Giovedì, 25 Aprile 2024
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Amiche di Sangue: la sottile linea tra giusto e sbagliato

#recensione del film Amiche di Sangue, regia di Cory Finley

 

Lily e Amanda si rivedono dopo molto tempo ed, entrambe, hanno i propri problemi: la prima è una ragazza molto opportunista che ha un rapporto terribile con il proprio patrigno, Mark. La seconda è depressa, schizofrenica e apatica.

Insieme, di tanto in tanto, guardano film degli anni 30/40 per prendere in giro i modi di recitare di quegli attori, quasi tutti morti, e divertirsi nel constatare quanto la loro recitazione sia effettivamente finta ai loro occhi. Entrambe capiscono che un omicidio sarebbe la soluzione migliore ai loro problemi e designano Mark come vittima del folle gesto.

Il piano, però, ha bisogno di molteplici revisioni e quando le due amiche si rendono conto di non essere in grado di compiere un omicidio, chiedono l’aiuto di Tim, un ragazzo arrestato e, successivamente, rilasciato per spaccio e violenza sessuale. Ma le cose penderanno una piega insolita.

Amiche di Sangue è un film intelligente ed imprevedibile. Esordio alla regia di Cory Finley, il film si sviluppa nell’arco di quattro capitoli: una continua escalation che riesce a regalare grandi emozioni e che va a concludersi in un finale folle inaspettato e, come del resto l’intero film, geniale.

Anzi, forse il finale è stato proprio il frangente migliore del film: ottimo nella realizzazione, buona colonna sonora, regia di un certo spessore e, sostanzialmente, abbiamo lasciato la sala molto divertiti ma con un grande amaro in bocca.

Nonostante presenti pochissimi difetti, il film è veramente divertente ed è retto alla perfezione da Olivia Cooke, reduce da Ready Player One (potete leggere qui la nostra recensione), e dalla grande Anya Taylor-Joy, reduce da due successi planetari come Split e The Witch.

La Cooke, in particolare, regala i momenti migliori del film e risulta molto divertente per la sua espressività ma anche per la spontaneità con cui pronuncia certe frasi in dei momenti molto inopportuni. Proprio questo contrasto ha fatto in modo che il suo personaggio ci rimanesse impresso anche dopo i titoli di coda.

Anya Taylor-Joy, qui molto più bella del solito, è stata un’interprete di altissimo livello ed il suo personaggio, Lily, riesce a lasciare un segno nello spettatore. Nel cast figura, anche, il compianto Anton Yelchin, venuto a mancare due settimane dopo la fine delle riprese. Il suo personaggio è il, già citato, Tim a cui le ragazze chiederanno aiuto.

Ora, facendo un parallelismo tra la sua interpretazione nel film e il genere di personaggi che abbiamo imparato a conoscere nella trilogia reboot di Star Trek e Terminator Salvation, egli non è un ragazzo umile e dolce o votato al sacrificio ma un personaggio tanto cattivo quanto stupido che forma un ottimo trio di interpretazioni con la freddezza del personaggio della Cooke e l’opportunismo del personaggio interpretato dalla Taylor-Joy.

Parliamo, adesso di Mark, il patrigno di Lily nonché l’obbiettivo dell’omicidio. Anche lui è un personaggio inaspettato. Nel film lo presentano in modo tale da detestarlo fin dal primo istante in cui lo si vede su schermo. È antipatico, prepotente, sgarbato e, non è nuovo a degli scatti di ira e glaciale insensibilità verso Lily.

Eppure, bisogna ammetterlo, nel film non c’è un personaggio che sia effettivamente dimenticabile o a cui lo spettatore non si affeziona, nel bene o nel male. Forse, a rispondere a queste caratteristiche, potrebbe essere il personaggio della madre di Lily perché viene messa in secondo piano dagli altri membri del cast.

Per ultimo, ma non meno importante, la regia ci è piaciuta molto. Si tratta di uno di quei rari casi in cui un esordiente gira un film davvero bello, con delle idee molto chiare su come dirigerlo e questo fattore rappresenta, senza dubbio, il più grande merito del film.

Gli unici difetti di del film di Cory Finley sono, in primis, una sceneggiatura non sempre chiara e in secondo luogo alcune dinamiche, che non vi diremo poiché potrebbero rappresentare uno spoiler, sono state, a nostro parere, troppo affrettate. Siamo rimasti, poi, perplessi in merito all’inizio del film perché la prima scena sembra totalmente sconnessa dal resto.

Il vero problema è che viene spiegata dopo quaranta minuti e non si capisce quale effettiva risonanza abbia all’interno della vicenda. Persino nel finale viene accennata ma, anche lì, non è presente una spiegazione esauriente del perché sia avvenuta.

A conti fatti, “Amiche di Sangue” è un film che merita di essere visto e dura un’ora e mezza di cui non si percepisce lontanamente il peso. Una produzione di alto livello in cui la sottile linea tra bene e male, tra giusto e sbagliato, tra lecito ed immorale viene sempre meno.

Nonostante la sceneggiatura non sia perfetta, e siano presenti delle ingenuità comprensibili per un esordiente, sembra che Cory Finley abbia le idee ben chiare su come dirigere un film intrattenendo il pubblico e facendolo anche riflettere.

Noi siamo andati a vedere il film basandoci solamente sul trailer e sui nomi che compongono il cast. Pensavamo che fosse un film dimenticabile e, invece, è stata una grande sorpresa.

Dategli una chance.

 

VOTO 8-

 

Nicolò Ferdinandi

9 agosto 2018

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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