Qualche settimana fa mi sono imbattuto, consapevolmente, in uno spettacolo di stand up comedy tutto made in Italy. Il teatro era il “Manhattan” di Monti, un gioiellino per chi è cresciuto a pane, microfono e mattonato rosso alle spalle, illuminato da un singolo “occhio di bue” che ti da in pasto al pubblico curioso e sempre un po’ scettico. Lei, Maria Beatrice Alonzi, ha portato una ventata di sfacciata originalità che ha acceso in me la curiosità di approfondire e il gusto di capirne di più. Il suo “Stand up baby” era veloce e frizzante, ironico e diretto, come un treno ad alta velocità che non conosce ritardi e rallentamenti: per questo è così poco italiano.
“Stand up comedy è quando un comico sale sul palco e parla delle sue esperienze personali. È una forma di performance più anglosassone che italiana. La tradizione della Commedia dell’arte italiana ci ha sempre fatto prediligere i personaggi e il tormentone”. Così, nel 2014, il romano Edoardo Ferrario, uno dei più noti stand up comedian italiani, spiegava in maniera lineare questo modo di fare teatro.
Add a comment