Giovedì, 16 Maggio 2024
$ £

Spaccanapoli Times, di Ruggero Cappuccio: pazzo è chi il pazzo fa

Recensione dello spettacolo Spaccanapoli Times, in scena al teatro San Ferdinando di Napoli dal 4 al 22 novembre 2015

Trovatemi un uomo sano e io lo guarirò

(Carl Gustav Jung)

 

Spaccanapoli Times, in scena al teatro San Ferdinando di Napoli, non è solo uno spettacolo che ambisce a descrivere i cambiamenti della Napoli dei nostri giorni ma anche il confine fra follia e normalità.

In un mondo nel quale essere estroversi è diventata una prassi, un modo d’essere per attrarre l’attenzione e quasi ammazzare il tempo e la noia, come si può capire se si è pazzi o savi? Questo l’interrogativo che ci pone Ruggero Cappuccio, regista, autore e interprete di Giuseppe Acquaviva: scrittore sui generis, che pubblica in anonimato, vive nella stazione centrale, al binario otto e che ha conseguito una laurea in psicologia col solo scopo di meglio indagare i suoi problemi.

Sarà proprio lui a richiamare, nella loro casa nel cuore di Spaccanapoli, i suoi tre fratelli. Romualdo (Giovanni Esposito), Pittore che distrugge i suoi quadri una volta finiti ma che vive per i colori, o meglio nei colori. Sfortunato con le donne è depresso cronico e vive nel ricordo del bel verde che gli ricordava l’ultima delle sue tre mogli, Gaia. 

Gennara (Marina Sorrenti) si è trasferita in Sicilia anni fa per amore, per sposarsi con Vitagliano. Dopo pochi giorni parlava già un dialetto siculo impeccabile. Il marito però, sfortunatamente, è morto e prima del trapasso le ha fatto promettere di non guardare mai più altri uomini. Una promessa che dopo quattro anni di fede assoluta è stata poi sciolta. Ora vede Norberto Boito (Giulio Cancelli) il direttore della Banca Monte dei Paschi di Siena (filiale numero 3 di Palermo) e nel cuore della notte sogna suo marito che la rimprovera per questo. 

Infine c’è Gabriella (Gea Martire), zitella, ma corteggiata. Nonostante i molti pretendenti non si decide a sceglierne uno perché ancora innamorata del suo primo amore.

Giuseppe lì riunisce tutti lì per un semplice motivo: il Dottor Lorenzi (Ciro Damiano) farà presto loro visita per giudicare il loro stato di salute mentale e decidere se rinnovargli o meno la pensione di invalidità. Ma, come detto in precedenza, come è possibile capire se una persona è savia o meno al giorno d'oggi e quale perverso “gioco” è quello in cui il pazzo sa che deve fare il pazzo per esser riconosciuto come tale?

Nell’attesa dell’arrivo del Dottor Lorenzi si innescheranno una serie di divertenti situazioni. In quella casa abbandonata, dove i quattro avevano vissuto la loro infanzia ed adolescenza, non rimane più molto. Solo bottiglie d’acqua che fanno da ornamento alla scena, unica cosa che resiste al tempo e non invecchia, qualche sedia, delle scrivanie e delle sdraie per prender il sole in sala da pranzo. Ma quelle quattro mura sono piene di ricordi. La composizione delle luci, curata da Nadia Giordano và a delimitare gli spazi fisici e mentali entro i quali si muove ogni personaggio, ognuno con i suoi limiti ed i suoi personali fantasmi da allontanare. I quattro fratelli ormai viaggiano su binari differenti, ognuno con il suo orario, tentano di sintonizzarsi tutti sulle stesso coordinate, ma invano.

Il teatro di Ruggero Cappuccio, inizialmente criptico e lento, riesce a ben mescolare tradizione ed innovazione. Col passare dei minuti conquista la platea che si ritrova senza nemmeno rendersene conto all’interno di un dramma buio come la notte. Si tratta del dramma di un Giuseppe Acquaviva, umile sognatore, che alla fine non è riuscito a trovare il modo giusto per stare a questo mondo, che ha visto il delinearsi di una guerra invisibile, fatta di controlli dal web e rate da pagare con scadenza fissa per adeguarsi al resto del mondo. 

Esilarante la scena nella quale si ricrea il terzo atto della Tosca di Giacomo puccini, così come quella del caffé, nella quale Giovanni Esposito, interprete di Romualdo ipotizza le possibili complicazioni derivanti dal chiedere in prestito la macchina del caffè alla vicina di casa.

Spaccanapoli Times, produzione del teatro Stabile di Napoli, viene salutato dal pubblico con applausi convinti e commenti destinati ad animare le conversazioni degli astanti per i giorni futuri. Questo è il buon teatro.

 

Enrico Ferdinandi

9 novembre 2015

 

« …Io sono dell'umore che il Ruggero nostro sia un «cortese» discendente di napoletane ascendenze, di orecchie attente al soffio dei venti che ci recano le volgari sguaiataggini di una Napoli pseudo-melodica neo-avanguardese post-giovanilese modernese, amplificata da piazze plebiscite con sinistri e destri consensi. E grazie a Dio c'è qualche sordo Ruggero amico, che ascolta gli echi di un arcaico presente interiore, compresso dal quotidiano perbene, e ne propone un dissenso aristocratico… »

 

(Roberto De Simone, febbraio 2001, nella presentazione di Edipo a Colono di Ruggero Cappuccio)

 

 

informazioni

 

con Giulio Cancelli, Ruggero Cappuccio, Ciro Damiano, Giovanni Esposito, Gea Martire, Marina Sorrenti

scene Nicola Rubertelli

costumi Carlo Poggioli

aiuto regia e disegno luci Nadia Baldi

letture sonore Marco Betta da “La forza del destino” di Giuseppe Verdi

assistente alle scene Nadia Giordano

assistente ai costumi Maria Carcuro

direttore di scena Marcello Iale

elettricista Angelo Grieco

macchinista Gigi Sabatino

attrezzista Marco Di Napoli

fonico Diego Iacuz

sarta Simona Fraterno

foto di scena Marco Ghidelli

produzione Teatro Stabile Napoli

prima assoluta

 

 

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

Newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter per scoprire gli sconti sugli spettacoli teatrali riservati ai nostri lettori