Sabato, 27 Aprile 2024
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Commedia allo Jovinelli? Biagio Izzo. Parola d’ordine? Voi dite che vi manda Picone…

Recensione dello spettacolo "Di che ti manda Picone" in scena al teatro Ambra Jovinelli dal 23 novembre al 3 dicembre 2017

 

Non chiamatelo sequel: e difatti non lo è! Come anche ha voluto precisare Biagio Izzo, infatti, Dì che ti manda Picone è una creatura nuova, un’opera che cammina su un binario ben definito dal regista (Giuseppe Miale di Mauro), ottimamente posizionato dallo sceneggiatore (Elvio Porta) e, ovviamente, ben oliato e indirizzato da Biagio Izzo, capotreno di un viaggio che tra il comico e il profondo si snoda senza brusche tirate di freno sul palco dell’Ambra Jovinelli.

In scena su quella che ormai è una seconda casa per l’attore campano fino al 3 dicembre, la piece racchiude in sé una storia che parte dalle origini (il rimando sin dal titolo è ovviamente al celebre film di Nanni Loy del 1984, interpretato da Giannini e Sastri) si divincola del tributo importante e si cala in una realtà scenica e narrativa che in fondo, non è poi così diversa rispetto a quella dell’opera cinematografica. Una denuncia sociale? C’è sicuramente nel micro mondo messo in scena da Izzo. Un dramma personale fatto di scelte giuste, sbagliate, doverose o meno? Lo vive, seppur con la leggerezza che lo contraddistingue, il protagonista della storia, quell’Antonio Picone – figlio del “martire del lavoro” che fu – che suo malgrado si ritrova invischiato negli intrecci dell’interesse, dove personale e bene comune si infangano a vicenda, si uniscono, amano e disamorano nel breve volgersi di due atti. Una commedia? Con Izzo in campo è ovviamente una garanzia, un po’ come mettere la mano su quel fuoco che, sul palcoscenico e nell’animo dell’attore, ardono incessantemente.

Izzo, d’altronde, è maestro della risata: una risata nuova che nasce dagli artifizi del verbo, dai giochi funambolici di parole ma anche dai gesti più semplici ed immediati, dalle espressioni dialettali e anche solo da uno sguardo o da un misunderstanding voluto…o forse no. Quel misunderstangin in fondo, è proprio Antonio Picone, messo alle strette da una realtà più grande di lui e portato alla ribalta da un mondo che in fondo lo vuole esattamente così come lui tende a dipingersi: disinteressato. Fondamentale è l’apporto di un’ottima Rocìo Munoz Morales (al suo esordio a teatro) nei panni di Mara, compagna di vita di Antonio dal quale aspetta un bambino e dal quale si aspetta…un uomo. Antonio infatti, si ritroverà a fare i conti prima di tutto con se stesso, immerso nel costante limbo di un ricordo ed un’eredità ingombrante e una realtà troppo invischiata e compromessa per essere ignorata. L’indole di Antonio è ancora quella di un bambino che non vuole assumersi le proprie responsabilità, odia sentirsi dire la verità. Vuole vivere nel suo mondo, ma il destino gli riserva tante sorprese, apparentemente tutte positive che richiedono, però, una presa di posizione, una scelta fin troppo combattuta per uomo come lui che infatti, alla fine, sceglie sì, ma a modo suo.

La presenza di Biagio Izzo all’interno di questo spettacolo, che mescola insieme varie sfaccettature della società italiana (il prete, che rappresenta la casta ecclesiastica, i politici corrotti e il denaro), rende leggera l’ombra amara che potrebbe calare su pièce del genere e grazie alla comicità e la napoletanità che contraddistingue il protagonista si riesce a sorridere e a ridere sulle preoccupazioni, quasi come a dire “se quest’è, tanto vale riderci su”. In sintesi, grazie anche all’apporto della compagnia di esperti attori, tutti made in Campania, della Enfi Teatro, l’opera, nonostante l’eccessiva lunghezza, a tratti, di qualche gag già troppo predisposta per essere a tutti i costi divertente, risulta piacevole e godibilissima. D’altronde, come accennato, Izzo è uomo di spettacolo e sa come far ridere il suo pubblico avendo la giusta dose di esperienza comica che lo pone bene a metà tra una commedia dell’arte, una commedia di genere, un ritratto ironico della società e un “Natale al cinema”.

 

Federico Cirillo

27 novembre 2017

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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