Sabato, 27 Aprile 2024
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Charleville-Mézières seconda giornata al Festival Mondial Des Théâtres Des Marionnettes

#recensione Diario di viaggio dal Festival Mondial Des Théâtres Des Marionnettes

 

GIORNO 2 – Sabato 28 Settembre 2019

Ci si sveglia di buon’ora a Charleville-Mézières e quando le prospettive della giornata preannunciano tanto buon teatro, lo si fa anche molto volentieri. Presto detto e mi ritrovo già per strada, munita di un adeguato equipaggiamento per affrontare un programma niente male: tre spettacoli e tanta esplorazione per i vicoli della città, alla scoperta di quei numerosi, piccoli gioielli preziosi, incastonati lungo il tragitto. 

 

CHIMPANZEE (Nick Lehane)

Un’oscurità che raggela il sangue, che rabbuia i ricordi, che costringe, detiene, incatena tanto la scena quanto la realtà, quella degli spettatori, ancorati alle loro sedie con l’impassibilità di un condannato con una pistola puntata alle tempie.

Sul palco solo un tavolo di gelido acciaio e di glaciale isolamento; attorno ad esso tre artisti di invisibile talento, abilmente devoti alla loro arte e votati alla sola esistenza del proprio personaggio: uno scimpanzé, e forse questo potrebbe indubbiamente dirsi il caso in cui un primate è apparso più vicino che mai all’essere umano. Sì, perché al di là della nostra storia evolutiva, da un punto di vista tecnico, i movimenti, le reazioni, le pose del conturbante animale di legno sono incredibilmente analoghe a quelle di un uomo e un tale realistico effetto è merito di una inappuntabile realizzazione della marionetta così come di un accurato e meticoloso studio anatomico da parte dei tre manovratori, legati simbioticamente tra di loro e in completo servizio del proprio personaggio. La trama si nutre di un avvenimento vero, quello che coinvolse una famiglia americana dei primi del 1900, la quale decise di adottare una femmina di scimpanzé e farla vivere all’interno del proprio nucleo familiare riservandole un trattamento umano. Lo spettacolo indaga sui postumi dell’esperimento, che purtroppo si concluse alcuni anni dopo con la reclusione dell’animale presso la stazione sperimentale sugli antropoidi di Orange Park. Le continue reminiscenze che l’animale rivive dalla propria prigione smussano anche le più spigolose coscienze, mettendo lo spettatore in una condizione di completa e disarmata impreparazione a sostenere il successivo, devastante stronco netto provocato dal ritorno alla deplorabile realtà, fatta di rumori metallici, luci blu e tanto, tanto freddo.

Per informazioni sul lavoro della compagnia consultare il sito: https://www.nick-lehane.com

 

Con un’evidente commozione ancora incastrata negli occhi, cerco di pulire velocemente la mente dalle ultime immagini rimastevi impresse, di modo da potermi dedicare nel giusto modo alla visione dello spettacolo successivo. Nel sostenere l’attesa e cercare – a malincuore – di tornare alla normalità, mi addentro nel cuore di un flusso di persone che procedono rapidamente verso una destinazione a me ignota, che pur mi si rivela dopo poco: davanti allo sguardo mi si mostra un fotogramma d’autore, una cartolina ingiallita dal tempo, che profuma di bucato fresco e lingue diverse. Ci troviamo nella parte off del festival, la parte gitana e rocambolesca, che quasi pare un accampamento colorato di tende e piccoli palchi sui quali, in simultanea, si esibiscono burattinai, acrobati e circensi d’ogni tipo. Mi lascio ammagliare da ogni dettaglio, saziando la mia curiosità in modo decisamente appagante. 

 

INCERTAIN MONSIEUR TOKBAR (Turak Théâtre)

 

“Incertain Monsieur Tokbar” è un viaggio onirico di rivalsa e determinazione, che affronta un passaggio delicato di vita attraverso le meravigliose avventure che una notte come tante può regalare ai più audaci sognatori. Il signor Tokabr è uno di loro, tenace e risoluto, fermamente volenteroso ad opporsi ad una mancanza di significato che pare avere ormai  imbalsamato la sua anziana esistenza. Uno spettacolo che mescola linguaggi diversi, abilmente integrati gli uni con gli altri, generando una piacevole confusione che ben riflette quella vissuta nei deliri notturni del personaggio stesso. Animazioni digitali, maschere, pupazzi e oggetti animati si fondono ad una scenografia sbalorditiva ed imponente, che si erige sul palco come un’aitante barricata che disvela, volta per volta, stratagemmi scenici conturbanti. L’effetto visivo è straniante e quasi sovraumano, tanto da sembrare talvolta persino eccessivo. Uno spettacolo, infatti, che si lascia un po’ troppo prendere la mano, fin quando tutto appare troppo. Ne risente una certa linearità drammaturgica, resa, tra l’altro, complicata da sostenere per un pubblico poco avvezzo alla lingua francese.

