Recensione dello spettacolo La morte ovvero il pranzo della domenica in scena al Teatro Biblioteca Quarticciolo dal 16 al 17 novembre 2024
Il pranzo della domenica a casa dei genitori è un rituale sacro. Sì, perché cibo e famiglia sono un connubio indissolubile nella nostra tradizione, spesso malvolentieri digerito dai figli, praticato per inerzia o senso del dovere. Infatti, non ci sorprende il contenuto del racconto della protagonista: una donna avanti con l’età alle prese con le sue fragili condizioni fisiche narra di una consueta domenica trascorsa a pranzo a casa dei suoi genitori novantenni. Riconosciamo le dinamiche, i discorsi fin troppo familiari, i gesti reiterati. Il parcheggio perfetto, evitare di arrivare tardi e rigorosamente non oltre le 13.00, il piatto preferito, le novità sui vicini e vecchi conoscenti, il quartiere e la casa d’infanzia e poi quella dell’età adulta insieme ai figli, i necrologi letti sui giornali, le notizie di cronaca o di truffe agli anziani, le disposizioni per i loro funerali.
Il noto duo Balivo/Dammaco porta in scena con grande perizia la parabola collettiva: la morte ineluttabile dei propri genitori, l’inevitabile separazione. La regia di Dammaco è minuziosa: una sorta di scrigno a ritmo costante, paradossalmente un moto fisso, un luogo sospeso in cui la protagonista appare quasi relegata. Lo conferma la scenografia circoscritta al proscenio, spazio ristrettissimo allestito con un tavolo, una sedia e qualche residuo di un pranzo. Un muro trasparente di tende separa il tempo e lo spazio della protagonista; oltre quelle, le luci, che aldiquà arrivano flebili, contribuiscono a cadenzare il motivo della pièce.
Serena Balivo riesce impeccabilmente a consolidare questo moto che custodisce la consuetudine, spesso reclusoria, concessa solo agli affetti più cari; ci regala una performance raffinata e brillante, non unicamente per la sua penetrante mimica. Balivo è capace di restituire quell’intrinseco spasmo malinconico che non si spiega, si può solo riconoscere.
Al contempo non mancano le risate, poiché non è difficile identificarsi nelle dinamiche famigliari narrate nel monologo. Restare vivi nonostante un ritardo di cinque minuti, l’ascensore che se si blocca ad agosto e nessuno viene a salvarti, il portone aperto mille volte per essere sicuri che la figlia sia entrata. In sala gli spettatori ridono, tuttavia stringono i denti. Forse ora iniziano a pensare che l’usuale saluto dalla finestra dopo l’ennesimo pranzo della domenica potrebbe essere l’ultimo.
Caterina Matera
18 novembre 2024
Informazioni
con Serena Balivo
ideazione, drammaturgia e regia Mariano Dammacco
musiche originali Marcello Gori
consulenza spazio e luci Vincent Longuemare
oggetti di scena Andrea Bulgarelli / Falegnameria Scheggia
foto di scena Angelo Maggio
ufficio stampa Maddalena Peluso
produzione Compagnia Diaghilev
con il sostegno di Spazio Franco (Palermo), Casa della Cultura Italo Calvino (Calderara di Reno)