Recensione del live all'Auditorium Parco della musica il 28 marzo 2015
Giovanni Guidi: pianoforte
Thomas Morgan: contrabbasso
João Lobo: batteria
Un inizio disteso,atmosfere flou...poi d'improvviso un crescendo ascendente e si fa sempre più concreto l'incubo notturno della metropoli moderna illuminata dalle luci al neon e fatta di ritmi di vita ancor più frenetici del giorno.
Alla fine di questa folle corsa, in un dedalo di incroci e rettilinei, la nevrosi cede il passo alla malinconia, una sorta di spleen che predispone il pubblico in sala a una dimensione sonora più intima e profondamente poetica.
Le note inizino ad entrarti dentro,senti che la melodia ti pervade e ti accorgi che con invisibili dita cerca di andare a toccare certe tue corde interiori per farle vibrare come quelle del pianoforte e del contrabbasso.
Da qui inizia un alternarsi di momenti sognanti, che ricordano la musica impressionista, e schegge di improvvisazione più propriamente free, fatte di ritimi a momenti serrati che solo per brevi momenti eufemisticamente si distendono, dove pianoforte e contrabbasso fanno da padroni lasciando alla batteria quel minimo di rifinitura dell'ambiente sonoro realizzata con pochi e labili ma significativi tocchi di colore.
La trama sonoro si dipana a ritmo variabile muovendosi lungo zone più fitte, dove le dita di Giovanni Guidi si muovono veloci sui tasti come su un telaio, liberando dal pianoforte un susseguirsi di note e accordi che vanno ad intessere il tema portante sostenuto dalla sessione ritmica del contrabbasso di Thomas Morgan e della batteria João Lobo che lavora su un range di frequenza fatto di dettagli sonori a volte impercettibili eppure fondamentali nella costruzione della struttura del pezzo che si sta ascoltando, e zone meno fitte dove il pianoforte si fa più languido, le dita sulla tastiera si rilassano; in questi momenti gli scambi di fraseggio col contrabbasso sono più frequenti e la batteria torna a ricoprire la sua funzione ritmica facendo sentire maggiormente la sua presenza.
Un entrare ed uscire dall'ultimo lavoro in studio, "This is the day", intervallato da un paio di piacevoli standards.
Un live in bilico tra esecuzione ed improvvisazione, che non lascia alcun dubbio sulla validità del Trio e sul feeling tra i tre jazzisti.
Fabio Montemurro
31 marzo 2015