sono vittime i due protagonisti. Uno spazio fisicamente rappresentato da una gabbia di nylon e fili di ferro, ma inesistente, se non nella mente di Max e Pier. Uno spazio in grado di intrappolarli in un eterno presente, nel quale è difficile immaginare un futuro, così come fare pace con un passato scomodo e amaro. 

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In questo periodo di emergenza La Platea vuole contribuire con il suo psicoterapeuta Simone Marcari. Nasce così la rubrica #inascolto che, con tre appuntamenti settimanali, ha lo scopo di aiutare i nostri lettori ad affrontare al meglio questi giorni in casa, contrastando l'ansia, lo stress e tutte le problematiche che questo duro momento sta portando a tutti noi. 

Se avete domande potete commentare in calce all'articolo, sui nostri social o mandando una mail a redazionelaplatea@gmail.com 

 

 

Presentazione della rubrica #inascolto

 

 

 

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Sono ormai 48 anni che il 27 marzo viene celebrata "La Giornata Mondiale del Teatro", da quando a Vienna, nel 1962, durante il IX congresso mondiale dell’istituto internazionale del teatro, su proposta del regista finlandese Arvi Kivimaa viene istituita questa ricorrenza 

Sin dalla prima edizione, viene richiesto ad una personalità del mondo dell’arte di lanciare un messaggio per celebrare questo giorno.

Il primo di questi messaggi fu affidato alla voce saggia di Jean Cocteau, che in un momento storico delicato, altalenante fra i tragici postumi del conflitto mondiale e la guerra fredda incombente, affida al teatro una missione ambiziosa:

«Le nazioni, grazie a queste Giornate Mondiali di Teatro, alla fine, diventeranno consapevoli del reciproco patrimonio culturale e lavoreranno insieme nella grande impresa della pace».

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Danni per oltre dieci milioni di euro. Quasi diecimila spettacoli rinviati. Piccoli e medi teatri che rischiano il fallimento da qui a fine stagione. Lo scenario che si sta delineando per gli addetti del settore teatro non è di certo il più roseo. È ancora presto per fare previsioni a lungo termine ma i dati che abbiamo ad oggi non sono confortanti. Intanto da una settimana a questa parte i più importanti teatri del nord, fra cui la Scala di Milano il Regio di Parma la Fenice e il Goldoni di Venezia il Teatro Regio di Torino, il Verdi di Padova (nella foto), il Carlo Felice di Genova, il Filarmonico di Verona e il Comunale di Bologna sono chiusi. Per non parlare di tutti i teatri off per i quali la buona riuscita di una stagione, in termini di pubblico, è spesso fondamentale per rimanere vivi.

I primi bilanci parlano chiaro, come ha dichiarato il direttore artistico del Piccolo di Milano, Sergio Escobar che oltre ad aver invocato maggiore razionalità, quindi a non cedere al panico, ha affermato che in questi giorni sono stati “persi” oltre seimila spettatori per un mancato incasso di 92mila euro.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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