Martedì, 23 Aprile 2024
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Ovvi destini di Filippo Gili: come uno specchio, mostra chi siamo

Recensione dello spettacolo Ovvi Destini di Filippo Gili in scena al Teatro Sala Umberto dal 4 al 15 maggio 2022

Quanto siamo disposti a perdere prima di arrivare a vincere? 

La nuova opera drammaturgica firmata e diretta da Filippo Gili ancora una volta, fedele alla sua cifra stilistica, ci introduce a un’intimità familiare su cui pesa qualcosa di profondamente tragico. I suoi lavori sono delle tragedie greche contemporanee, aprono uno squarcio sull’incoerenza e la feroce ironia della condizione umana, sulla parte oscura che si trova in ognuno di noi e che può venir fuori, soprattutto con i legami familiari. 

Nel caso di Ovvi Destini, in scena al teatro Sala Umberto, le protagoniste sono tre sorelle. La minore, Costanza, (Daniela Marra) costretta su una sedia a rotelle, l’altra più realista e accudente, Lucia, (Anna Ferzetti), e la terza, Laura, (Vanessa Scalera) ludopatica che è, tragedia nella tragedia, erosa da un senso di colpa di un segreto nascosto che lo spettatore scopre dall’inizio. Laura, anni prima, decide di arrampicarsi per gioco all’interno di palazzo fatiscente: qui si staccano varie sbarre di ferro e, in un tragico effetto domino, tutto crolla addosso alla sorella minore. Compare un uomo misterioso (Pier Giorgio Bellocchio), che dice di essere testimone dei fatti, e la tormenta con battute e allusioni. Chi è realmente costui che appare come un sinistro “realizzatore di desideri”? Un ricattatore come può apparire all’inizio – o una voce della coscienza giunta ad offrire un’irripetibile possibilità di redenzione? Lo spettatore si chiede: qual è la colpa di Laura? Forse l’essere tornata giovane per qualche istante, recuperando la freschezza e lo spirito di tanti anni prima. 

Molteplici le interpretazioni per questa pièce che gioca su diversi livelli psicologici e metaforici. Tutto si sviluppa su una serie di confini e contrapposizioni: realtà e illusione, speranza e cinismo, vita e morte. Si sentono gli echi di Tarkovskij passando per Buzzati, ma a fare da sfondo allo spettacolo è il tema dell’alea, dei dadi del destino, dei numeri ricorrenti che, come un filo, lega le diverse scene tra loro e conduce lo spettatore a guardarsi dentro. Il gioco ineludibile del destino e delle coincidenze hanno una struttura appena percepibile, entro la quale l’individuo si muove come in un labirinto. Se spesso il destino assume le sembianze di un improvviso castigo, a volte non è solo frutto di scelta, ma ci può essere un groviglio di causa ed effetto.

La scena è semplice e funzionale: una libreria, un divano e altri pochi elementi. L’azione si svolge tutta in un unico interno, di sera, attorno a una tavola da pranzo, elemento ricorrente nelle opere di Gili, intorno a cui ci si incontra e scontra senza esclusione di colpi. Sia nella scrittura che nel registro interpretativo è tutto misurato in modo che anche i fattori più inverosimili riescono a non apparirci poi così tali. Due sorelle chiamate dalla disperazione a credere nell’incredibile. La morte, la sofferenza, gli istinti primordiali e quell’ego che, travalicando la nostra coscienza, ci porta a compiere scelte apparentemente atroci. Anche Paolo Vivaldi, autore della colonna sonora, imprime con maestria note di venatura malinconica che si infrangono davanti ai silenzi e ai frammenti minimalisti. 

Ovvi destini è uno spettacolo d’autore, inizialmente, dall’incedere lento – i lunghi silenzi tra una battuta e l’altra rendono difficile seguire il filo logico dei dialoghi, in contrapposizione alla velocità della recitazione. Tutto questo è, però, solo l’impressione iniziale, man mano si capiscono i rimandi al passato e si sviluppa una bella prova teatrale degli attori, legati da una speciale alchimia, grazie anche alla scrittura ricca di metafore. Tutto trova un forte senso negli ultimi minuti dell’azione, quando, con una breve sequenza di eventi, lo spettatore viene messo di fronte a un colpo di scena che spiega totalmente la natura della rappresentazione e regala a tutti un sorriso amaro e beffardo. 

Il finale è potentissimo, tutto da gustare. Ci racconta come il desiderio più profondo non sempre è quello cosciente, l’inconscio può rivelarsi un feroce dittatore e che il destino, in fondo – come il nome del tacchino nel piatto – non è sempre poi così ovvio.

 

Alessandra Perrone Fodaro

8 maggio 2022

 

Informazioni

Ovvi destini

Teatro Sala Umberto

Drammaturgia e regia di Filippo Gili

con Pier Giorgio Bellocchio, Anna Ferzetti, Daniela Marra e Vanessa Scalera

Scene di Alessandra De Angelis e Giulio Villaggio

Costumi di Paola Marchesin

Disegno luci di Giuseppe Filipponio

Musiche di Paolo Vivaldi

Produzione Altra Scena & Argot Produzioni

In scena dal 4 al 15 maggio 2022

 

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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