Sabato, 20 Aprile 2024
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Fuga dall'Italia: colpa della crisi o mancanza di patriottismo?

Se ne parla praticamente tutti i giorni, sempre più italiani, sopratutto i giovani, hanno un nuovo sogno nel cassetto: andare via dall'Italia. 

Se provi a domandare il perché le risposte sono molteplici, ma tutte accomunate dallo stesso denominatore: la crisi e la conseguente mancanza della prospettiva di un futuro sereno.

Sembrano mancare nel nostro Paese quelle basi che permettono ad un individuo di rendersi indipendente e metter su famiglia. Dopo mesi e mesi di discussi sul tema, con conoscenti e non, mi è però venuto in mente: possibile che sia solo colpa della crisi?

 

Così ho pensato a come anche le altre nazioni europee stanno affrontando il momento di crisi, e subito ho potuto constatare che la nostra mentalità è unica. C'è un qualcosa che manca, una vera e propria mancanza. Una mancanza data da un'unità d'Italia la cui storia è ancora breve (ancora oggi non si può parlare veramente di unità forse), da un livello culturale della popolazione che sta tornando a livelli bassissimi (con la differenza che l'ignoranza di mezzo secolo fa era molto più saggia, meno cafona e più genuina di quella attuale) e dalla mancanza di istituzioni in grado di rendere i giusti servizi al suo popolo.

In poche parole la mancanza di cui parlo è quella di patriottismo. Non siamo patriottici. Diciamo, è così. Un esempio? Non serve andare poi così lontano, prediamo i nostri 'cugini' francesi. Nonostante tutto, un francese (medio) non si sognerebbe mai di parlare male della sua nazione o promuovere un esodo di massa verso lidi più proficui e sicuri. Un francese difende la sua cultura (tanto che nella loro lingua c'è un rifiuto categorico di parole straniere) ed è parte attiva della vita sociale e politica della sua nazione. In Italia ci siamo invece sempre più abituati ad avere due categorie principali di cittadini e politici. Da una parte quelli menefreghisti, che pensano solo al loro tornaconto (figli per lo più degli anni '70 ed '80 e vera causa dell'attuale crisi), dall'altra i 'vocioni', ovvero quelli che, uno su tutti Beppe Grillo, parlano, gridano, danno sfoggio di grandi dote oratorie ma poi alla fine: tutto fumo e niente arrosto!

È per questo motivo che l'altro giorno, mentre ero al bar a prendere un caffè, ascoltando un 17enne che diceva al suo amico che il suo sogno era quello 'd'annà via de qua, che tanto nun ce sta niente da fa', ho pensato: 'Cosa vuol dire essere italiani?'.

Essere italiani vuol dire essere figli di una terra dalla bellezze artistiche e naturalistiche uniche al mondo. Vuol dire essere discendenti di uomini che hanno, con le loro azioni ed i loro pensieri, cambiato il mondo. Essere italiani vuol dire essere invidiati ed emulati (purtroppo non ce ne rendiamo abbastanza conto) da tutto il mondo per quell'italian style e quella creatività che ha da sempre contraddistinto questa terra.

Lancio allora un appello: Siate patriottici! Vivete in una delle nazioni più belle del mondo ed anche se attualmente le cose non vanno bene la soluzione non è 'fuggire' ma lottare per migliorare le cose.

Patriottismo d'altronde, lo dice anche l'enciclopedia Treccani, è 'l’impegno profuso, su molteplici piani (politico, militare, intellettuale, ecc.) in nome della patria, per l’affermazione, la difesa o l’accrescimento dei valori che essa esprime': cosa stiamo aspettando?!

 

Enrico Ferdinandi

19 febbraio 2014

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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