Venerdì, 29 Marzo 2024
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Antonio Folletto: “L’amore non si può etichettare, le cose che non sappiamo spiegare spesso sono le più potenti”

Parla ai nostri microfoni il Romeo innamorato dell’amore nello spettacolo Romeo e Giulietta di Andrea Baracco in scena al teatro Eliseo dal 14 febbraio al 3 marzo 2017

In una intervista su IoDonna hai dichiarato che il “tuo” Romeo lo hai conquistato a suon di provini cercando di spiegare ad Andrea (Baracco, il regista n.d.r.) e Alessandro (Preziosi) chi fosse, ai tuoi occhi, Romeo Montecchi. Spieghi anche a noi chi è Romeo Montecchi?

Io ho fatto due provini belli tosti, non tanto per il provino in sé e per sé ma perché Andrea mi disse questo: “Shakespeare ci presenta Romeo perdutamente innamorato di Rosalina ma che, comunque, non ci fa mai vedere. Romeo è disposto a morire per lei, infatti si perde in una serie di elucubrazioni sciorinando fiumi di parole con Benvolio, poi vede Giulietta alla festa e improvvisamente dimentica Rosalina.

Come te la spieghi questa cosa?” Può sembrare una domanda un po’ strana di primo acchito, però credo che non lo sia perché penso che è in questo che è nascosta la chiave del personaggio. Romeo ha sedici anni quando incontra Giulietta, ha un vero e proprio colpo di fulmine, una tempesta ormonale, se così vogliamo definirla. Con Andrea abbiamo cercato di “resettare” il personaggio, spogliandolo di ogni fronzolo per andare a fondo di questa sua totale irrazionalità. Mi piace pensare che Romeo è innamorato dell’amore, però se glielo chiedi lui dice di no, dice che è innamorato di Giulietta. È un po’ come quella sensazione che uno crede sempre che l’ultima persona di cui è innamorato sia sempre l’ultima della sua vita, e questo è quello che, secondo me, accompagna Romeo, la sua persona, il suo temperamento; spesso, infatti, ci siamo chiesti chi è che ama di più tra Romeo e Giulietta. In più penso che in questo testo ci sia un enorme atto di violenza, una ragazza che chiede ad un ragazzo “Cambia il tuo nome e io sarò tua”. È una violenza chiedere all’altro di modificarsi per essere accettato. 

 

Quanto ti ci ritrovi in Romeo?

Beh, spesso anch’io faccio un po’ di cose senza pensare. Romeo ne fa tantissime, anzi le fa quasi tutte salvo alla fine, no anzi anche alla fine. Sono cose dettate dall’impulsività, da quello che ha dentro, è un irresponsabile che, nonostante tutto, non giudicherei proprio tale. In questa storia il tempo è fondamentale: abbiamo solo quattro giorni. Shakespeare fa incontrare Romeo e Giulietta solo quattro volte in quattro scene, e muoiono altrettante quattro persone; questo quasi a voler significare che ne deve valere la pena, non si può etichettare l’amore, sono impulsi, cose che uno non riesce a trattenere. Spesso cose che non sappiamo spiegare o incasellare sono quelle più potenti perché ci mancano le parole. Molte volte leggendo Shakespeare, leggendo Romeo e Giulietta, a me mancano le parole.

 

Cos’è che più ti piace di questo dramma di Shakespeare? Perché hai voluto così fortemente la parte?

Prima di tutto l’esperienza di poter fare un viaggio così bello con Andrea Baracco e con una produzione molto importante e serissima, che lavora bene e mette noi attori in condizione di lavorare bene, poi sapevo chi avrebbe fatto parte del cast, a parte Lucia e Alessandro (che non solo veste i panni di Mercuzio in questo spettacolo ma è anche produttore), senza tralasciare che ho ritrovato molti dei miei compagni e quello è stato un valore aggiunto, anche perché tutto lo spettacolo si basa sulle relazioni umane. Penso, ad esempio, a ciò che scatena Frate Lorenzo in Romeo, quello che scatena la Balia in Giulietta; sono personaggi potentissimi quei due, spesso uno non li inquadra bene, invece io credo che le persone guardando lo spettacolo se ne rendono conto, al di là degli attori che sono straordinari (Gabriele Portoghese nei panni di Frate Lorenzo ed Elisa Di Eusanio in quelli della Balia) ma, appunto, dicevo il fascino e l’opportunità di fare un viaggio così bello. E poi c’è l’entusiasmo e la responsabilità di affrontare il personaggio di Romeo. 