Per informazioni sul lavoro della compagnia consultare il sito: http://turaktheatre.canalblog.com

 

Lo spettacolo a seguire mi concede giusto il tempo di una brevissima sosta per rifocillarmi e permettermi un pensiero che, inspiegabilmente, mi rasserena; le vie grondano di gente che sorride; c’è musica nel vento e odore di zucchero caramellato; i genitori tengono i figli sulle spalle, le persone si guardano negli occhi… è bello pensare che il teatro riesca a fare tutto questo! 

 

VOYAGE EN KAMISHIBAI (Les Kamishibaiya Associés)

 

“Voyage en Kamishibai” è una mostra-spettacolo che offre un’interessante immersione didattica all’interno dell’antica arte del Kamishibai. Antesignana dei manga e delle anime giapponesi, questa sorta di “spettacolo teatrale i carta” costituiva, infatti,  una forma di narrazione impiegata dai monaci che utilizzavano gli emakimono per narrare ad un pubblico, principalmente analfabeta, delle storie dotate di insegnamenti morali. La mostra propone un’avvincente ed interattivo tour teatrale tra tavole originali dipinte a mano, animate con appassionante energia da un cantastorie che invita il pubblico ad inabissarsi attraverso le solo figure in storie di samurai, avventure di supereroi, robot, ninja, avventurieri in erba, fanciulle innamorate e drammi familiari. 

 

Dopo una cena che potrebbe forse essere valutata come il primo vero momento della giornata in cui mi sono realmente fermata, mi incammino in direzione dell’ultimo spazio teatrale. Tengo a sottolineare, infatti, che non tutti gli spettacoli presenti nel cartellone dell’FMTM19 si svolgono in teatri veri e propri; molti artisti sono ospitati in musei, scuole, locali pubblici ottimamente predisposti al fine teatrale. Tutta la cittadina è come se avesse preso in carico la tradizione del teatro di figura come propria componente identitaria, contribuendo in ogni possibile misura alla riuscita dell’evento. 

 

R.O.O.M. (Meinhardt & Krauss)

L’ambiente asettico e claustrofobico di “R.O.O.M.”é perpetuo e inibitorio, provocante verso un pubblico al quale non propone mai alcuna variazione di stile. Come fosse una creatura autonoma, viva, è privo di tempo, privo di spazio, ma invaso da un bianco impersonale che sterilizza ogni possibilità di evasione da quella stanza e da quel teatro senza uscite di sicurezza, in cui ogni spettatore si percepisce sin da subito bloccato, incapace di manifestare un qualunque forma di opposizione, di rivolta. Nella camera laboratoriale, che quasi schernisce la protagonista chiusa al suo interno mostrandogli continuamente mappature a regola d’arte di porte e finestre che non aprono mai verso alcuna via di fuga, la memoria è un naufrago impossibilitato a fornire una ragione al perché di quella situazione. La giovane donna è così inerme da non sembrare neppure umana, spogliata della voce persino, automatica nelle sue magre interazioni con i pochi oggetti di cui dispone: un tavolo, una sedia, un bicchiere. Trovandosi così macerato al punto di sfiorare un mimalismo impressionantemente vuoto, lo spettacolo fa tesoro di rifinite minuzie che talvolta a teatro sono piuttosto coperte dal testo e da uno sproloquio invasivo che può capitare reprima il lusso di captare pregiati dettagli; al unque, i suoni e i rumori divengono principale interlocutore di questo muto monologo e la loro presenza, seppur talvolta preoccupante, è almeno qualcosa, una feritoia da cui potrebbe uscire di tutto ma che quantomeno lascia entrare anche un po’ d’aria. 

 

Per informazioni sul lavoro della compagnia consultare il sito: http://www.meinhardt-krauss-feigl.com

 

 

Giuditta Maselli

29 settembre 2019

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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