Giovedì, 16 Maggio 2024
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The hard way to understand each other: quando le parole non servono

Recensione dello spettacolo The hard way to understand each other in scena al Tieffe Teatro Menotti il 3 marzo 2017

In un’epoca in cui tutti scrivono sui social - ma pochi sanno farlo realmente e meno ancora leggono - le relazioni, soprattutto quelle reali, sono diventate più complicate. Estrarre di mano uno smartphone quando si è da soli, specie se in mezzo a estranei, è diventato un antidoto automatico all’imbarazzo, alla noia, alla paura di apparire asociali. Uno scenario infinito di incognite che va ad aggiungersi all’innata difficoltà umana di esprimere ciò che si desidera davvero e rivelare i pensieri più autentici, a dispetto dei sempre nuovi mezzi di comunicazione disponibili. La compagnia Teatro Presente vuole indagare tutta questa realtà attraverso uno spettacolo teatrale estremamente poetico e originale perché privo di dialoghi: The hard way to understand each other.

L’ardita scelta di eliminare del tutto le parole non gioca soltanto con il tema dell’incomunicabilità ma riesce a rappresentarlo perfettamente tramite le tante e diversissime situazioni quotidiane messe in scena dai bravissimi Daniele Cavone Felicioni, Gabriele Ciavarra, Clelia Cicero, Julio Dante Greco e Adele Raes. Sul palco, infatti, gli attori non si limitano a narrare una brevissima storiella di fraintendimenti o attese disattese ma ne restituiscono la sensazione senza mai usare la voce o limitarsi al mimo tradizionalmente inteso. Assistiamo, così, a una carrellata di situazioni che vanno dalla psicosi da attentato terroristico alla coppia per cui lo stare insieme è sempre meno complice, dal reprimere la propria sessualità alla volontà di istantanea gratificazione virtuale e fisica: un Hard way to understand each other che non è mai uno sguardo giudicante, semmai un tentativo di manifestare ciò che non si riesce a dire. E lo fa attraverso il corpo di chi, nella carrellata di vicende brevissime, interpreta il protagonista o la sua proiezione più autentica e repressa.
Con questo nuovo spettacolo e dopo i successi riscossi con Il vecchio principe, InDolore, La mite, Orfeo ed Euridice, Teatro Presente si conferma una giovane realtà estremamente interessante ma anche coraggiosa: la sua prima opera senza la direzione di César Brie, infatti, è già stata riconosciuta dal Premio Scintille 2016 e dal Premio Nazionale Giovani Realtà Del Teatro 2016. La regista Adalgisa Vavassori, supportata nella stesura dell’opera dall’intero cast, aiutata nel creare la giusta atmosfera dalle composizioni sonore originali di Gianluca Agostini, dalle scenografie di Stefano Zullo e Hillary Piras e dal fondamentale contributo – già per solo per l’incredibile numero di cambi d’abito necessari a caratterizzare ognuno dei personaggi – della costumista Francesca Ariano, è riuscita nella difficile impresa di andare oltre la parola per raccontare una storia estremamente contemporanea, capace di alternare momenti spassosi a denunce sociali e che riguarda tutti perché ci somiglia.


Cristian Pandolfino

8 marzo 2017

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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