Venerdì, 26 Aprile 2024
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"Manco l'ovaiola" e "La stanza delle donne". Due atti unici di Gabriella Schina

#libri

Gabriella Schina presenta i due atti unici editi da ChiPiùNeArt Edizioni all’interno della collana teatrale "Le nebulose“

Come arriva alla drammaturgia teatrale Gabriella Schina?

Arrivo alla drammaturgia teatrale dalla tradizione, dai racconti della nonna. Mi raccontava delle storie incredibili, che io "vedevo". Ero piccola e non sapevo mai se erano storie vere o inventate e le chiedevo sempre: "Nonna ma è vero?". Quando avevo quattro anni mi ha consentito di scrivere sulla lavagna di legno in cucina. Ero l'unica a cui era permesso, lei cancellava ed io scrivevo. E' stata una grande narratrice che ha fatto nascere in me la "potenza dell'immaginazione" e da lì il desiderio di far prendere vita a quelle figure che mi hanno accompagnata tutta la vita. 

 

L'atto unico Manco l'Ovaiola è un tributo all'attore e commediografo napoletano Raffaele Viviani e sua nonna che rivive nella figura di Zia Mariuccia. Perché in particolare questi due punti di riferimento e che ruolo gioca la figura (ormai scomparsa) dell'Ovaiola?

Viviani è stato un Maestro mentre La Nonna è stata la mia fonte primaria di vitalità e che con l'arrivo della modernità è talmente diffidente che non vuole più far entrare dentro casa neanche l'Ovaiola. Le Oviaole erano queste donne che venivano dalla campagna fuori Roma, e casa per casa, portavano le uova, il formaggio...

 

La tematica trattata ne La stanza delle donne, la storia di S una sopravvissuta alla guerra serbo bosniaca esule a Stoccolma, è molto dura, d'impatto. Cosa ti ha spinto a farne materia per una drammaturgia?

Mi ha spinto la rabbia dovuta alla constatazione che non c'è guerra che non usi il corpo della donna e poi l'aver scoperto che "la stanza" in questione è stata successivamente utilizzata dalla NATO.
Era però anche il periodo della morte di mia madre e mi rendevo conto di come ci mettessi anche tutto il dolore di quella perdita, che rivive nelle parole della protagonista.
Penso che non si possa scrivere di un sentimento che non si conosca profondamente.

Paradossalmente quando l'ho scritto avevo nell'animo Eduardo De Filippo, era come sentire la voce di quest'uomo e vedere le figure muoversi sulla scena.
Si tratta di storie vere prese dai documenti avuti da Slavenka Drakulić, un'attivista femminista croata che ha fatto dei reportage e scritto un testo proprio su questi terribili accadimenti.


S vive in un lungo flashback che ripercorre la prigionia, la stanza degli orrori, lo stupro...la nascita del figlio. Un evento che dovrebbe essere bello per una donna, in questo caso è paradossalmente doloroso perchè frutto dell'orrore. L'amore per la vita che torna a nascere può davvero spezzare le catene dell'odio?

Assolutamente. S deve scegliere tra la Vita e la Morte e poi deve fare un‘ulteriore scelta, molto più importante: scegliere, dopo che lei, per caso, si è ritrovata questo bambino (pensate che venivano strozzati col fazzoletto dalle nonne) tra la Verità e la Menzogna. Un figlio adottato non puoi dire che sia un figlio dello stupro, gli si inventa un padre. S sceglie la Verità che la renderà libera.

 

Concludendo, La stanza delle donne è andato già in scena, pensi prenderà mai vita sul palco anche Manco l'Ovaiola?

Non ho dubbi che anche Manco l'Ovaiola andrà in scena (sorride)

 


Fabio Montemurro
25 febbraio 2016

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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