Venerdì, 19 Aprile 2024
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#LaPlateaconsiglia - Dal teatro alla televisione: Gli Album di Marco Paolini

Io sono antico come un uomo medievale,

nella mia carta c’è la città che conosco di più,

è descritta con minuzia di particolari.

Non è una carta vista dallo spazio come nella rappresentazione convenzionale della geografia scolastica.

È una carta esperienziale con un punto di vista basso basso, anzi è una carta che guardi da più punti di vista contemporaneamente.

Non è la carta di un romanziere,

figura solitaria dell’intellettuale

prototipo di fine millennio.

Io sono un narratore ripeto ciò che apprendo divento ciò che recupero di bocca in bocca.

M. Paolini

Qualora qualcuno non avesse ancora scelto come trascorrere il suo tempo vi suggeriamo di approfondire il “teatro narrazione”. La scelta è ampia, potreste appassionarvi a Marco Baliani, Laura Curino, Ascanio Celestini, Davide Enia e tanti altri. Sul “teatro narrazione” una lettura interessante è La bottega dei narratori a cura di Gerardo Guccini che raccoglie storie, laboratori e metodi degli artisti sopracitati. Oggi vorremmo proporvi Gli Album. Storie di certi italiani di Marco Paolini, il riadattamento televisivo degli originali Album teatrali: Adriatico (regia di Gabriele Vacis), Tiri in porta, Liberi tutti (regia di Gabriele Vacis), Aprile ’74 e 5 e in ultimo Stazioni di transito. Un dettagliato approfondimento di Oliviero Ponte di Pino è disponibile sul webzine “Ateatro” n. 81 (http://www.ateatro.it/webzine/2005/02/09/gli-album-di-marco-paolini-un-dossier/).

La ricca produzione di Paolini spazia dal teatro alla televisione, passando per il cinema e diversi progetti speciali. Il racconto del Vajont 1956/9-10-1963 (l’orazione civile di Marco Paolini e Gabriele Vacis in collaborazione con Gerardo Guccini e Alessandra Ghiglione) merita una menzione. Lo spettacolo teatrale vinse il “Premio Speciale Ubu” nel 1995 per il Teatro Politico e “Premio Idi” nel 1996 per la migliore novità italiana. Con il titolo Vajont. 9 ottobre 1963 fu trasmesso in diretta su Rai2 il 9 ottobre 1997, aggiudicandosi l’Oscar della televisione come miglior programma. 

È grazie all’idea di unire teatro e video che nel 1999 nasce la Jolefilm, fucina di elaborazione e produzione della ricca attività artistica di Paolini. 

Ma chi è Jole? Jole è un ex prostituta che gestisce il bar vicino la stazione, ma soprattutto è il punto di riferimento dei personaggi degli Album. 

Il protagonista di questa narrazione tutta italiana è Nicola (alter ego dell'autore) che  attraverso la sua storia personale si fa eco di memoria collettiva: il passaggio dall'infanzia all'adolescenza giocate tra suore severe e compagni “diversi”, l’oratorio dove nasce la passione per il teatro, le prime sbronze, i primi amori, crisi d’identità e prese di coscienza;  poi il '68 con la politica, il rock, il rugby, i treni e  le manifestazioni; il terremoto che colpì il Friuli nel ‘76, la morte di Enrico Berlinguer, l’America e  sempre il Teatro.

Il progetto televisivo, diviso in episodi andò in onda su Rai3 (ogni giovedì da febbraio 2005 per tre mesi), vide la collaborazione registica di Giuseppe Baresi, Michela Signorini per i testi, Francesco Lupi Timini per il montaggio, Francesco Sansalone e i Mercanti di liquore per le musiche.

Einaudi Stile Libero pubblicò in  due volumi, contenenti testi e dvd, gli episodi tratti dagli spettacoli teatrali e gli inediti: Don Bernardo e Barbino, Capodanno del '69, La Compagnia, Un filo di pensieri, Un mondo perfetto, I 400 folpi, Odor di botte e limoni, Notte d'Agosto del '74, La comune di Gemona, Americhe 1984, La cortina di ferro,  Teatro tenda del popolo; gli speciali estratti dai primi Album teatrali Adriatico e Tiri in porta, Fuoriscena Stazione di Mira Buse e Fuoriscena Teatro di Racalmuto. 

Per restituire semplicità e profondità nei contenuti rispettando tempo e sviluppo della performance dal vivo Paolini e Baresi inserirono le riprese effettuate durante gli spettacoli teatrali, montandole con cura insieme a elaborazioni grafiche, contributi fotografici e musiche originali: treni in corsa, panorami montani, stazioni deserte; poi frammenti, crepe, ombre del passato politico e sociale del nostro paese. Marco Paolini narra un’identità collettiva, racconta di un popolo fortemente legato alla sua terra; con sapienza artigiana, con passione civile celebra la memoria. È un tracciato antropologico, un viaggio rigorosamente in treno, perché Paolini dai treni non è mai sceso. Per lui, figlio di ferroviere, la ferrovia è un cardine. 

È che c’è qualcosa nelle stazioni che le rende diverse una dall’altra, sono le porte della città. Dietro le stazioni ci sono le città, mi piace la gente che abita le città, mi piacciono le facce, dentro le facce c’è un paese che se ti ostini a cercare non è tutto uguale. (La comune di Gemona, episodio televisivo tratto da Stazioni di Transito) 

Stazioni, binari, carrozze e depositi, come quelle locomotive di Pistoia, sono emblemi di intersezioni e contaminazioni; congiunzioni di passato e futuro, rinuncia e rivalsa, esperienza e consapevolezza. La sede del circolo Lucio Battisti è un vagone abbandonato, il bar di Jole è tanto vicino alla stazione che da “Jole il take-away si faceva in treno”.  La zona di transito, lo spazio-tempo in cui sentire il corpo vibrante, in tensione per andare verso  E ininterrotte poetiche geografiche: 

[…] Io so di essere una mappa da leggere e di avere 

in testa una mappa da raccontare

come – come con che parole 

con quali gesti con quale energia 

la mia tecnica personale è dare carne

 e sostanza a quel che decido di raccontare

 estendermi come le carte che sono

 partendo da me per andare verso… […]

                                                                   M. Paolini 

 

 

Caterina Matera

28 marzo 2020

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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