Venerdì, 29 Marzo 2024
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Gennaro Duccilli porta in scena una visionaria versione del Don Chisciotte di Cervantes

Recensione dello spettacolo Essere Don Chisciotte in scena al Teatro Flaiano dal 21 novembre al 1° dicembre 2019

 

Quando si porta in scena uno spettacolo adattato da un classico della letteratura occidentale che è già ben noto al pubblico, il confronto con versioni precedenti, non solo teatrali ma anche cinematografiche, può diventare un deterrente e molto spesso si rischia di cadere nella retorica non permettendo allo spettatore di cogliere altro messaggio se non quello del testo stesso, senza aggiungere null’altro in più.

Un classico come “Don Chisciotte della Mancha” è sopravvissuto fino ai giorni nostri perché il messaggio di Cervantes, di critica nei confronti della società, urla forte e chiaro dalle pagine del romanzo e dovrebbe essere ugualmente chiaro attraverso la rappresentazione scenica, eppure a volte le avventure dello strampalato Cavaliere dalla Triste Figura restano solo uno sterile racconto fine a sé stesso.

Ecco perché è ancor più da apprezzare l’operazione drammaturgica effettuata dalla compagnia Teatro della Luce e dell’Ombra attraverso il suo regista Gennaro Duccilli, che al pubblico del Teatro Flaiano ha voluto presentare Don Chisciotte nelle inedite vesti di clochard. Insieme al suo Sancho Panza, questo ‘cavaliere’ clochard vive ai margini di una Parigi che non si degna di accorgersi di lui nemmeno quando la fame, il freddo e gli stenti hanno la meglio e davanti alla scena della morte di Don Chisciotte non si può fare a meno di chiedersi cosa significa ‘Essere Don Chisciotte’ ai giorni nostri?

L’antefatto, che funge da introduzione alla storia, sembra voler far indovinare al pubblico la particolarità e l’originalità del tipo di messinscena che si prospetta: il legame tra il racconto di Cervantes e il contesto moderno in cui Duccilli catapulta l’hidalgo è sottile ma ben evidente agli occhi dello spettatore più attento, che non può che apprezzare la delicatezza e la leggiadria con cui man mano viene attirato nell’universo più prettamente donchisciottesco tramite uno stratagemma del tutto inaspettato: da qui hanno inizio le avventure più significative del Don e del suo fido scudiero. Impossibile dare spazio a tutte, per cui nelle quasi due ore di spettacolo, sono state privilegiate le scene cosiddette ‘da strada’, ovvero la scena dell’investitura dell’oste-castellano, quella dei Mulini a vento, la difficile conquista dell’elmo di Mambrino, l’incontro con i commedianti, e ancora la discesa nella grotta di Montesinos, la scena della follia e il duello con il Cavaliere della Bianca Luna: episodi vividi nell’immaginario collettivo ma che sul palco acquistano nuova forma, ironia e a cui gli attori hanno donato una nuova anima.

L’interpretazione del Don Chisciotte è senza macchia tanto che il personaggio sembra cucito su Duccilli in modo superbo, e a lui ben si affianca Maurizio Casté, che ha l’ingrato e difficile compito di impersonare Sancho Panza, la controparte del Don, colui che gli regge il gioco finché può e poi cerca di riportarlo alla realtà quando serve: nell’economia dei ruoli, il rapporto tra i due personaggi resta ben bilanciato e gioca su sguardi, azioni e pensieri che si intuiscono ma restano velati. Il grande lavoro e l’impegno profuso da tutti i membri della compagnia permettono allo spettatore di godersi una rappresentazione dal ritmo scorrevole in cui ben calibrate appaiono le tempistiche dell’azione nonostante i continui cambi di scena, e in cui i personaggi che ruotano intorno ai due protagonisti appaiono ben caratterizzati.

Attraverso questa inedita versione del Don Chisciotte, il pubblico non solo riesce ad apprezzare nuovamente le gesta del Cavaliere di Cervantes ma ha modo di riflettere sul messaggio veicolato da Duccilli e dalla sua compagnia che riconfermano così il successo già ottenuto con ‘Caligola’ e ‘Dr Jekill and Mr Hide’.

 

Diana Della Mura

2 dicembre 2019 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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