Venerdì, 26 Aprile 2024
$ £

Amatissima, di Toni Morrison: una storia da tramandare

Recensione di Amatissima di Toni Morrison, edita in Italia da Frassinelli, un marchio di narrativa letteraria che vanta prestigiosi autori italiani e internazionali, e si distingue per il nuovo e per la qualità letteraria.

 

L’opera indimenticabile di una grande scrittrice che da poco ci ha lasciato, Toni Morrison. Un romanzo intenso, a tratti crudo, che fa veramente percepire cosa siano la schiavitù e la libertà.

Come ha scritto Franca Cavagnoli, curatrice del volume: "si insinua nei meandri del tempo, lasciando scaturire ora qua ora là il non detto, scaglie di ricordi troppo penosi per essere contenuti, dolorosi frammenti di memoria".

Amatissima narra le vicende di Sethe, una giovane donna di colore, che negli anni precedenti alla guerra civile fugge dalla schiavitù scappando a nord. Giunta però a destinazione non riesce ad essere veramente libera, qualcosa la trattiene...forse un fantasma.

Chi è il fantasma che infesta il 124 di Bluestone Road e che ha costretto Howard e Buglar, i due figli maggiori di Sethe, a fuggire da lì? Perché Denver, la figlia minore, terrorizzata com’è dalle visite quotidiane di quella presenza confusionaria, non riesce a socializzare con nessuno? Impossibile cercare di ricostruirsi una vita in questo modo sia per Sethe sia per Denver, nonostante siano fuggite dalla schiavitù. Vani sono anche i tentativi di Paul D, schiavo della piantagione di “Sweet Home” che, innamorato di Sethe, la incoraggia a lasciarsi alle spalle il passato. Ma Paul D ancora non sa il segreto di Sethe, nemmeno lo immagina, al contrario di Denver che sa e a cui tutto appare ancor più immediato e comprensibile quando una sera, rientrando dal carnevale del paese, trova seduta sulle scale una ragazzina che dice di chiamarsi Beloved. Per Denver

è tutto chiaro, per Paul D assolutamente no e tanto meno lo sarà quando strani eventi sovrannaturali lo allontaneranno dalla casa di Sethe e poi Beloved lo obbligherà a fare l’amore con lui che si era addormentato in un capanno. Paul D, a quel punto, è preso dai sensi di colpa e chiede a Sethe di perdonarlo e fare un figlio con lui. La donna appare entusiasta, ma quando la notizia si diffonde in paese a Paul D arrivano strane voci sul conto di Sethe: per la donna è arrivato l’inesorabile momento della verità...

Il libro è nato da un fatto di cronaca che Morrison ha scoperto mentre raccoglieva documenti per l’antologia The Black Block che doveva contenere 300 anni di storia afroamericana. Ha ritrovato un articolo del 1855 che narrava di una schiava fuggita dal Kentucky, Margaret Garner, che quando si rese conto che sarebbe stata nuovamente catturata uccise la propria figlia piccolissima affinchè non diventasse schiava. Non poteva permettere che provasse ciò che aveva provato lei.

 

“Non solo poteva frustare,uccidere o mutilare una persona , ma anche sporcarla. Sporcarla al punto da dimenticare chi si è e non poterci più pensare. E anche se lei e altri erano sopravvissuti e si erano ripresi, non avrebbe mai potuto permettere che accadesse anche ai suoi figli: erano loro la sua parte migliore”.

 

Il romanzo è complesso sia per lo stile e il linguaggio sia per gli scottanti argomenti trattati. Parla di schiavitù, del rapporto madre-figlia, di confini, di libertà.

Dai ricordi dei personaggi emergono le condizioni disumane in cui vivevano gli schiavi, vere è proprie proprietà dei bianchi, che non avevano neanche il diritto di dare un nome e sapere che fine facessero i propri figli. Erano trattati come delle bestie il cui unico scopo era lavorare e far guadagnare i proprietari. Centrale è anche il rapporto tra madre e figlia, un rapporto quasi simbiotico come quello tra Sethe e Beloved o quasi di abbandono come tra Sethe e Denver che ad un certo punto del romanzo è lasciata a se stessa ed è costretta a reagire. I confini sono intesi sia come confini spaziale come gli spazi angusti in cui erano costretti a vivere gli schiavi o il 124 di Bluestoen Road, sia come confini interiori, la linea di demarcazione tra autonomia e assoggettamento, come capacità di riconoscersi e riconoscere gli altri.

La libertà è qualcosa di agognato e non facilmente ottenuto infatti anche dopo essere scappati da i propri padroni i protagonisti stentano ad essere veramente liberi poichè come scrive mirabilmente Toni Morrison: “Liberarsi era una cosa, rivendicare quell’io liberato un’altra.”

L’intreccio narrativo è complesso poichè l’arco temporale è discontinuo, ci sono continui rimandi al passato. Lo stile è ricercato, ricco di metefore e continue ripetizioni. Tutto ciò rende il romanzo non di immediata comprensione ma basta leggerlo con più attenzione per comprenderlo appieno. Data la complessità e la profondità degli argomenti trattati è uno stile che si confà al libro.

Toni Morrison voleva creare un linguaggio diverso, che si addicesse ai neri e proprio per questo utlizza in questo romanzo, come in altri un linguaggio complesso in cui le parole e le frasi hanno spesso un doppio significato. Come quando scrive parlando di Beloved “it was not a story to pass on” che può significare sia non era una storia da tramandare, sia non non era una storia da tralasciare.

Il romanzo, che è stato pubblicato per la prima volta dalla Frassinelli in Italia nel 1988 e successivamente ripubblicato più volte in differenti collane da Sperling&Kupfer, è a nostro parere assolutamente da non perdere.

Non era una storia da tramandare. Così la dimenticarono. Come si fa con un sogno spiacevole durante un sonno penoso.” Toni Morrison

 

 

Debora Fusco

16 settembre 2019

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

Newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter per scoprire gli sconti sugli spettacoli teatrali riservati ai nostri lettori