Venerdì, 26 Aprile 2024
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Maurizio IV un Pirandello pulp: al Sala Umberto Guidi e Ingrassia tra sacro e profano

Recensione dello spettacolo: Maurizio IV un Pirandello pulp, di Edoardo Erba. Con Gianluca Guidi e Giampiero Ingrassia. Regia di Gianluca Guidi. In scena al Teatro Sala Umberto dal 9 al 25 ottobre 2020

 

Il gioco delle parti ci impone una maschera che, distogliendoci dalla nostra identità, ci plasma sull’aspettativa altrui. Arduo diventa, quindi, riconoscere la nostra anima dietro un velo sociale con cui l’abbiamo coperta e nascosta. Ma sorprendentemente a volte è ancora possibile contattare la nostra essenza dismettendo o invertendo i ruoli a quei personaggi che la vita ci ha assegnato. Tuttavia, quando per vendetta si smette di giocare per tacitare un passato che non vuol passare, brusco sarà il passaggio che dalla perfezione della maschera conduce alla drammatica imperfezione dell’essere umano.  

Maurizio (Gianluca Guidi) è un regista teatrale, almeno così appariva, dai tratti presuntuosi e indisponenti costretto ad interagire con Carmine (Giampiero Ingrassia), uno svampito ed impreparato tecnico delle luci, almeno così ci sembrava, al fine di allestire il capolavoro pirandelliano: “Il gioco delle parti”. Alla nevrotica frenesia e risolutezza con cui Maurizio sollecita la preparazione dell’impianto luci, risponde la scarsa concretezza del tecnico che, conoscendo né lo spettacolo in questione né Pirandello, rimarcherà implicitamente l’incolmabile distanza tra i due mondi e i rispettivi ruoli. Tuttavia, in virtù della sua esperienza di “vita vissuta”, Carmine sarà in grado di cogliere tra le righe del testo un senso inedito più veritiero e “terreno” che anche lo stesso ortodosso regista, dapprima spazientito e scandalizzato, dovrà approvare. Grazie alle brillanti intuizioni del tecnico luci, il copione originale verrà drasticamente rimaneggiato sfiorando l’irriverenza, fino ad ambientare la vicenda in un losco parcheggio di periferia presenziato da zingari. I ruoli lentamente si ribaltano e sorprenderanno Maurizio sempre più esecutore delle direttive registiche del tecnico delle luci. L’abbandono delle loro maschere preconfezionate sembra restituire spontaneità ed umanità a Maurizio, rivitalizzando al contempo lo stesso Carmine, molto più a suo agio in cabina di regia. Succede però che dietro una maschera dismessa, si celi a volte una seconda maschera che nasconderà un volto privato ancora più diverso e distante dal travestimento pubblico.


Una rappresentazione coinvolgente in grado di restituire diverse gradazioni emotive amalgamando sapientemente la materia comica con quella introspettiva e drammatica. L’assoluto livello interpretativo di Guidi e Ingrassia ha restituito alla pièce un’indiscussa credibilità permettendole di sorreggersi su una ritmica costante che, con scambi veloci e improvvisi acuti, ha ulteriormente valorizzato la drammaturgia di Edoardo Erba. Quest’ultima, profonda e densa, brilla per l’armonia con cui l’autore ha saputo maneggiare il nucleo espressivo pirandelliano alternando fedeltà e “tradimento” al maestro. Lo stesso testo, tuttavia, è sembrato forse eccessivamente articolato nei passaggi finali, risolvendosi in troppi sottosignificati di non immediata intellegibilità che hanno rischiato di distogliere lo spettatore e comprimere la fluidità narrativa. Convincente l’intervento registico dello stesso Gianluca Guidi nel cesellare in modo credibile i tratti caratteriali dei due personaggi esaltandone la diversità: maniacalità e velocità espressiva sono le gradazioni del “suo” Maurizio a cui, in una dinamica di opposti, corrisponde un altrettanto “attendibile” Ingrassia compassato e sornione. Evidente il lavoro sulla corporeità: attraverso una costante movimentazione, i due personaggi riempiono efficacemente lo spazio scenico imprimendo ulteriore dinamismo al verbo. Il progetto luci, curato da Carim Di Castro, esprimendosi con una calibrata commistione di chiaroscuri, ben intercetta le molteplici sfumature emotive della vicenda dialogando, fin quasi a confluire, con le suggestive note musicali di Massimiliano Gagliardi. Appropriati i costumi, curati da Francesca Grossi, così come la scenografia volutamente essenziale perchè simulante un palcoscenico in via di allestimento del teatro dove Maurizio, illuso di poter inscenare il suo Pirandello, aspetta il tecnico luci.

Un lavoro di indiscutibile qualità in grado di armonizzare spontaneamente leggerezza, divertimento e spessore ripagando così, in un’uggiosa domenica pomeriggio, l’audacia di un pubblico che sconfigge il Covid andando a teatro. 

 

Simone Marcari 

13 ottobre 2020

 

Informazioni 

Drammaturgia: Edoardo Erba

Musiche: Massimiliano Gagliardi

Costumi: Francesca Grossi

Luci: Carim Di Castro

Regia: Ginluca Guidi

Personaggi

Maurizio: Gianluca Guidi

Carmine: Giampiero Ingrassia

Produzione di Alessandro Longobardi per OTI - Officine Del Teatro Italiano

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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