Venerdì, 19 Aprile 2024
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Taddrarite. Un viaggio segreto made in Sicily, tra memoria e riscatto

Recensione dello spettacolo Taddrarite, di Luana Rondinelli in scena al Teatro Sala Umberto dal 30 novembre al 5 dicembre 2021

 

È notte. Tutto quello che vediamo nell’unica scena dello spettacolo si disfa e si riaggiusta durante una veglia funebre, in una casa siciliana qualsiasi. Maria, Rosa e Franca, tre sorelle, brandiscono un rosario in mano e sfogliano foto del passato per la lapide del de cuius, da cui nasceranno dispute, incomprensioni e rancori. La regista Luana Rondinelli, una delle attrici, introduce al centro della stanza un oggetto diabolico, un tabutu, dove si trova, morto, il marito della sorella minore. Il velo del silenzio, del pudore, delle bugie viene squarciato da un vortice di confessioni e dall’esplosione di segreti troppo a lungo celati, che provocano ancora ferite sulla carne greve. Con pungente ironia le tre straordinarie attrici, Rondinelli, Finocchiaro e Potenza, ci trascinano in un’atmosfera surreale, quasi comica, e interagiscono tra loro con grande maestria e ritmo fino all’alba. Quando c’è molto freddo in Sicilia si dice che passano i taddrariti. Sono le donne costrette ad essere “pipistrelli”, a vivere nel buio, continuando la difficile vita coniugale pur di “non far parlare la gente”.

Un buio che serve a “cummigghiari tutti cosi”, nasconde tutto, chiudendo qualsiasi porta ad ogni speranza. Eppure Franca quella porta la spalanca, spicca come una eroina tragica nel suo bruciante monologo per aver avuto il coraggio di lasciare il marito violento: divorziata, è l’unico personaggio risolto; si staglia come una luce che fa da contraltare al cinismo più assoluto e alla perdita di fiducia nell’amore. Solo parlando delle figlie femmine di ognuna, viste come un segno di riscatto, si riaccende la fiamma del futuro. Uno spettacolo essenziale per mettere a nudo la violenza sulle donne, ma anche la rinascita di queste fimmine, perché “pi cu è vivo a nasciri natra vota c’è sempri tempu”. Non c’è, però, retorica nell’affrontare il tema e nemmeno un protagonista o un antagonista.

La vera protagonista è la Sicilia, colta in quel periodo storico, volutamente indefinito, con le sue dinamiche socio-culturali, le regole del non detto, osservate in ogni suo aspetto. O forse è l’uso della lingua siciliana, non per rivalutare il dialetto, ma per riscoprire vocaboli e con essi il senso e il sentimento che veicolano. L’invenzione letteraria di questa originale sceneggiatura nasce, dunque, dall’esperienza diretta di quella bufera grande che è la realtà della Sicilia: qui le contraddizioni dell’isola vengono snocciolate senza stupore, né tantomeno commiserazione, e sempre con quella vaga sensazione di appartenenza irreale, ai confini del sogno. Rondinelli – che è fedele prosecutrice della linea adottata da Verga, per non dimenticare Vittorini – fa i conti costantemente con la terra d’origine: un ampio discorso narrativo che permette di salvare le parole per salvare i sentimenti che le parole esprimono, per salvare una certa storia, un viaggio segreto. Racconti sul filo della memoria personale che s’intessono su quella storica, manifestando, dunque, quella specifica etica della narrazione che aderisce alla realtà e la traveste di drammaturgia: non abbellendola, sicuramente non alterandola, di certo facendola trasmigrare. Dove? Sta a chi vede lo spettacolo deciderlo.

La Sicilia, s’è già detto ovunque, è più uno status mentale che un luogo, troppo tardi per dipingerla così si crede di conoscerla, troppo presto per svelarne il nuovo volto. La regista realizza, pertanto, sequenze dinamiche che sottolineano l’intimità tragica delle tre protagoniste, come se volesse proteggerle e coccolarle. Così, questa elegia dal sapore antico non è altro che una nuda parola ancestrale, scagliata con ineffabile eleganza: lo spettacolo è bello e importante. Non resta che andare via e poi immaginare, a ogni ritorno, una Sicilia nuova. E alla fine sempre la stessa. Ma il tentativo è necessario e il pubblico lo sa. Ha dimostrato di aver capito – non solo il gergo dello spettacolo – tributando alle attrici un grandissimo applauso finale. 

 

Alessandra Perrone Fodaro

3 dicembre 2021

 

Informazioni

Teatro Sala Umberto

Taddrarite, di Luana Rondinelli 

testo e regia di Luana Rondinelli

con Donatella Finocchiaro, Claudia Potenza, Luana Rondinelli

aiuto regia Silvia Bello

musiche Ottoni Animati e Roberta Prestigiacomo

tecnico luci Alberto Tizzone

costumi Francesca Di Giuliano

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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