Mercoledì, 09 Ottobre 2024
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‘Il Giocatore’ vince la sua partita grazie a Dario Giorgelé

Recensione a ‘Il Giocatore’ di Cherubini al Piccolo Opera Festival

 

Il Piccolo Opera  Festival è giunto alla diciassettesima edizione, sotto la guida di  Gabriele Ribis, baritono in carriera  che in questo caso veste in modo più che adeguato il ruolo di direttore artistico.

Una rassegna che coinvolge più nazioni, che attira pubblico, lo testimonia la serata di cui stiamo scrivendo, dall’Austria e dalla Slovenia e che punta a mettere  in risalto realtà suggestive e poco note, o non quanto meriterebbero, del territorio giuliano.

Proposta coraggiosa, stimolante, che certamente merita sostegno ed attenzioni.

Il cartellone di quest’anno, fra i numerosi spettacoli, prevede gli allestimenti di ‘Le Villi’ di Puccini e di ‘Il Giocatore’ di Cherubini, del quale parliamo in questa recensione.

Composto a quindici anni, è lavoro interessante. Tre quadri, meno di un’ora di durata, è il classico intermezzo: di fatto, un riempitivo fra gli atti del  titolo principale della serata, come d’abitudine nel Settecento, quando il teatro  veniva fruito in modo completamente differente da oggi.

Un uso andato perduto, che da un lato sottolinea, ancora una volta, i cambiamenti  del modo di guardare allo spettacolo nei secoli, dall’altro mette in evidenza come certe iniziative culturali ricercate meriterebbero un approfondimento, una presentazione.

Vero che ormai i convegni sono fuori moda, ma certamente, se non vogliamo che la cultura diventi appannaggio di corriere di arzilli anziani entusiasti, dobbiamo trovare la giusta modalità di semina per appassionare un nuovo pubblico.

Troppo spesso, non mi riferisco al Piccolo Opera Festival che pare essere eroico nella sua tenacia, le istituzioni culturali vivono in funzione del pareggio di bilancio. Ma  il bene primario è coltivare il pubblico del futuro. Certo il presente deve permettere la sopravvivenza, ma se non si lavora per appassionare, spiegare, motivare, coinvolgere, il funerale di teatri e rassegne sarà sempre più vicino.

Tornando allo spettacolo, la replica era prevista alla casa dell’Antica Pieve di Cormons , ma il maltempo che infierisce sull’Italia del Nord ha saggiamente spinto gli organizzatori a spostarsi nel delizioso teatro dello stesso comune.

Questo ha certamente costretto la regista  Elisabetta Gustini a modificare l’assetto dello spettacolo. A lei  va dato il merito di aver saputo riempire il palcoscenico  con una soluzione di grande gradevolezza estetica e di non aver lasciato gli interpreti a loro stessi.

Certo aver spostato la seconda scena al piano della platea deve aver messo un po’ in difficoltà i cantanti, che non vedevano l’ensemble orchestrale del  GO! Bordeeless Orchestra, guidato con leggerezza e competenza dal giovane maestro  Eric Foster, ma questo non ha pregiudicato gli esiti dello spettacolo, che prevedeva la presenza  quasi costante in scena di due figuranti, attente e belle. Alle volte con finalità narrative, come quando danno forma al vizio del gioco; altre volte didascaliche, come quando vestite da  carta da gioco  fanno pensare più a Carroll che Cherubini; altre volte, francamente, decorative, come quando escono alla fine in abiti settecenteschi, dopo che tutta l’opera è stata cantata sostanzialmente in abiti attuali. 

Una scelta , quella dei costumi, non sempre comprensibile, come quando Serpilla è ridotta in povertà ma il suo abbigliamento non cambia di una virgola. Neanche nei gioielli che  continua ad indossare.

Potrebbero sembrare piccolezze, ma questo tipo di rappresentazione funziona se gli interpreti credono a quello che portano in scena e se  della storia si portano in risalto tutte le potenzialità.

In questo caso c’erano spunti coraggiosi, che però non sono stati colti nella  loro interezza : ludopatia, tradimento, compromesso, amore ed utilitarismo, finzione e realtà, miseria economica e povertà sentimentale.

Non si è scelta la via dello spettacolo di rottura, non si è optato per lo spettacolo di tradizione e, registicamente parlando ne è uscito un lavoro sostanzialmente decorativo.

L’esito della serata pesava sui due interpreti.

 Serpilla era Virginia Cattinelli, vincitrice di concorsi importanti, premiata da diversi riconoscimenti e dotata di una  divertente mimica facciale.  La voce in questa occasione, però, aveva un volume esiguo ed anche quando scendeva nelle note basse, dove il colore si faceva più interessante, il suono appariva  poco incisivo. 

Probabilmente la cantante riesce a mettere meglio in evidenza le sue potenzialità in un altro repertorio, nonostante fossero chiari impegno e volontà di garantire la riuscita della serata. Certo la sua interpretazione non faceva emergere il carattere deciso di Serpilla, la sua determinatezza, come è mancato il legame, a nostro parere interessante con Serpina, con la quale le affinità non sono solo onomatopeiche.

Rimane Dario Giorgelè. Di fatto lo spettacolo era sulle spalle e da  autentico primattore ha garantito una convincente riuscita della serata. Una voce solida, senza cedimenti, in una partitura giocata principalmente sul centro. Una gamma di colori  vasta ed appropriata. Una recitazione esuberante ma mai esagerata o sopra le righe ed una padronanza del palcoscenico solida ma non compiaciuta. 

Sempre pronto a fare un passo indietro  per assicurare il giusto spazio alla compagna di palcoscenico, sapeva catturare la platea con lo sguardo, il gesto, oltre che con una prestazione vocale  ampiamente apprezzata dal pubblico.

La solida esperienza nel campo mozartiano è risaltata nei recitativi, mentre i lunghi fiati e la tenuta degli acuti dimostrano ancora una volta le grandi potenzialità di un cantante sicuramente in credito con la carriera, che gli ha permesso di partecipare a grandi spettacoli, ad ottenere successi indiscutibili ma non  di frequentare con  continuità i ruoli di  primo piano che avrebbe meritato.

Come se un comprimario bravo, alle volte bravissimo, non potesse uscire da quella categoria per interpretare altro. Un po’ quello che accadde per tanti anni a Giulietta Simionato.

Merito quindi a Piccolo Opera Festival che ha saputo guardare al di la dello stereotipo e che speriamo riesca a valorizzare altri talenti del territorio, spesso trascurati da fondazioni e teatri.

Per realtà come queste il territorio non deve essere solo una sede, ma una ricchezza, un patrimonio da valorizzare  nei luoghi ed ancor più nelle persone.

Alla fine applausi per tutti, particolarmente  festosi per Foster e Giorgelé.

 

Gianluca Macovez

3 luglio 2024

 

 

informazioni

Luigi Cherubini: Il Giocatore

Virginia Cattinelli Serpilla

Dario Giorgelé Bacocco

Elisabetta Gustini regia

Eric Foster Maestro direttore d’orchestra al cembalo

GO! Borderless Orchestra

 

Nuova produzione del Piccolo Opera Festival

1 e 3 luglio 2024

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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