Sabato, 27 Luglio 2024
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Veronica Pivetti ci parla di ‘Stanno sparando sulla nostra canzone’

Veronica Pivetti è un talento poliedrico, che ama confrontarsi con generi diversi: dalla televisione al doppiaggio, dal cinema al teatro, dalla regia al canto.

Capace di essere credibile quando interpreta una commessa; coinvolgente ed emozionante quando conduce ‘Amore Criminale’; divertente quando regala la sua voce alla strega di ‘Kirikù’ ; intensa quando affronta grandi tematiche sociali come regista, sta per  ritornare, dal 9 all’11 marzo,  nei teatri della rete ERT del Friuli Venezia Giulia  con il suo spettacolo: ‘Stanno sparando sulla nostra canzone’ , portato in scena assieme a   Cristian Ruiz e Brian Boccuni .

 

Lei è artista eclettica: pittrice, attrice, conduttrice, cantante. Artista
multiforme o persona perennemente in viaggio nel mondo delle emozioni? In quale ambito si sente più a suo agio?
Artista è una parola impegnativa, diciamo che bazzico da un bel po’ di tempo un ambiente creativo. Mi piace recitare, scrivere, cantare a teatro e, in gioventù ho disegnato e dipinto, diplomandomi in pittura all’Accademia di Brera.

Amo ciascuna di queste attività. Mi danno grandi soddisfazioni e mi permettono di comunicare in modi differenti. Sono una  persona molto fortunata, lo so.

Negli ultimi anni sembra scoppiato un grande amore fra lei ed il teatro di prosa musicale. Cosa le piace di questo genere così complesso e della fatica di affrontare ogni sera un pubblico diverso?
Cantare a teatro è bellissimo. La musica permette uno scambio emotivo col pubblico ancora più intenso e profondo. E poi è liberatorio, anzi , la musica stessa è sinonimo di libertà.


‘Stanno sparando sulla nostra canzone’ è un lavoro piacevolissimo, che deve molto del suo successo alla bravura dei tre protagonisti, assolutamente coinvolgenti e molto abili nel passaggio da un registro all’altro. Com’è convivere con altre due primedonne?
In compagnia  di primedonne non ce n’è nemmeno una! Ci sono tre attori che amano lo spettacolo che  fanno ogni sera e che desiderano che sia sempre più bello. Fra noi c’è un grande affiatamento, una bellissima intesa.

 

In questi giorni lo spettacolo è inserito nella rete degli spettacoli dell’Ert, che prevede le rappresentazioni in teatri di provincia, di piccole dimensioni. Qual è la differenza fra esibirsi in una piccola sala, da cento, centocinquanta posti, ed un teatro da mille spettatori?
Per quanto riguarda il piacere di andare in scena non c’è alcuna differenza. Poi è ovvio che quando di recita in certi splendidi teatri all’Italiana da tre-quattrocento posti ti si apre il cuore, sono dei veri gioielli architettonici. E a chi non piace il bello? Oltretutto, l’Italia è piena di teatri così, ormai ne ho visti un’infinità.

Ma anche quando affronti certi auditorium da mille, milleduecento posti la soddisfazione è tanta.

Ad ogni modo, è sempre il pubblico che fa la differenza, il teatro può essere magnifico ma se  il pubblico non partecipa, non fa il tifo per te, non c’è bel teatro che tenga.

 

Quale è lo spettacolo del suo cuore e perché?

Lo spettacolo del mio cuore non è uno che ho fatto ma che ho visto molti anni fa a Milano, all’età di sedici anni: ‘Duende’ di e con Lindsay Kemp. Un meraviglioso spettacolo ispirato alla figura di Fedrico Garcia Lorca, un capolavoro assoluto. Mi cambiò la vita.


Programmi futuri?
Sarò in tournée fino a fine aprile con ‘Stanno sparando sulla nostra canzone’ , poi ci sono le quattro serate al Parioli dedicate all’opera lirica e il nuovo libro che uscirà a Natale prossimo.


Chiudiamo con una curiosità: cosa le piacerebbe trovare in una recensione di un suo spettacolo e cosa invece le dà fastidio leggere?
Due cose mi danno fastidio: gli sfondoni grammaticali e le bugie.

Alle bugie sono quasi rassegnata, mi sono vista attribuire affermazioni mai nemmeno sognate tante di quelle volte che ormai ci ho fatto il callo.

Ma gli errori grammaticali mi disturbano un bel po’ perché sembra che non sappia parlare in italiano.

Cosa mi piacerebbe trovare? Assenza  di pregiudizio. Alle volte mi vedo dipinta come l’intervistatore crede che io sia, non come sono realmente.

 

 

 

Gianluca Macovez

2 marzo 2023

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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