 

Esistono ancora uomini/ragazzi che sanno amare incondizionatamente come Romeo, senza vergogna, gelosia, tradimenti o sospetti?

Ci sono tremila domande dentro questa domanda… (ride, n.d.r.). Mi auguro di sì e sono sicuro di sì perché non riesco ad immaginare altrimenti, magari proprio come Romeo no, perché Romeo fa delle cose assurde, anche se la cosa più bella che fa Shakespeare è di mettere questi due enormi personaggi al centro della storia e comunque scalfire sempre e solo loro due per via di tutto quello che viene loro provocato, così comincia questa corsa senza fine l’uno verso l’altro e l’uno contro l’altro… Ѐ chiaro che quello che succede al giorno d’oggi e i numerosi fatti di cronaca nera che leggiamo sui giornali sono casi estremi, purtroppo in questi casi la mente umana è imprevedibile, dico purtroppo perché in alcuni casi è bello che l’essere umano sia imprevedibile.

 

C’è un altro protagonista che s’aggira sul palco in maniera indisturbata e velata: la morte. Se la prende soprattutto con i giovani, con l’amore, con la gioia di vivere (che nello spettacolo è incarnata in Mercuzio). Ti sei mai chiesto perché?

Mi faccio spesso tante domande sulla morte e non mi so dare una risposta. Però riguardo a Romeo e Giulietta credo sia una reazione a catena di tutti gli eventi, la tragedia vera e propria ha origine solo con la morte di Mercuzio. Se Shakespeare non lo avesse fatto morire non esisterebbe Romeo e Giulietta, sarebbero semplicemente due ragazzi che si sono innamorati, si sono visti per la prima volta e sono impazziti l’uno per l’altra, tutto qua; invece un evento così forte innesca altri meccanismi ancora più potenti, e quindi in questo caso la morte se la gioca all’ultimo sangue con l’amore se vogliamo.

 

L’uomo è artefice del proprio destino o è già tutto scritto?

Eh, qui Carla mi diventi Marzullo però… (ride, n.d.r.). Credo che… (ci pensa un po’ su poi ride di nuovo, n.d.r.) non lo so, ci sono momenti in cui mi verrebbe da dire che è tutto scritto e invece altri momenti in cui mi viene da pensare che è impossibile che noi non possiamo fare niente. Veramente qua non ti so dare una risposta, non lo so. 

 

Qual è la scena più bella che ti è piaciuta recitare?

Eh… ce ne sono tante di scene belle, di scene potenti… tantissime… forse la scena finale dello spettacolo, nonostante tutti sappiano come va a finire Romeo e Giulietta il regalo che ha fatto il nostro regista a tutti noi. Cioè, più che recitare io e Lucia mi è piaciuto il regalo che Andrea Baracco ha offerto allo spettacolo.

 

Com’è nata la tua voglia di diventare attore?

In modo molto superficiale, solamente guardando film che mi piacevano. Diciamo che quando ti piace tanto una cosa ne vuoi far parte anche tu. Poi la differenza più concreta è iniziata quando sono stato preso in accademia e ho capito che è un mestiere fatto di sacrifici e di tante altre cose.

 

Come vedi il futuro dei giovani nello spettacolo?

Non saprei perché non ho la palla di vetro, però sicuramente io ho fiducia ecco, quindi credo che ci voglia la passione e la voglia di fare bene. E poi ci vuole tantissima fortuna.

 

Qual è il tuo luogo del cuore? Non necessariamente una città… 

Il mare. Non saprei dire perché, ci sono delle sensazioni di felicità. 

 

 

Costanza Carla Iannacone

Gabriele Isetto

25 febbraio 2017

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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