Martedì, 16 Aprile 2024
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I neuroni specchio, il crollo dell’empatia e della socializzazione: ecco perché il teatro salverà il mondo

#riflessioni

 

Stare tutta la serata seduti sul divano a fissare lo schermo, piatto, del televisore. Passare ore ed ore a scrollare il telefonino alla ricerca degli aggiornamenti più interessanti postati dai propri contatti. Tenere in mano, fermi come mummie, tablet che portano la nostra cervicale ad assumere una forma sempre più curva.

L’intrattenimento passa sempre di più per un filtro, quello dello schermo, che ci allontana dalle forme del reale. Al contempo aumentano con sempre maggior frequenza persone, ragazzi in particolar modo, con problemi legati all’apprendimento, all’empatia, con difficoltà ad istaurare e mantenere sani rapporti sociali.  A venire meno è la funzionalità dei così detti neuroni specchio, che sono in grado di lavorare sul cervello innescando una vera e propria forma di pre-comunicazione, che precede il linguaggio e che è fondamentale per l’interazione con l'altro.

In pochi sanno che a scoprire i neuroni specchio è stato un italiano, il dott. Giacomo Rizzolatti nel 1992. Considerata una delle scoperte più importanti del secolo passato, tanto che si ipotizza già da tempo il premio Nobel, molti studiosi hanno affermato che i neuroni specchio saranno per la psicologia quello che il DNA è stato per la biologia: un tassello fondamentale che ci distingue dagli altri animali per il modo in cui riusciamo ad utilizzarli.

È grazie ad essi che, guardando il prossimo, possiamo comprenderne gli stati emotivi e che riusciamo a sviluppare il linguaggio verbale, tipico della nostra specie. Da recenti e conclamati studi, come quello condotto in India da  Vilayanur S. Ramachandran, una carenza di neuroni specchio potrebbe essere anche alla base dell’autismo.

Ora vi starete domandando: cosa ci fa un articolo sui neuroni specchio su una rivista dedicata al teatro?

Molto semplice, Giacomo Rizzolati con i suoi studi ha scoperto che  questi particolari neuroni, che si trovano nelle aree celebrali deputate ai movimenti, si attivano quando compiamo dei gesti corporei. Ma non solo, anche quando guardiamo, qualcun altro compiere dei gesti, dei movimenti. Quando osserviamo quello che fanno gli altri possiamo quindi “allenare” i neuroni specchio, nel contempo si attivano quei meccanismi che ci aiutano ad imparare a riconoscere le emozioni di chi ci sta davanti… un po’, se vogliamo fare un esempio, come fanno i bambini piccoli quando osservano gli adulti.

Questa non vuole essere una crociata contro l’intrattenimento derivato da tutto ciò che scorre fra negli schermi dei nostri pc, tablet e telefonini, ma un invito a riflettere su quante ore passiamo ad interagire con persone fisiche e quanto invece ad interagire, più o meno attivamente con altre persone filtrati da uno schermo.

Proprio sullo schermo passa la stragrande maggioranza dell’intrattenimento, dello spettacolo, dell’arte che la nostra società produce. Una grande mole di programmi, film, serie tv, concerti, documentari che però non attivano i nostri neuroni specchio come dovrebbero perché manca la condivisione con qualcuno in carne ed ossa, da osservare, al quale replicare un’azione o un frase. Uno scambio completo in grado di stimolare al massimo i nostri neuroni specchio: per questo motivo il teatro è fondamentale.

Sembra chiaro, alla luce degli studi, facilmente consultabili sulla rete, che i neuroni specchio possono essere attivati o disattivati dai fattori culturali che, noi stessi, ci imponiamo: esiste una cura in grado di riattivare i neuroni che abbiamo spento negli ultimi due decenni? Non sono un dottore ma per le prossime settimane vi prescrivo almeno un paio di spettacoli a teatro e poi, quell’amica/o a cui tenente tanto ma con il quale parlate solo tramite Whatsapp, non pensate che potrebbe emozionarvi di più parlarci dal vivo? Magari andate a teatro insieme per recuperare i neuroni disattivati!

Viviamo in un presente dove lo schermo imprigiona i nostri occhi, ma sono convinto che nel futuro il teatro salverà il Mondo!

 

 

Enrico Ferdinandi

21 febbraio 2019

 

 

 

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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