Venerdì, 29 Marzo 2024
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A teatro capita spesso, aspettando che il sipario si apra, di ascoltare le conversazioni altrui o di instaurarle. Mi è capitato anche la scorsa settimana. Come al solito ero in largo anticipo, mi sono accomodato ed ho cominciato ad aspettare consapevole che i ritardatari di turno avrebbero diluito ulteriormente l’inizio dello spettacolo.

Per fortuna però affianco a me era seduta una giovane coppia che ben presto ha cominciato a parlare della spesa che avrebbero dovuto fare l’indomani. Yogurt, pane, carta igienica, tovaglioli… tutto molto noioso, finché il dialogo, di colpo, ha accesso il mio interesse. Lei, occhi sbarrati, ha detto: “No! Ci siamo dimenticati di prendere il dispositivo anti-abbandono”.

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Il 5 settembre scorso ci ha lasciato l'attore Federico Palmieri, morto suicida nella sua casa di Roma. Non vogliamo perderci in ipotesi o congetture sul perché del suo gesto ma ci vorremo limitare a fare due cose. La prima ricordarlo come creatore del teatro dei Balbuzienti, del quale era anche insegnante, e l’impegno che aveva dedicato a questa problematica. Difatti aveva scritto e prodotto numerosi spot d'informazione sulla balbuzie, ed aveva anche vinto un premio per la miglior regia nel 2016 con lo spettacolo “Balbetto quando voglio” al Festival Internazionale del Cinema Patologico. In tal modo aveva supportato molte persone che avevano questo suo stesso problema e ricordato quanto il teatro sia in grado di fare bene all'anima ed aiutare, anche fuori dal palco. 

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in questo silenzio che si sta creando dentro di me, mi è venuta la voglia non di capire,

perché sarà assai difficile capirla, ma di intuire cosa possa essere l’eternità.” 

Andrea Camilleri

 

Andrea Camilleri è venuto a mancare nella notte a Roma all'ospedale Santo Spirito di Roma dove era ricoverato da fine giugno. Camilleri è stato un artistica poliedrico dalle mille risorse, uno degli ultimi veri intellettuali: scrittore, sceneggiatore, regista drammaturgo e insegnante di regia all’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio D’Amico. Ha applicato il suo ingegno nell’arte in ogni sua forma, raggiungendo mirabili risultati.

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Qualche settimana fa mi sono imbattuto, consapevolmente, in uno spettacolo di stand up comedy tutto made in Italy. Il teatro era il “Manhattan” di Monti, un gioiellino per chi è cresciuto a pane, microfono e mattonato rosso alle spalle, illuminato da un singolo “occhio di bue” che ti da in pasto al pubblico curioso e sempre un po’ scettico. Lei, Maria Beatrice Alonzi, ha portato una ventata di sfacciata originalità che ha acceso in me la curiosità di approfondire e il gusto di capirne di più. Il suo “Stand up baby” era veloce e frizzante, ironico e diretto, come un treno ad alta velocità che non conosce ritardi e rallentamenti: per questo è così poco italiano.

“Stand up comedy è quando un comico sale sul palco e parla delle sue esperienze personali. È una forma di performance più anglosassone che italiana. La tradizione della Commedia dell’arte italiana ci ha sempre fatto prediligere i personaggi e il tormentone”. Così, nel 2014, il romano Edoardo Ferrario, uno dei più noti stand up comedian italiani, spiegava in maniera lineare questo modo di fare teatro.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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