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La Buona Novella Anno Hominum 2016 – Il Musical. Nulla di buono, a parte le intenzioni

Recensione dello spettacolo La Buona Novella Anno Hominum 2016 – Il Musical al Teatro Ambra alla Garbatella dal 8 marzo al 13 marzo 2016

Sara El Debuch

Maria è una giovane siriana sfuggita miracolosamente agli orrori della guerra e finita in un campo profughi dove gli unici momenti sereni sono quelli passati insieme alle altre donne: in tante condividono tra loro irrealizzabili desideri, nella speranza che quelle famiglie attualmente disperse o segnate dal lutto possano tornare a riunirsi in un futuro migliore.

Tutte hanno un sogno, tranne lei: ha perso ogni cosa e non sa nemmeno in che sperare. Specie in un tempo in cui l’Isis spaccia la brama di potere e violenza come volontà divina e in un luogo dove le donne rimaste senza marito vengono vendute per una pecora o somme ridicole. Il suo destino cambierà quando un ricco falegname, imbattutosi per caso in un vero e proprio mercato di schiave, la riscatta a caro prezzo decidendo di portarla con sé per regalarle una nuova vita all’interno della sua famiglia, trattandola come una figlia piuttosto che come una moglie. Ma le tragedie non finiscono qui: perché la violenza, l’emigrazione, le infinite traversate, le umiliazioni continueranno a seguire Maria e nemmeno la nascita di sua figlia Gesù potrà salvarla da tutto questo.

Com’è facile intuire dalla trama,  La Buona Novella Anno Hominum 2016 – Il Musical è ampiamente ispirato a La Buona Novella di Fabrizio De André, di cui ne rielabora personaggi, testi, vicende e messaggi nel tentativo di mostrarne l’attualità: lo scenario di guerra è tra i più contemporanei, troppi migranti sono protagonisti e vittime di quelle terribili scene di ordinaria disumanità qui brevemente accennate, desolanti sono l’emarginazione e lo sfruttamento a cui sono sottoposti quelli che, infine, riescono a stabilirsi in terra straniera. Il tema è molto delicato e sicuramente l’intenzione è tra le migliori: purtroppo, però,  l’intera opera non possiede alcun requisito per poter affrontare simili questioni come meriterebbero.  I testi di Valter Casini, che firma anche la regia, e Martina Cesaretti danno vita a una trama dai contorni labili, che incespica in continuazione su una sequela incredibile di soluzioni ora superficiali, ora inverosimili, ora sull’orlo del grottesco involontario. La maggior parte degli attori è, evidentemente, non professionista; stesso dicasi per quasi tutti i cantanti e ballerini, le cui intonazioni e coreografie sono spesso imprecise. 

Questo musical è certamente una dichiarazione d’amore verso l’opera di De André e un tentativo di denunciare i tanti orrori di una società contemporanea sempre meno accogliente e vicina ai più poveri e bisognosi. Ma il risultato amatoriale del tutto non dovrebbe uscire dai confini della messa in scena privata, perché per mettere in piedi uno spettacolo teatrale degno di questo nome non basta la buona volontà: ci vuole tanto, tanto altro talento.

 

Cristian Pandolfino

12 marzo 2016

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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