Lunedì, 29 Aprile 2024
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Urlando urlando - C'è posto per te. La tragicommedia della solitudine contemporanea

Recensione dello spettacolo Urlando urlando - C'è posto per te, in scena a l Teatro Kopó dal 28 al 31 gennaio 2016

 

Urlare per non essere ascoltati...questa sembra essere la filosofia di Donatella che passa da anni la maggior parte del suo tempo (ne parla come fosse un impiego full time) seduta sulla panchina di un parco pubblico, in una metropoli, ad urlare contro le ingiustizie di un Mondo che sembra essere cambiato solo in peggio.

Panchina che paradossalmente è diventata la sua migliore amica e confidente intima (le fa tantissime domande) di paranoie, paure, complessi.
Un giorno però capita di lì per caso Umberto, psicologo disoccupato, scappato dalla provincia per constatare con amarezza che in una metropoli di migliaia di abitanti non si riescono a trovare dieci persone per fare una partita a calcetto.

Umberto è incuriosito da questa donna "urlante" contro tutto e tutti e dalle sue strambe teorie sulla società e così senza arrendersi davanti alle difficoltà cerca di comunicare con Donatella per conoscerla meglio e non per analizzarla e fare esperimenti sulla sua mente come (giustamente) gli urla lei che impaurita da non si sa cosa sta sempre a suo modo sul chi va là.
Un bel giorno però scompaiono sia la panchina sia Umberto e per Donatella, nei quali aveva trovato due punti d'appiglio, più o meno saldi alla realtà, inizia un vero e proprio dramma interiore che si concretizza in una ricerca vera e propria per la città che non sarà altro che una catarsi e uscita dal tunnel che per troppi anni l'aveva resa vittima di stessa.

Ovviamente è una commedia ( intelligente) e quindi ha un lieto fine ma al di là delle situazioni paradossali e dei giochi di parole Urlando urlando - C'è posto per te è l'esemplificazione di una realtà comune e quotidiana che irrompe sul palcoscenico : la storia di una donna che da l'impressione di voler essere sola ma che in realtà come un adolescente urla urla urla non per spaventare ma per attirare l'attenzione su di se (can che abbaia non morde) in attesa che qualcuno (o forse il resto del mondo) la noti con un gran desiderio in cuor suo di conoscere e interagire con gli altri.
E anche se non sembra, tra le righe, le critiche al muro di incomunicabilità alzato sia da internet sia dai social network che restano pur sempre una forma di comunicazione virtuale e non reale c'è ed è palese; perché si possono avere migliaia di amici su facebook, ma non vuol dire per certo che: 1) l'amicizia te l'abbiano chiesta loro e 2) che siano anche tuoi amici nel mondo reale.


Fabio Montemurro
29 gennaio 2016

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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