Fa impressione pensare che un testo scritto 130 anni fa possa ancora parlare al contemporaneo, possa raccontare delle questioni che appartengono al nostro vissuto. Può sembrare una banalità, ma è davvero proprio questa la forza dei classici, testi che attraversano il tempo e restano sempre attuali. Miseria e Nobiltà può tranquillamente essere annoverato tra i grandi classici del teatro italiano senza nessun rischio di smentite. Per questa versione 2.0 partiremo dalla drammaturgia originale di Scarpetta senza farci influenzare dalla versione cinematografica di Totò che essendo una trasposizione si prende delle libertà necessarie al diverso linguaggio scenico a cui è destinata.
Il testo di Scarpetta, di suo, è un contenitore pieno zeppo di possibilità, a rileggerlo si trovano dentro cose che erano sfuggite, anche perché - in verità - per alcuni testi classici vince il macrotesto venuto fuori dalle varie messinscena succedutesi nel tempo. Nel rispetto più totale, proveremo a non ispirarci, né tantomeno farci influenzare dalle numerose edizioni di grandi successo di questo meraviglioso testo, per tentare di dare una lettura tutta nostra che sia figlia di un monito Eduardiano cui tenderà il nostro lavoro: «Se un’idea non ha significato e utilità sociale non mi interessa lavorarci sopra. (Giuseppe Miale Di Mauro)
Redazione
12 dicembre 2017
Informazioni
Francesco Procopio, Antonio Grosso in
Miseria e nobiltà
di Eduardo Scarpetta
riscrittura e regia Giuseppe Miale Di Mauro
scene Luigi Ferrigno
costumi Giovanna Napolitano
movimenti coreografici Elisabetta Persia
aiuto regia Andrea Vellotti
luci Luca Palmieri
assistente alla regia Letizia Barbini
audio Fabrizio Cioccolini
orario spettacolo: dal martedì al sabato ore 21,00 la domenica ore 17,00